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Guerra alla Siria: è iniziato il conto alla rovescia

di Marco Santopadre - 24/11/2011

siriaguerre

Dopo la Libia, pare che toccherà alla Siria. Nonostante le rassicurazioni di diplomatici, analisti e militari – negli ultimi giorni è un coro di “un intervento militare contro Damasco non è all’ordine del giorno” – i segnali delle ultime ore sono inequivocabili.  I governi di Stati Uniti e Turchia hanno invitato esplicitamente i propri cittadini a lasciare il paese o a non transitarvi. L'ambasciata Usa a Damasco ha esortato i cittadini statunitensi che si trovano in Siria a lasciare «immediatamente il paese», finché ci sono voli disponibili.

Il ministero degli Esteri della Turchia, invece, ha invitato i pellegrini di ritorno dalla Mecca a non passare per la Siria: nei giorni scorsi due pullman di pellegrini turchi che avevano sbagliato strada a Homs (epicentro della rivolta) sono stati presi a mitragliate, e tre sono rimasti feriti. I media di tutto il mondo, naturalmente, avevano accusato dell’attacco i militari di Damasco. Però è ovvio che il coinvolgimento di civili turchi nel conflitto interno alla Siria in questo momento fa gioco esclusivamente agli oppositori di Assad.

Proprio la Turchia sembra rappresentare in queste ore il più probabile terreno di partenza per eventuali attacchi militari contro la vicina Siria. Ieri il giornale satirico francese Le Canard Enchainè aveva rivelato, citando fonti anonime del ministero della difesa di Parigi, l'esistenza di un piano per un'azione armata «limitata» preparato dalla Nato e da compiere a partire da basi turche, con la partecipazione di militari francesi, britannici e di Ankara. Il ministro degli Esteri francese Alain Juppè per ora non ha smentito né confermato, però ha affermato che il suo paese sta lavorando all’apertura di «corridoi umanitari» all’interno del territorio di Damasco.

Per aiutare i civili siriani, la giustificazione ufficiale che riecheggia quelle già ampiamente utilizzate per sostenere la necessità di un intervento militare contro la ex Jugoslavia prima e la Libia recentemente.

Un ulteriore passo la Francia lo ha compiuto sempre ieri, quando il governo francese ha incontrato a Parigi un rappresentante del cosiddetto Consiglio Nazionale Siriano – un CNT libico in versione siriana – affermando di riconoscere questo organismo, nato sotto l’ala di Francia e Turchia, come il legittimo interlocutore del Quay D’Orsay.

Circola insistentemente voce a Parigi che militari e agenti dei servizi segreti francesi, e di altri paesi – probabilmente turchi – siano già in territorio da settimane, attivi nell’addestramento alle arti della guerriglia di migliaia di disertori dell’esercito libico e di miliziani inquadrati in quello che è stato ribattezzato l’Esercito Libero Siriano.

Le fonti citate dal Canard Enchainè parlano di «Turchia base di un intervento limitato, prudente e umanitario della Nato, senza azione offensiva». Il settimanale interpreta tutto ciò come un'operazione simile a quella condotta in Libia ma con differenze di forma legate al ruolo chiave della Siria nell’esplosivo contesto mediorientale. La Nato difficilmente potrebbe intervenire direttamente contro la Siria senza scatenare la rabbia dei paesi e delle popolazioni dell’area che si sentono legate alle sorti del governo di Damasco.

Un attacco diretto di potenze straniere contro la Siria potrebbe scatenare una reazione a catena e destabilizzare l’intero quadrante: in Libano la guerriglia che fa capo a Hezbollah non potrebbe tollerarlo, così come molte centinaia di migliaia di cittadini siriani che tuttora vivono nel piccolo paese.

Per non parlare di un Iran già accerchiato.

Anche lo stesso governo di Ankara non potrebbe accettare una guerra su vasta scala guidata da Londra o Washington. Quindi lo scenario delineato dal settimanale francese sembra allo stato il più probabile: permetterebbe alle potenze occidentali di essere della partita ma concedendo la leadership dell’operazione alla Turchia.

Intanto a Damasco si stanno facendo alcune mosse per evitare il conflitto aperto. Dalla stampa di Damasco vicina al governo si apprende che il regime starebbe approntando una nuova costituzione basata sul modello francese (!). Il testo, che dovrebbe sostituire quello in vigore dal 1973, è in fase di preparazione da settimane da parte di una commissione creata ad hoc. La nuova costituzione, «che entrerà in vigore solo dopo esser stata approvata da un referendum popolare», si baserà sulla «creazione di uno Stato democratico non dominato da un unico partito». «La supremazia politica sarà determinata solo dai risultati elettorali», si legge. Mentre per quanto riguarda l'elezione del presidente della Repubblica «avverrà in forma diretta», non più tramite un referendum confermativo di quanto già deciso dai vertici del Baath. La nuova costituzione sancirà «la divisione dei poteri» e la «protezione dei diritti umani e delle libertà generali in base agli accordi internazionali firmati dalla Repubblica siriana».

Secondo una fonte della commissione citata dal quotidiano al Watan, i lavori preliminari della squadra di giuristi potrebbero essere presentati in una conferenza stampa già dopodomani. Ma secondo alcuni analisti sarebbe già troppo tardi.