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Indignados y payasos

di Gabriele Adinolfi - 16/10/2011

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altMa sono soprattutto fauna da circo

Ballerini, suonatori e incappucciati.
A differenza di Usa e Cina, dove alcuni dei loro omologhi perlomeno hanno messo in discussione teorica il sistema imperante, questa è gente che non ha davvero niente da dire. Si limita ad esprimere l'acidità infelice  e il livore vigliacco tipici della cultura odierna da associazione consumatori. Del resto è quanto che hanno  insegnato loro in questa società post-terminale della decadenza borghese, caratterizzata dal fumo vietato, dall'alcool demonizzato, dal sesso senza eros e dalla raccolta differenziata.
Sicché hanno giocato proprio i giochi che hanno appreso da chi glieli ha insegnati, li hanno giocati con la mentalità cui sono stati ammaestrati, ed è così che hanno interpretato  i propri ruoli nel reality-show del sabato.
Alcuni giocatori di ruolo hanno scelto di apparire duri e di recitare al blocco nero ma va detto che persino come teppisti hanno inciso poco. Anche se, ovviamente, quel poco poteva portare a conseguenze tragiche che  non ci sono state. Conseguenze tragiche e ipotetiche su cui insiste la media-band, ma nonostante ciò appare lampante che negli anni settanta persino le  gesta più ardite di ieri avrebbero ricevuto per reazione un annoiato sbadiglio.
E senza la buffonaggine delle televisioni che ne han fatto un caso drammatico, persino ora della loro commedia indignata  ne avrebbe parlato solo  la cronaca cittadina dell'indomani.
Perché è stata tutta una gran buffonta. Al punto che mentre alcuni giocavano ai duri,  altri isterici, ovviamente indignati, imploravano invece la polizia di togliere di torno i loro compagni barnum che li spaventavano. Li spaventavano!

Sono davvero indignados? Certo, borghesucci come sono, lo “sdegno” è l'unico sentimento che possono esprimere. Di che altro sarebbero capaci?
Da come lo esprimono però, questo sdegno miserabile,  sarà meglio definirli anche payasos: impotenti nella rabbia come incongrui nella proposta.
E potremmo chiuderla lì.
Non la chiudieremo invece così perché riteniamo che prima o poi le cose degenereranno davvero e ciò malgrado le intenzioni dei figuranti del sabato, perché ci son pifferai che vogliono così.  Ma questa, per quanto sia strettamente collegata, è comunque un'altra faccenda.
Che poi tra coloro che s'indignano della violenza degli indignados ci sia gente ancor più pagliaccia di loro,  sicuramente colpevole, correa dall'alto delle sue cariche amministrative dei vampri di banca, è ancora un'altra faccenda. Che va però sottolineata. Non si facciano grandi della piccolezza dei contestaori.
Non se la caveranno soltanto puntando l'indice contro quattro deficienti.
Né scaricandosi gli uni sugli altri (CENTROdestri e CENTROsinistri) le responsabilità delle comuni incompetenze e dei par servilismi.
Indigandos y payasos i figuranti del sabato, payasos e indignados i guardiani dell'educazione civica e del parlamentarismo prono.

Quello che però dobbiamo sottolineare, perché è necessario, è che l'intero sistema benedice questi clown del sabato perché essi esprimono in modo innocuo, vago e deviato la protesta contro il continuo furto, contro la continua truffa, contro la continua rapina ai danni di tutti su cui si fonda il potere delle consorterie che questo potere  l'hanno veramente. E poiché l'impotenza palese della contestazione stanca e sfiducia per il futuro. Non a caso, impostata così e messa in scena quando gli animi sono ancor tiepidi, essa serve a neutralizzare in anticipo qualsiasi effetto di una sana rabbia. Che, se ci sarà e se sarà efficace, non sarà  impersonata dagli acidi indignati che si atteggiano a commissari politici ma dalla gente ruspante.
Che gli indigandos-payasos, questi interpreti dell'impotenza generale, siano sostenuti da Soros e ottengano la complice indulgenza di Draghi dovrebbe far pensare, tutti, e non poco.
Ma va detto almeno in questo i revolucionarios di oggi sono coerenti con i loro padri.
All'Hypérion, insieme agli agenti delle potenze occidentali, ci stavano infatti loro. E ci sono infinità di banchieri occidentali insigniti dell'Ordine di Lenin per il sostegno dato al comunismo: nessuno di quella genia ha mai ricevuto un'onorificenza da Mussolini perché non lo sostenevano ma lo combattevano. E perché contro di lui e contro la rivoluzione ideale che aveva mosso, esattamente come era accaduto con Napoleone, i banchieri scatenarono una guerra mondiale. Alla quale parteciparono, dalla parte dei banchieri che li foraggiavano, i legittimi progenitori degli indignados.
In questo almeno c'è continuità.  Sono degni dei loro padri rossi nella pratica di alzare la voce contro il sistema ma di servirlo organicamente e in prima linea, nel farsi manipolare e nel sabotare al tempo stesso ogni sentimento popolare. In quanto però a risoluzione, carattere, determinazione e capacità ne sono indegni.
Da una generazione all'altra, c'è stata caduta. Ed è chiaramente una caduta da circo.