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Per la costituzione di un Fronte Patriottico e Antiglobalista

di Stefano D'Andrea - 14/11/2011

1. Alcuni italiani vivono di politica o almeno anche grazie alla politica. Il tenore di vita di questi italiani dipende (talvolta soltanto e talaltra anche) dalla adesione a una o altra delle svariatissime correnti del partito unico delle due (ora tre) coalizioni che governa l'Italia da quasi venti anni. Essi sono i parassiti, inscindibilmente legati ai politici subdominanti che stanno distruggendo l’Italia da circa venti anni. I parassiti non possono che schierarsi con le forze della conservazione quand’anche esse spingessero verso il disastro economico e una gravissima crisi istituzionale. I parassiti non potranno mai sostenere le forze che desiderano – e che ci auguriamo tra breve aspirino a perseguire – una inversione della rotta seguita negli ultimi venti anni dai politici italiani del centrosinistra e del centrodestra.

2. Altri italiani non ricevono alcun vantaggio materiale dalla partecipazione a una o altra corrente del partito unico delle due coalizioni che governa l’Italia da quasi venti anni. Essi sono però schierati con una delle correnti e credono che una delle coalizioni sia migliore dell’altra. In genere si accontentano di sostenere che la corrente o partito per il quale simpatizzano o la coalizioni alla quale il loro partito appartiene sia meno peggiore rispetto ad altri partiti e alle altre due coalizioni. Questi italiani potranno simpatizzare per le forze, oggi modeste, che perseguono una inversione di rotta, soltanto quando queste ultime forze si saranno date una organizzazione e abbiano costituito un Fronte ormai dotato di una certa visibilità televisiva. Infatti, gli italiani ai quali alludiamo sono stati bipolarizzati (oggi tripolarizzati) e sono stati ridotti a consumatori della politica che c’è. Essi sono i consumatori della politica. Infatti, credono che il cittadino democratico debba partecipare alle elezioni e debba votare lo schieramento migliore o meno peggiore. Ad essi non salta nemmeno in mente che il cittadino scontento degli schieramenti o dei partiti esistenti debba impegnarsi a concorrere con altri nel costituire un partito e uno schieramento alternativo. In linea generale il cervello di questi italiani è stato fritto per due decenni da trasmissioni televisive che vanno dal salotto di Bruno Vespa a Ballarò. Essi scelgono tra Vespa e Ballarò e magari seguono da anni entrambe le trasmissioni; essi scegono tra il centrodestra e il centrosinistra; tra uno o altro partito del centrodestra ovvero uno o altro partito del centrosinistra; tra una o altra maschera del teatrino della politica. Le forze impegnate nella costruzione di un’alternativa, non devono riporre alcun affidamento in questi Italiani, anche se, purtroppo, si tratta di milioni di cittadini. Come tutti i consumatori essi non credono se non in ciò che vedono; nelle merci che sono esposte al mercato; nelle merci politiche pubblicizzate dal sistema televisivo generalista.

3. Altri italiani hanno compreso che l’Italia è governata da venti anni dal partito unico delle due coalizioni. Sanno che le (spesso apparenti) distinzioni su temi “etici” (procreazione artificiale) o legati a minoranze (extracomunitari, omosessuali) e altre ancora più virtuali (in che modo abbassare le tasse), servono soltanto a nascondere agli italiani l’evidenza, ossia che la linea politica seguita dalle due coalizioni è da venti anni la medesima. Questi Italiani hanno anche compreso che berlusconismo e antiberlusconismo sono la medesima cosa, nel senso che l’antiberlusconismo è parte integrante del berlusconismo. Sanno che la caduta di Berlusconi non comporterà una inversione di rotta rispetto alle politiche perseguite negli ultimi venti anni. Sanno che se anche andasse al governo il centrosinistra, magari in alleanza con il cosiddetto terzo polo, la linea politica perseguita sarebbe comunque la solita:  i) difesa della scelta di stare nella UE e nell’euro, costi quel che costi. Quindi ottemperanza assoluta ai dettami della BCE, pur nella consapevolezza dell’enorme crollo della produzione, dell’impoverimento diffuso e dell’aumento della disoccupazione che inevitabilmente ne discenderanno; ii) globalismo assoluto e ripudio del sistema dirigista e quindi eventualmente protezionista proposto dalle norme della nostra costituzione economica; iii) partecipazione ad altre eventuali guerre NATO; iv) mantenimento della assoluta precarietà del rapporto di lavoro subordinato; v) ignoranza della gravità della condizione economico-sociale del sud Italia e della crisi della unità nazionale; due aspetti della stessa tragedia prodotta dalle riforme federaliste e dal rispetto dei vincoli europei; vi) fiducia culturale “nel mercato e nella concorrenza”, con infiniti corollari ridicoli, come, per recare un solo esempio macroscopico, la scelta di collocare le Università pubbliche in concorrenza tra loro, anche tramite pubblicità e ovviamente facili corsi di studio, scelta che rende l’Università classista, i giovani laureati italiani meno formati e quindi provvisti di minori capacità critiche; e asserve l’Università pubblica alle (pretese) ragioni delle imprese; vii) moltiplicazioni delle autorizzazioni amministrative all’esercizio di attività di gioco o di scommesse,  nelle quali gli italiani poveri possano continuare a gettare denaro nella speranza di compensare con vincite i bassi salari e i debiti; viii) la promozione, nella misura ancora possibile, del credito al consumo, e quindi dell’indebitamento dei cittadini, come unico mezzo residuo per introdurre moneta nel sistema; e potremmo proseguire all’infinito.

Si potrebbe credere che questi cittadini, che chiameremo, genericamente, i cittadini critici,  siano la potenziale massa critica sulla quale le forze popolari di liberazione che devono sorgere possono fare qualche affidamento. Tuttavia le cose non stano così e occorre distinguere.

4. Alcuni cittadini critici sono sfiduciati e peggio senza fede. Essi sono stati a lungo consumatori della politica. Il fatto che ora siano nauseati dalle merci in vetrina – hanno scoperto il carattere unico del partito delle due coalizioni – non implica che siano disposti a partecipare alla costruzione di forze alternative. La crisi di rigetto è crisi di rigetto per la politica in generale. Sovente si tratta di cittadini qualunquisti – “i politici sono tutti uguali” -, i quali credono che la situazione di malessere che ha a lungo serpeggiato e che ora va emergendo sia il frutto delle ruberie dei politici. Questi cittadini, come i cittadini consumatori, sono incapaci di slancio. Potranno sostenere eventuali forze politiche nuove, che intendano contrastare il partito unico delle due coalizioni, soltanto quando queste si saranno costituite e avranno una forza tale da renderle almeno presenti nello “spazio pubblico televisivo” (e quindi esistenti). Chiameremo questi cittadini come cittadini sfiduciati.

5. Altri cittadini hanno scelto di opporsi al partito unico delle due coalizioni, iscrivendosi al movimento cinque stelle o comunque simpatizzando per quest’ultimo movimento. La scelta di collocarsi da una parte diversa rispetto a quella in cui si colloca il partito unico delle due coalizioni è stata netta. La singolare idea di Beppe Grillo di candidarsi alle primarie del partito democratico è rimasta un episodio isolato. Chiamiamo questi cittadini grillini o cittadini cinque stelle. Essi sono un potenziale alleato delle forze nuove che dovranno sorgere e anzi sono l’unica forza nuova che fino ad ora è sorta. Le idee di questa forza non sono ancora sufficientemente patriottiche, mentre in parte sono socialistiche o comunque favorevoli a una struttura economica popolare e sociale. La questione della riconquista della sovranità nazionale non è tema fino ad ora centrale nel movimento cinque stelle. Nemmeno la scelta di abbandonare l’euro rientra nel programma del movimento cinque stelle. Eppure è dato sperare che nel futuro la collocazione alternativa conduca questi cittadini nel naturale approdo verso posizioni che rivendichino la sovranità. E’ evidente, comunque, che per ragioni diverse da quelle relative agli altri tipi di cittadini, in particolare perché hanno un loro partito già formato, questi cittadini non parteciperanno alla formazione del Fronte patriottico e antiglobalista che è necessario costituire.

6. Un numero esiguo di cittadini che sono critici, ma non sfiduciati e che non appartengono ai grillini, esclude ogni ricorso alla via parlamentare. Questi cittadini ipotizzano una sollevazione pacifica, descritta sempre in termini vaghi (a parte i pochissimi che suggeriscono un oscuro utilizzo della violenza, i quali crediamo siano fuori dalla storia e dalla partita che si giocherà in Italia nei prossimi anni). Essi non chiariscono chi dovrebbe dirigere la politica italiana dopo la fantomatica sollevazione. Dopo la cosiddetta sollevazione, infatti, qualcuno dovrebbe pur sempre candidarsi alla guida del paese. Questi cittadini, che chiameremo sollevazionisti puri, non daranno alcun apporto alla creazione dell’auspicabile Fronte patriottico e antiglobalista. Anche essi potranno al più aderire se e quando il Fronte patriottico e antiglobalista si sarà formato.

7. Tutti gli altri cittadini critici, che non siano sfiduciati, né aderiscano al movimento cinque stelle, né si schierino tra i sollevazionisti puri, devono sapere che in democrazia, se un cittadino è scontento dei partiti esistenti e tanto più quando il partito esistente è uno solo, diviso in miriadi di correnti (in realtà i partiti sono due, se si considera, come si deve, il movimento cinque stelle), il dovere di ogni cittadino è di impegnarsi a costituire partiti e movimenti politici alternativi. Nella situazione storica nella quale ci troveremo a vivere nei prossimi anni i nuovi partiti o movimenti che è doveroso costituire non potranno che avere indirizzo patriottico e antiglobalista. E siccome è poco credibile che qualcuno abbia la forza di promuovere un unico grande partito o movimento patriottico e antiglobalista, è dovere di ogni cittadino, non soltanto concorrere alla creazione di uno o altro (più o meno) piccolo movimento patriottico e antiglobalista, ma anche promuovere rapporti continui, non concorrenziali, bensì di cooperazione e alleanza tra i movimenti patriottici e antiglobalisti che sorgeranno, affinché in tempi non troppo lunghi cominci a formarsi un Fronte Patriottico e Antiglobalista. Tale fronte non potrà che essere una unione di diversi, fondata sulla volontà: i) di riconquistare la piena sovranità nazionale, ivi compresa la moneta nazionale; ii) di procedere alla necessaria svalutazione e così operare una prima forma di default e riequilibrare in nostro favore la bilancia commerciale dell’Italia; e iii)  di intraprendere una politica economica dirigista e protezionista, con contenuto sociale e indirizzata a tutelare gli interessi del popolo. Questi cittadini li chiamerei patrioti e antiglobalisti.

Il coordinamento provvisorio nazionale nominato dall’assemblea di Chianciano “Fuori dall’euro! Fuori dal debito!”, tenuta il 22 e 23 ottobre, ha deciso di proporre alla seconda assemblea, che si terrà in gennaio (in data e luogo ancora da precisare) di dar vita ad un movimento – il Movimento Popolare di Liberazione – patriottico, antiglobalista e di ispirazione socialista.