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Il bicentenario della nascita di Charles Dickens è alle porte

di Valerio Zecchini - 12/12/2011

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Il 2012 non e' solo l'anno delle Olimpiadi, e' anche l'anno di Charles Dickens, di cui si vanno a celebrare i duecento anni dalla nascita; la vita culturale ormai e' fatta di ricorrenze, e questa celebrazione non coinvolge soltanto i paesi di lingua inglese ma piu' di cinquanta nazioni, dall'Armenia allo Zimbabwe – il che inequivocabilmente dimostra la valenza universale delle sue opere. C'e' da prepararsi a un torrente di Dickens memorabilia che comprende nuove biografie, nuovi film tratti dai suoi libri, nuovi adattamenti televisivi dei suoi romanzi.
Londra ospitera' tre grandi mostre: alla British Library (Dickens e il soprannaturale), al Victoria and Albert Museum (il manoscritto originale di David Copperfield e altri romanzi) e al Museum of London (l'autore e la sua relazione col capitale). Due nuove biografie scritte da autori importanti sono gia' uscite in Gran Bretagna e Stati Uniti: “Charles Dickens: a life” (Viking) di Claire Tomalin fa un resoconto della vita di questo personaggio chiave dell'epoca vittoriana basato piu' sulle sue vicende familiari e pubbliche che sulle opere; e non e' un caso, dato che nel 1990 aveva gia' pubblicato un saggio (“La donna invisibile”) su Nelly Ternan, la giovane attrice che fece perdere la testa a Dickens in eta' gia' avanzata.
Ben piu' interessante e innovativo e' il lavoro di Robert Douglas-Fairhurst, professore a Oxford, “Becoming Dickens: the invention of a novelist” (Belknap/Harvard). La biografia di Douglas-Fairhurst si ferma al periodo in cui il romanziere ottiene il successo internazionale, ed e' quindi focalizzata sulla sua giovinezza e formazione artistica: come scelse di diventare romanziere invece che attore, impiegato,impresario teatrale o giornalista – come utilizzo' le tante sfaccettature della propria personalita' per costruire altrettanti personaggi dei suoi romanzi, A undici anni Dickens, che sognava di diventare un gentleman, a causa dei debiti del padre inetto fu costretto a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe; l'esperienza del lavoro minorile lo segno' indelebilmente, e' una questione che, correlata alla delinquenza giovanile, percorre tutta la sua opera, e fu anche cio' che lo spinse a diventare un convinto filantropo una volta raggiunta la fama. Le dinamiche sociali sono centrali nell'opera di Dickens: egli rivela i modi in cui quelli che stanno in cima alla scala sociale sono inevitabilmente connessi a quelli che ne stanno al fondo, come un corpo e la sua ombra.
Altro elemento di primaria importanza nella personalita' dello scrittore inglese e' la profonda consapevolezza della casualita' del fato: maniaco dell'ordine e del controllo, con cui ossessionava anche la moglie, sapeva bene che solo nei romanzi si poteva tenere sotto controllo il destino dei personaggi – romanzi in cui riusciva a bilanciare al meglio l'introspezione psicologica e la superficie delle cose. Come sottolinea appunto Douglas-Fairhurst:”Leggere la sua narrativa era come aprire un testo di psicologia e scoprirci una rivista di moda nascosta dentro”.
E proprio il mondo della moda sembra aver trovato in questo anniversario una nuova musa: Miss Havisham, il personaggio di “Great Expectations” (“Grandi speranze”) che vive reclusa e indossa sempre un pomposo ma consunto abito da sposa, vittima di un devastante crollo nervoso. Nelle loro collezioni autunno/inverno per la Settimana della moda di New York, marchi di grido come Marchesa e Prabal Gurung hanno presentato le loro versioni di abito da sposa de-costruito ispirate allo stile Miss Havisham. La scorsa estate poi, Lady Gaga si e' presentata in una discoteca di Sidney con il vestito da eterna promessa sposa firmato da Iris Van Herpen, ovviamente accessoriato con un esageratissimo velo. Qualche stilista italiano si prendera' il disturbo di vestire Isabella Santacroce da Miss Havisham?
Nell'imminente, attesissimo film di Mike Newell, questo personaggio e' interpretato da Helena Bonham-Carter. Newell ha gia' provocato parecchie polemiche sulla sua versione di “Great expectations”, perche' ha fatto sapere che il suo film sara' un thriller, e che avra' un finale diverso da quello del libro. Ma gia' lo stesso Dickens aveva cambiato il finale del suo capolavoro, giudicando che la prima versione, troppo pessimista, non sarebbe stata gradita dal suo pubblico. Newell e il suo sceneggiatore David Nicholls hanno ritenuto “insoddisfacenti” entrambi i finali e ne hanno concepito uno “differente, ma non sacrilego”.
Comunque sia, definire “insoddisfacente” l'epilogo di una delle pietre miliari della letteratura britannica ha ovviamente fatto alzare piu' di un sopracciglio. Una cosa pero' e' certa:sara' alquanto difficile che questo adattamento cinematografico modernizzato di “Great expectations” riesca a superare il superbo, classicissimo film di David Lean del 1946.