Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Eurodemocrazia

Eurodemocrazia

di Francesco Mario Agnoli - 06/11/2011

 

    Come volevasi dimostrare (ma si sperava non fosse vero).

   Non si è fatto nemmeno in tempo a  parlare del referendum col quale il popolo greco sarebbe stato chiamato ad approvare o a respingere il piano di salvataggio approvato a Bruxelles il 27 ottobre e, quindi, ad accettare i colossali sacrifici impostigli  dalla  Ue, che la consultazione è stata revocata dal suo  promotore,  Papandreu. Il premier greco lo aveva indetto, come da lui stesso spiegato, in nome di una democrazia che non può essere sempre e soltanto rappresentativa, per mandare un messaggio chiaro  all'intera Europa, perché - diceva -  è necessario  che “le cose siano chiare da tutti i punti di vista” ed è necessario che il  mantenimento  della democrazia sia garantito “al di sopra degli appetiti dei mercati”.

    Alla revoca Papandreu è stato costretto dal crollo delle Borse,  dalle rampogne  della Merkel, in veste di kapò finanziaria, e dall'indignazione di Sarkozy. Ovviamente ciò non toglie  che  sia stato ugualmente mandato un messaggio chiaro e che, a questo punto, “le cose siano chiare da tutti i punti di vista”. Solo che il messaggio pervenuto è l'esatto opposto di quello precedente: le regole della democrazia non possono nulla contro le pretese della  finanza internazionale e gli appetiti dei mercati.

    Insomma la Finanza ha vinto e la Democrazia ha perso.

   Caso mai qualcuno  ne dubitasse ancora  e non avesse compreso  un messaggio che più chiaro non si può, in luogo del referendum il primo ministro greco,  su suggerimento  (guarda caso!) del suo ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, da subito decisissimo ad impedire la consultazione,  ha proposto un governo di salvezza nazionale o di transizione, del quale dovrà fare parte,  col suo leader, Antonis Samaras, anche  Nea Democratia, il principale partito di opposizione. A quanto pare Papandreu, che non vuole le elezioni anticipate, che ritiene catastrofiche in un momento come questo, vorrebbe mantenere la leadership,  ma al bisogno (è probabile che Samaras, come in Italia Bersani e Casini col Berlusca)  pretenda un passo indietro del suo avversario) sarebbe già pronto a sostituirlo nel ruolo di leader  del nuovo governo di coalizione Lucas Papademos, già vice-presidente (anche qui guarda caso!) della Banca Centrale Europea.

  Cosa pensi di          questo gioco dei bussolotti il popolo greco, prima invitato a pronunciarsi per scegliere il proprio futuro, poi ad acconciarsi al destino che gli  viene confezionato negli ateliers della Banca Centrale Europea,  non tanto dai suoi rappresentanti quanto dai poteri forti di Ue, Germania, Francia, non interessa nulla a nessuno.

  Nella vicenda vi è un insegnamento anche per l'Italia. Se, come è ormai estremamente probabile,  Berlusconi verrà sfiduciato dal Parlamento o (assai meno probabile, visto il carattere dell'uomo)  si recherà spontaneamente al Quirinale per assegnare le dimissioni, il nuovo governo comunque denominato (tecnico, di transizione, di larghe intese, di salvezza nazionale) avrà un unico compito: il totale adeguamento dell'Italia agli ukase di Bruxelles, Berlino e Parigi. Non per nulla, se ad Atene si propone Papademos, a Roma si sta scaldando i muscoli Mario Monti, già commissario Ue e presidente europeo della Commissione Trilaterale nonché membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg.