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Il Secolo Americano

di Dragan Mraovic - 30/11/2011

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L’avvento del “Secolo Americano” sta stratificando sul nostro pianeta nefaste energie letali.
Aggressive strategie di controllo globale economico e finanziario dei popoli, ridotti a materie biologiche da narcotizzare, predare, sfruttare ed eliminare, sono ovunque corroborate da moltiplicati conflitti e guerre per l’export della democrazia made in Usa.
Alla vigilia del doppio voto che, a Mosca, dovrebbe condurre al ritorno nel Cremlino di Vladimir Putin, lo stato delle relazioni diplomatiche tra la superpotenza atlantica e la Russia ha, di fatto, raggiunto il più basso livello di reciproca fiducia. Ed è dal fronte Usa che si prepara al dopo-Obama - una parentesi politica decisa voluta per ridurre le tensioni interne agli Stati Uniti - che emergono segnali allarmanti. Il candidato repubblicano, Mitt Romney, considerato il favorito alla nomination per le elezioni del 2012, ha soffiato su questo fuoco già nel suo discorso del 7 ottobre ai cadetti americani. Ai quali ha promesso che “il XXI secolo sarà il secolo dell’America”.
Un obiettivo da raggiungere eliminando gli Stati canaglia che si oppongono al “grande disegno”: Russia, Cina, Iran, Siria, Venezuela, Cuba ed altri stati simili. Ripreso dalla Cnn ha promesso di “liquidare Putin e il suo impero del male”… perchè  “L’America deve mettersi in testa al mondo… Da presidente degli USA mi dedicherò al secolo americano e non mi scuserò mai e con nessuno in nome degli USA”.  Romney ha dichiarato la “superiorità della nazione americana” che avrà il suo spazio vitale perché “l’esercito americano sarà il più forte del mondo”.
Nel 2012, dopo il voto in Russia, anche negli Usa sarà campagna elettorale: niente di più probabile che tale retorica diventi ancora più aggressiva. Con le drammatiche conseguenze che ciò comporta.
Già oggi gli Usa non accettano di negoziare accordi con la Russia sullo scudo antimissile. Le autorità militarie politiche russe hanno perciò dichiarato che Mosca continuerà ad armarsi e a posizionare il proprio sistema di antimissili Iskander alle frontiere occidentali russe che punteranno le rampe e i radar americani in Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Turchia. E i missili Iskander non saranno posizionati soltanto nella zona di Kaliningrad come previsto, ma anche in Bielorussia e nel sud della Russia stessa nella regione di Krasnodar.
Sul dispiegamento attorno alla Russia dell’apparato missilistico Usa-Nato, Washington non intende trattare. Come dichiarato da Dmitrij Rogosin, rappresentante russo presso la Nato, “la risposta alle proposte avanzate da Mosca è sempre negativa”.
Di fronte alla sfida americana, la Russia ha dunque deciso di riattivare rapidamente anche il proprio progetto di difesa spaziale.  Tra le prime risposte russe, secondo Igor Korotchenko, esperto militare russo, ci sono l’aumento della produzione dei missili RS-24 Jars a combustibile compatto, un rafforzamento della flotta dei sottomarini e un’accelerazione tecnica dei missili russi per renderli ancor più veloci in fase di lancio per evitare d’essere intercettati. Già i nuovi missili balistici sono non-intercettabili nella fase di caduta perché in grado di cambiare rotta durante la discesa. Gli Iskander hanno un raggio d’azione di 500 chilometri. Se l’ovest dell’Europa non è in quei mirini, è evidente che dovrebbero esserne preoccupati Turchia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e tutti i Balcani, Serbia compresa. Come pure l’Austria e il nord-est d’Italia.
Ed occorre ricordare che quando parte il primo missile, poi vengono utilizzate tutte le altre armi disponibili. Qui si sta giocando alla guerra sulla pelle dei popoli. Anzi, siamo più precisi: è ovvio già adesso che, una volta deflagrata, la terza guerra mondiale colpirà il cuore dell’Europa. E sarà atomica e anche l’ultima che vivranno gli europei. Poi i sopravissuti, se ce ne saranno, torneranno a combattere con gli archi e le frecce nella quarta guerra mondale, come già previsto da Albert Einstein.