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Santoro, il finto martire non indispensabile

di Alessio Mannino - 27/10/2011

Fonte: alessiomannino.blogspot

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L’eterno epurato Michele Santoro, aureola di martire in testa e ciotola delle offerte in mano, chiede agli orfani dei suoi programmi una questua di 10 euro per il suo prossimo talkshow, “Servizio Pubblico”, in onda per la prima puntata il 3 novembre alle 21 su un network di tv locali, su Internet e su Sky. Per lui, la sua è l’unica vera informazione. Perché si considera indispensabile. Se lui non lavora, la nazione è meno libera, più disinformata, ostaggio del regime. Intendiamoci: è un fatto che la Rai lottizzata dal governo Berlusconi e, per Rai3, dal centrosinistra, gli abbiano messi in tutti i modi i bastoni fra le ruote, con diffide legali, ostruzionismi, grottesche chiamate in diretta di inetti direttori generali (Masi), tentativi di chiusura da parte del premier in persona attraverso i suoi sgherri a viale Mazzini (vicenda su cui sta indagando la magistratura di Trani), e via boicottando. In una democrazia che si dice liberale, qualsiasi censura, verso chiunque, dovrebbe essere bandita. E ha ragione chi sostiene che è meglio una voce in più che una voce in meno, in una Rai che è pubblica e finanziata dal canone. Ma il soldato Santoro con liquidazione milionaria, l’ex europarlamentare dell’Ulivo che ha sempre pianto il morto pur continuando a lavorare quando altri, autentici emarginati, per la televisione di Stato sono rimasti dei paria, non ha i titoli per darsela da povero cristo perseguitato dal Potere. Lui, nel Potere, ci ha nuotato alla grande, navigando contro una corrente ma rimanendo a galla grazie all’appoggio, più o meno stabile, di quella avversa.
Intendiamoci: bravo, è bravo. Santoro è un signor professionista, conosce e sa usare le tecniche del linguaggio televisivo, e nei suoi prodotti si trovano parti indubbiamente interessanti e ben fatte, come spesso i servizi degli inviati. Vauro e Travaglio erano i momenti migliori, nello studio di Annozero. Ma è la formula del talk, col suo spettacolarismo proprio del mezzo tv, coi suoi corrivi populismi per menti modeste, con la capacità manipolatoria di dividere infantilmente la realtà in buoni e cattivi, il tutto peggiorato dall’ego smisurato di questo tribuno catodico dall’egocentrismo smisurato: ecco, noi viviamo bene lo stesso senza. E se lo abbiamo guardato e lo guarderemo, è perché siamo ridotti talmente male, in quest’Italia dove solo la Rete e qualche pubblicazione semi-clandestina forniscono spiragli di verità, che il ritorno di Santoro diventa un evento, addirittura fondamentale per la democrazia. Ops, scusate: ho detto democrazia?