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Monti? No, ma...

di Andrea Marcon - 30/11/2011

 




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Se è vero che la stampa di regime, i politici camerieri e i soliti pseudo intellettuali ciechi o prezzolati hanno tessuto le lodi del governo Monti, nelle pieghe dell'informazione non sono mancati interventi di coloro che hanno evidenziato come questa nomina rappresenti in realtà l'ultimo atto della definitiva resa della politica all'economia. Paradossalmente, gli stessi attori bancari e finanziari che hanno deliberatamente provocato la crisi in atto hanno preso direttamente in mano le leve del potere politico, e non solo in Italia. L'ultimo velo di ipocrisia sulla vera natura della nostra sedicente democrazia è finalmente caduto.
Non staremo quindi qui a ripetere quanto già altri hanno sottolineato in proposito. Crediamo invece che queste analisi, pur ampiamente condivisibili, pecchino in difetto, o meglio abbiano un vizio di origine. E' infatti indubbio che il fine dei padroni del vapore sia quello di cancellare gli ultimi residui di stato sociale, di favorire le oligarchie finanziarie (ovvero loro stessi) a scapito di un ceto medio ormai in via d'estinzione, di eliminare gli ultimi ostacoli alla globalizzazione, di scatenare una guerra tra poveri nel nome delle c.d. liberalizzazioni, foglie di fico della concentrazione delle risorse nelle mani dei soliti noti, di cancellare i diritti del lavoratori sottoponendoli a ricatti economici in stile Marchionne. Insomma, è indubbio che “loro” saranno sempre più ricchi e “noi” sempre più poveri.
Però -e questo è appunto il vizio d'origine delle critiche di cui sopra- finchè restiamo nell'ambito di questo sistema, quelle politiche sono inevitabili e persino logiche. Nelle accuse a Monti & C. avvertiamo infatti una diffusa nostalgia degli scenari economici delineatisi negli anni '60 e '70, l'illusione che una sorta di nuovo "keynesianesimo" possa permetterci di ritrovare il benessere perduto. Sembra quasi che il problema sia che pochi predatori siano venuti a rubare una ricchezza che altrimenti potrebbe essere per tutti.
Per quanto sia vero che una più equa distribuzione delle risorse sarebbe preferibile alla realtà attuale, noi crediamo che il punto vero della questione sia un altro: un sistema fondato su logiche economiche inevitabilmente conduce al baratro sul cui orlo siamo arrivati. Inevitabilmente favorisce il formarsi di oligarchie finanziarie. Inevitabilmente i Monti, i Passera, i Draghi  (per rimanere nell'ambito nazionale) finiscono per comandare. Non esistono vie d'uscita fondate su logiche economiche diverse, perlomeno che possano reggere nel lungo periodo.
E, in ogni caso, una maggior ricchezza non ci restituirebbe la dignità di uomini ed il ruolo di attori sociali dei quali siamo stati spogliati nel nome dell'unico valore del dio denaro. In un mondo fondato sull'economia vince il capitalismo. Ma combattere il capitalismo non basta: la logica del profitto trionferà sempre in un mondo la cui unità di misura è il denaro.