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L'unità d'Italia dei morti da cemento e da dissesto idrogeologico

di Alessandro Farulli - 23/11/2011



 

Tre morti tra i quali un bambino di dieci anni. E' il bollettino della quasi quotidiana guerra tra l'uomo e l'ambiente, vittima quest'ultimo e non carnefice del primo. Si chiama dissesto idrogeologico e ormai tutti sanno cos'è. E' un territorio fragile sul quale l'uomo dovrebbe poggiarsi come camminasse sulle uova e invece lo attraversa con i bulldozer. Situazione ulteriormente aggravata certamente da un clima cambiato e da conseguenti precipitazioni atmosferiche diverse da quelle a cui eravamo abituati solo 50anni fa.

«È assolutamente urgente che l'Italia prenda atto che ci troviamo in una situazione climatica nuova rispetto a quella degli ultimi decenni - ha detto finalmente bene il neo ministro Corrado Clini a Sky Tg24 - altrimenti rincorreremo emergenze su emergenze. Il nostro territorio è stato gestito molto male, comunque la situazione climatica più o meno consentiva di reggere eventi climatici rari». Ma la pioggia ha ora una «frequenza molto più alta e una intensità molto più forte».

«Ora c'è una situazione di emergenza - ha aggiunto il ministro - , lo abbiamo visto a Messina, in Liguria e Toscana. Ci sono aree che per circostanze climatiche che si creano, sono più esposte. Abbiamo la possibilità di capire che c'è una situazione di vulnerabilità e questa va affrontata subito». Il ministro - si legge sul Sole24Ore on line - ricorda poi che ci sono zone a rischio dove sono state insediate attività produttive. «Paghiamo un prezzo per una visione molto corta. Sono state utilizzate zone che già venti o trenta anni fa, il buon senso avrebbe consigliato di non utilizzare». E' il momento di «cominciare» ad agire sui territori - ha detto - «svuotando» lì dove non si sarebbe dovuto mai costruire.

Parola una volta tanto condivisibili dalla prima all'ultima riga. Certo, si potrebbe far notare che il neoministro è stato decenni burocrate del ministero stesso e quindi - al di là dei buoni propositi emersi anche con l'ex titolare Prestigiacomo che però non riuscì a ottenere i finanziamenti richiesti - chieder conto di quanto lui stesso ha fatto in questo lungo periodo, ma tanto in Italia si sa che nessuno comunque pagherebbe il conto.  Tranne l'ambiente e tranne le persone che ogni anno al nord, come al centro, come al sud muoiono troppo spesso per colpa di pianificazioni urbanistiche folli. Basti pensare che in quella stessa Messina, che solo due anni fa è stata colpita dallo stesso fenomeno, si trovano o si dice di aver trovato i soldi per costruire il Ponte e non si è mai fatto nulla invece per il dissesto idrogeologico. Se c'è una cosa che unisce l'Italia, è proprio la fragilità e la bellezza del suo territorio, ma al nord come al sud non si è imparata una che sia una lezione dal passato. Dal neogoverno Monti, come da quello che lo succederà dobbiamo come cittadini anche non ambientalisti imporre  che almeno questo capitolo di spesa sia nell'agenda nazionale, anche perché se non ci sarà come prevenzione ci sarà comunque (e ben più salata) come ricostruzione.