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L’Europa al guinzaglio della finanza internazionale

di Roberto Marchesi - 16/11/2011



Stavolta Paul Krugman, l’economista americano premiato col Nobel nel 2008, non ha usato perifrasi parlando della crisi dell’Euro zona e si è riferito esplicitamente ad una “disfatta”. Fortunatamente Krugman è, di base, un Keynesiano, e non è schierato perciò con la linea di liberismo assoluto che ha caratterizzato gli ultimi decenni del sistema politico ed economico americano. Un liberismo che, con i suoi eccessi, ha generato non solo l’ingovernabilità di tutto il sistema finanziario globale ma anche gravi squilibri sia nella distribuzione della ricchezza che, dopo la crisi, nei sacrifici necessari a far ripartire l’economia.
Purtroppo, anche se i suoi scritti hanno un largo seguito tra il pubblico, non è molto ascoltato nemmeno dal governo Obama, che pure, nella destra politica, qualcuno azzarda a definire “socialista”.
E perché Krugman accusa i responsabili della politica e dell’economia europea di colpevole disfatta? Perché per lui, ma anche per chiunque ne capisca un poco di macroeconomia, è inconcepibile un sistema economico dove i singoli Stati al suo interno non possono difendersi nei periodi di recessione con interventi mirati di politica monetaria e fiscale. E paragona l’attuale situazione degli Stati attualmente sotto pressione per gli attacchi al proprio debito sovrano come se fossero tornati ai tempi della parità di cambio con l’oro. Ovvero un parametro che non è legato ai valori della propria economia ma ad una valore fittizio esterno. Quindi una situazione che è agevolmente manovrabile dalla speculazione internazionale, perché gli Stati messi sotto attacco speculativo sono “ingessati”. Non possono cioè rimediare, come accade di solito in questi casi, ricorrendo alla svalutazione della propria moneta.
In un suo scritto della scorsa settimana Krugman (che però lo dice da mesi o da anni) paragona i paesi europei sotto attacco (Italia, Spagna, Grecia, ecc.) alla situazione in cui vengono a trovarsi i paesi poveri del terzo mondo, che non avendo una propria moneta apprezzata negli scambi commerciali, devono operare con moneta altrui, quindi impossibilitati ad avvalersi di qualunque azione di leva monetaria e fiscale.
I paesi sotto attacco dell’area euro, non potendo stampare moneta propria nemmeno in casi d’emergenza (come nel caso attuale), vanno inevitabilmente incontro al disastro finanziario, perché la situazione di crisi (che nel mercato può essere prodotta anche artificialmente mediante la concentrazione di manovre speculative), invece che scaricarsi sulla moneta (producendo svalutazione, dichiarata o strisciante), si scarica direttamente sul debito dello Stato sovrano, la cui unica flessibilità è quella del tasso di rendimento col quale il debito stesso viene scambiato. Questa “ingessatura” produce perciò quello che adesso è sotto gli occhi di tutti, ovvero un differenziale di tasso “astronomico” tra il debito dei paesi sotto attacco e quello dei paesi che non lo sono.
Tra l’altro, anche in questa occasione, le autorità di controllo delle transazioni finanziarie (in Italia la Consob), lasciano completa libertà agli speculatori per fare qualunque operazione faccia a loro comodo. Anzi, appena possono mettono a disposizione più liquidità così da farne di più. Per usare una rappresentazione figurata di ciò che avviene si può disegnarlo così: appena vedono un “fuocherello” loro si precipitano a buttare benzina, così da trasformare il fuocherello in un incendio!
Ma quando il volume diventa pericoloso anche per loro qualche limite lo mettono. Infatti è della scorsa settimana la notizia che la “London Stock Exchange” ha alzato il limite del “margine” richiesto per queste operazioni. Siccome le operazioni dei “futures”, degli “swaps” e delle immancabili “operazioni al ribasso” erano già una valanga, hanno concesso agli intermediari finanziari meno spazio. Ma questo non è a protezione dei risparmiatori, è a protezione delle banche.
Cos’è il margine? È la quantità, in denaro liquido o titoli, che l’intermediario finanziario deve depositare presso la banca d’affari per fare queste particolari operazioni finanziarie che, come già detto, non vengono fatte con denaro proprio, ma col denaro che i risparmiatori hanno depositato presso quella banca.
Nel mio articolo “Come frodare i risparmi e vivere felici” (http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=9407) ho spiegato in dettaglio e con linguaggio non tecnico come avviene la principale di queste operazioni speculative, l’operazione “short” (o al ribasso).
Il “margine”, richiesto dalla normativa vigente per fare queste operazioni, è sostanzialmente una linea di credito.
Le grandi banche d’affari (come abbiamo visto nel suddetto articolo) concedono agli “intermediari finanziari” la possibilità di “scommettere” al ribasso sui titoli che la banca stessa ha in custodia, ma chiede all’intermediario una “garanzia”, per rivalersi nel caso che quella “scommessa” si chiuda con una perdita invece che con un guadagno.
Il valore del margine è quello del “moltiplicatore” concesso all’operazione. Così con un deposito di 100.000 dollari l’intermediario può fare (per esempio) operazioni fino ad un milione di dollari.
Quando tutta la speculazione internazionale si concentra con operazioni al ribasso su determinati titoli della zona Euro, è difficile che l’operazione si chiuda con una perdita per gli speculatori, data l’impossibilità che hanno i singoli Stati sovrani sotto attacco di porre efficaci e rapide difese.
Qualcuno si chiederà: “ma è folle quello che stanno facendo!” (in un certo senso lo dice anche Krugman), “Possibile che non si rendano conto che stanno mettendo in ginocchio l’intero sistema economico europeo?”.
Certo che se ne rendono conto, ma è quello che vogliono, ed è un rischio calcolato. Però i principali attori di questa farsa non sono la moltitudine degli intermediari finanziari. Quelli sono soltanto gli sciacalli che fanno il lavoro di “macelleria”. Coloro che dirigono l’orchestra agli ordini del grande capitale se volessero li potrebbero fermare abbastanza agevolmente. Il fatto è che per il momento non ne hanno convenienza, anzi sono lo strumento necessario per arrivare allo scopo.
L’obbiettivo è duplice: primo, rendere l’Europa economicamente e finanziariamente più debole, per poterla controllare meglio sui mercati. Secondo, costringerla ad abbandonare le costose politiche sociali, considerate nient’altro che una “scoria” accumulata in un secolo di influenza “socialista”, e che invece, in una perfetta politica di mercato rappresentano nient’altro che una inutile zavorra al libero volo di un economia assolutamente libera, dove il massimo profitto perseguito dal capitale è sempre la regola numero uno.