Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Gli Usa e la schiavitù del terzo millennio

Gli Usa e la schiavitù del terzo millennio

di Giacomo Dolzani - 23/10/2011

http://www.rinascita.eu/mktumb640a.php?image=1319217962.jpg


Ormai da tempo, tutte le nazioni del mondo si sono impegnate ad emanare leggi, alcune più efficaci altre meno, alcune più rispettate altre meno, contro la riduzione degli uomini in schiavitù e contro la tratta di esseri umani. Queste leggi si è dimostrato necessario applicarle soprattutto in quei paesi del cosiddetto terzo mondo, dove queste pratiche erano più diffuse, ma lo schiavismo non esiste solo dove c’è la povertà, anzi, esistono schiavi anche in quel paese che pretende di chiamarsi la “più grande democrazia del mondo”.
Da quanto si legge sui libri di storia, dopo molti decenni ed una guerra civile, nel 1865 fu definitivamente abolito lo schiavismo negli Stati Uniti d’America, che abbandonarono la loro consolidata prassi di sfruttare il lavoro gratuito di manodopera africana in catene, donando loro una specie di libertà, limitata dalle leggi razziali. Questo almeno è quanto viene raccontato nelle scuole, ma nella realtà questa pratica non si è mai fermata.
La tratta dei moderni schiavi, almeno di quelli destinati a sbarcare in America, ha sostituito il suo bacino africano di risorse umane con il sud est asiatico, segue metodi diversi, da un certo punto di vista quasi più umani, ma soprattutto ha modi diversi di ottenere profitti.
Ognuna di tutte queste storie, che finiscono nelle piantagioni americane, comincia da paesi come la Thailandia o l’Indonesia, nazioni povere, i cui abitanti che non vivono nelle città sono principalmente contadini, famiglie intere di coltivatori di soia e riso, con raccolti che al massimo possono garantire loro quel minimo sostentamento di cui hanno bisogno, ma solitamente nulla di più, è proprio in questi posti che i moderni schiavisti trovano le loro prede.
Ma questi non sono commercianti di uomini come quelli del settecento, nel duemila gli schiavi non vengono comprati, vengono reclutati direttamente da chi poi li userà, ed arrivano in America di loro spontanea volontà, nel terzo millennio l’Amistad non ha più motivo di esistere.
Chi ha il dovere di trovare tutta questa manodopera viene mandato sul posto dai grandi proprietari terrieri e dalle multinazionali dell’agricoltura, che possiedono terre principalmente alle Hawaii, in California ed in Florida.
La prima destinazione della ricerca sono le campagne ed i villaggi più poveri, in cui si soffre di più la fame e nei quali è molto probabile trovare persone facili da illudere.
Agli uomini più forti viene spiegato in cosa consiste l’affare, gli si prospetta un futuro più florido e sicuro, nel “Paese delle grandi opportunità”, visto da loro come la Terra Promessa e finalmente la felicità per le loro famiglie, bisogna solo coltivare la terra in America invece che in Asia, per molti più soldi ed in condizioni migliori, devono soltanto attraversare l’oceano con un viaggio gratuito.
Tutti questi uomini, spinti dal desiderio e dalla disperazione, lasciano casa, campo e famiglia per guadagnare di più negli USA e poter garantire un futuro migliore ai propri figli quando torneranno in patria.
Al loro arrivo alla tenuta che dovranno lavorare passaporti e documenti vengono sequestrati e viene loro spiegato come stanno realmente le cose e come, di fatto, sono imprigionati.
Il viaggio che hanno fatto, che era stato spacciato per gratuito, viene messo in conto ad ognuno di loro e, dato che nessuno può pagarselo, diventa un debito, con interessi da usura, da saldare lavorando. Inoltre vitto ed alloggio bisogna pagarseli con lo stipendio ricevuto. Alla fine, per queste persone, il risultato è quello di trovarsi a dormire stipati in container dopo aver lavorato ore nelle piantagioni, con un debito che non può essere saldato in alcun modo, in un paese straniero, senza documenti, sotto il ricatto di ritorsioni sulle famiglie in caso di fuga.
Il risultato ottenuto dai proprietari terrieri è lo stesso di qualche secolo prima, quello di avere grandi quantità di schiavi che lavorano nelle loro piantagioni a bassissimo prezzo.
La piaga dello sfruttamento di esseri umani è praticata dalle stesse aziende in tutto il mondo, ovunque ci sia povertà e possibilità di sfruttare i più deboli, ma si stima che, solo negli Usa, ci siano circa quarantamila persone ancora in queste condizioni, cui viene negata la libertà di tornare in patria o anche solo di contattare le loro famiglie.