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Restano solo le tasse

di Stefano Feltri - 14/12/2011

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Niente tagli alla casta, le Province e i tassisti resistono qualche sconto ai pensionati, gli evasori restano tranquilli


Più equa, non certo più leggera, probabilmente altrettanto inutile, visto che sono rimaste solo le tasse. Dopo una lunga giornata di emendamenti, parlamentari e governativi, di vertici e tensioni, la manovra del governo Monti assume quella che dovrebbe essere la sua forma definitiva. E il Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio ha deciso che, se necessario, il testo sarà blindato da un voto di fiducia.
Taxi no, farmacie sì
I mercati, che ieri hanno punito l’Italia spingendo ancora più su lo spread a quota 466, non avranno apprezzato le incertezze sulle poche misure per la crescita rimaste nella manovra. Prima un emendamento dei relatori, in commissione alla Camera, rinvia tutto al 2013. Poi in serata, su pressione del deputato di Fli Benedetto Della Vedova, il governo riporta la scadenza al 31 dicembre 2012: entro quella data devono esserci nuovi regolamenti che prevedano meno barriere di quelle attuali all’esercizio delle professioni, altrimenti cade ogni protezione. Si salvano solo i taxisti (solo per ora, promette il governo), e si infuria la lobby della NCC, il noleggio con conducente, che da anni aspetta che cadano le barriere sul lucroso settore del trasporto urbano in auto. Ma i più arrabbiati sono i farmacisti: “Le farmacie sono costrette a chiudere contro un governo capace solo di tagliare e smantellare i servizi che funzionano”, protesta Federfarma annunciando una “serrata” di protesta per lunedì. Il ministro della Salute Re-nato Balduzzi si è impuntato: i farmaci di fascia C, con obbligo di ricetta ma pagai per intero dal cliente, si potranno vendere nelle parafarmacie (tipo quelle dentro i super-mercati) nei Comuni sopra i 15 mila abitanti.
Pensionati a metà
Il Pd esulta perché anche le pensioni tra 1.000 e 1.400 euro saranno rivalutate per l’inflazione. Almeno nel 2012, per il 2013 la copertura al momento c’è solo per quelle fino a 1.000 euro. Come ci tiene a sottolineare Vieri Ceriani, sottosegretario all’Economia, c’è stato un intervento a favore dei redditi bassi anche per quanto riguarda i conti correnti: oggi tutti pagano un’imposta di bollo di 34,2 euro, nella nuova versione della manovra ne saranno esentati tutti quelli che in un anno tengono sul conto in media meno di 5 mila euro. E sono in tanti. Le imprese pagheranno 100 euro invece dei 73 attuali. E sempre il Pd ha incassato un minimo correttivo sullo “scalone” che alzava di botto l’età contributiva da 40 a 42 anni per gli assegni di anzianità (vedi pezzo qui sotto). La copertura per questi interventi a tutela dei più colpiti dalla riforma Fornero dovrebbe arrivare almeno in parte da un prelievo extra sulle pensioni più alte: all’aliquota extra del 10 per cento sugli assegni superiori ai 150 mila euro l’anno si aggiunge un ulteriore 15 per cento sulla parte che eccede i 200 mila. Le conquiste del centrosinistra si fermano qua, c’è un emendamento a cui i democratici tengono molto ma ha ancora un esito incerto: il tetto dei 290 mila euro all’anno agli stipendi dei super manager pubblici. Ci si prova da un decennio, senza risultati apprezzabili.
Cose di casta
Come prevedibile, gli interventi sulla casta passano nella versione più edulcorata. Il governo non potrà adottare un “provvedimento d’urgenza” (cioè un decreto) per imporre a deputati e senatori un taglio dei loro stipendi, ma i presidenti di Camera e Senato Gian-franco Fini e Renato Schifani assicurano che “entro gennaio studieremo un sistema di adeguamento delle indennità parlamentari”. Chissà se per allora la commissione guidata dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini avrà finito di calcolare qual è la media europea a cui uniformarsi. O se ci sarà modo di fare un altro rinvio come quello dell’abolizione delle province: mettere una data di scadenza entro cui far decadere gli organi giudicati inutili (come la giunta e i maxi-consigli) sembra proprio impossibile, quindi ora si parla di esaurimento “naturale”. Semplicemente non saranno rieletti, poi nella fase transitoria ci sarà un commissario. Si prevedono tempi lunghi quindi, gli enti simbolo dell’ipertrofia della politica sembrano averla sfangata anche stavolta.
Tasse, ma non per tutti
Il Pdl di Silvio Berlusconi aveva di fatto ottenuto che nella manovra non fossero violati i suoi tabù. E Monti non ha certo interesse a irritare il suo azionista di maggioranza: la tassa sui capitali scudati cambia, come chiedeva la gran parte dell’opinione pubblica, ma non di molto: chi ha rimpatriato dall’estero capitali sottratti al fisco invece di una tantum dell’1,5 per cento pagherà lo 0,4 nel 2011, l’1 nel 2012 e altrettanto nel 2013. L’Imu viene alleggerita, secondo la formula richiesta dal Terzo polo di Pier Ferdinando Casini: 50 euro in meno per ogni figlio. C’è una piccola patrimoniale sui capitali detenuti all’estero, ma è giusto per pareggiare i conti con il bollo titoli in Italia altrimenti si incentivava la fuga verso la Svizzera anche dei soldi puliti, oltre che di quelli in nero (1 per mille nel 2012 e 1,5 nel 2013).
L’unica novità sostanziosa riguarda gli incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani e donne: nel testo della manovra erano 200 milioni nel 2012 e 300 all’anno dal 2013 in poi. Ora sono 200 nel 2012 e 300 per l’intero periodo 2013-2015. Una delle poche cose di cui Monti si era vantato a Porta a Porta viene parecchio ridimensionata. Nella notte sono proseguiti i lavori in commissione e oggi il decreto arriva in aula, alla Camera.