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Tira proprio una brutta aria…!

di Aldo Giannuli - 21/12/2011

Fonte: aldogiannuli


Spigolando sui giornali delle ultime due settimane:

1- L’università militare tedesca ha approntato un piano per il caso in cui la Germania dovesse decidere un repentino passaggio dall’Euro ad altra moneta (il Marco? il Neuro?). Si sa che gli stati maggiori militari -e le loro accademie- spesso elaborano piani teorici con l’augurio di non doverli mai mettere in pratica e che, nella grandissima maggioranza dei casi (per fortuna) restano sulla carta. Dunque, anche questo potrebbe essere (e ce lo auguriamo) uno di quei piani. Però la notizia merita di essere commentata per due ottime ragioni: primo, perchè la semplice notizia dell’apprestamento di un piano del genere ha in sè un notevole  potere di dissuasione nei confronti dei riottosi alleati europei, destinato a pensare nelle trattative in corso. Ed il semplice fatto che essa sia stata fatta filtrare fa pensare esattamente questo.
In secondo luogo, è rilevante che ad aver apprestato un piano del genere non è stato l’ufficio studi della Bundes Bank o il ministero dell’Economia o anche un istituto universitario, ma una accademia militare. Proprio quello che sottolinea il carattere non più esclusivamente economico di un simile passaggio, ma la sua natura prevalentemente politico militare. E’ infatti evidente quali e quanti problemi di ordine pubblico porrebbe un simile passaggio: bloccare le frontiere per impedire l’introduzione di altri Euro, vigilare sui tentativi della malavita organizzata di approfittare della situazione per convertire euro falsi o provenienti da altri paesi, vigilare sul pericolo di ingiustificati aumenti di prezzo nel passaggio da una valuta all’altra, far fronte ad eventuali manifestazioni di protesta ecc.

Tanto per tirarci su il morale, giunge anche la notizia che la Gran Bretagna ha apprestato un piano (anche questo evidentemente curato dalle Forze Armate) di evacuazione dei cittadini del Regno Unito che si trovino nell’Eurozona, in caso di collasso dell’Euro (Corriere della Sera 19 dicembre 2011 p.13).

E’ interessante notare come si inizi a guardare la cosa da un profilo militare. E infatti questo ci fa capire che il debito, quando si sposta dai privati agli Stati, cessa di essere una questione solo finanziaria e diventa in primo luogo una questione di sicurezza e di indipendenza, dunque, una questione prioritariamente politica e militare.

2- Parlando ai quadri del partito e delle Forze Armate, il presidente cinese Hu Jintao ha dichiarato, con la massima non chalance, che “la marina deve prepararsi alla guerra”. La frase è stata riportata da molti giornali, ma senza troppa enfasi, al pari di una qualsiasi uscita propagandistica: una mossa ad effetto per lanciare un segnale agli Usa. In effetti potrebbe trattarsi di questo, dato che sono ripresi i venti di guerra commerciale: ad esempio, con l’introduzione di dazi di ingresso del 22% sulle auto americane (“Sole24ore” 15.12.11). Ma potrebbe anche trattarsi di una mossa finalizzata allo scontro interno fra le correnti del Pcc in vista del congresso, nel quale sembra profilarsi un accordo fra la componente dei “principi rossi” (cui appartiene il segretario in pectore Xi Jnping) e quella dei liberisti di Shangai (cui appartengono il governatore della banca centrale e l’ex segretario Jiang Zemin, del quale, in estate, venne diffusa la falsa notizia della morte) ai danni del gruppo tuanpai (cui appartengono sia Hu Jintao che Wen Jibao oltre che il presidente del Consiglio in pectore Li Kueqiang).

Tutto possibile, però ci sono altri dati da tener presente. Tra settembre ed ottobre si sono ripetuti violenti scontri fra cinesi e vietnamiti per la questione delle isole Spratly e, poche settimane dopo, gli Usa (che appoggiano il Vietnam e Brunei nelle rivendicazioni sulle Spratly) hanno deciso di rafforzare considerevolmente il contingente di marines nelle basi australiane settentrionali. Un avvertimento che la Cina ha subito colto reagendo con una vibrata protesta diplomatica. Che, in questo contesto, il presidente cinese rilasci una dichiarazione di quella pesantezza, non significa certo che siamo nell’imminenza di un conflitto aperto fra Usa e Cina, ma che il clima sta peggiorando a vista d’occhio e la competizione fra i due giganti, dal piano monetario e commerciale inizia a spostarsi su quello della competizione militare. Per ora siamo all’esibizione dei muscoli, ma non si può fare a meno di notare che solo un anno e mezzo fa una dichiarazione del genere da parte di Hu Jintao sarebbe stata impensabile e che, semmai, i cinesi si sbracciavano per sostenere che la loro ascesa aveva bisogno di un lunghissimo periodo di pace.

3. Oggi 19 dicembre 2011 giunge anche la notizia della morte di Kim Il Jong (l’ “amato leader”) , il dittatore nord coreano, figlio di Kim il Sung, primo presidente nord coreano. La notizia era attesa perchè l’uomo era ammalato da tempo, aveva già avuto un infarto nel 2008 ed aveva già preparato la successione con il suo terzogenito, Kim un Jong (l’ “astuto leader” che peraltro sembra assai poco astuto). La Corea del Sud ha messo le sue truppe in stato d’allarme ed anche le forze americane nell’area sono state messe in allerta. Frenetici i contatti fra Corea del Sud, Giappone, Usa e Cina.

In realtà non ci sono motivi per credere  che l’”astuto leader” sia più bellicoso dell’”amato” predecessore, ma è lecito temere un colpo di stato delle forze armate che non lo amano e che puntano su suo cognato. O magari si può pensare che il giovanotto (Kim un Jong ha 27 anni) pensi di scatenare una guerra per guadagnarsi il carisma che gli manca. Tutte supposizioni, d’accordo, ma, ad ogni buon conto tutti mettono l’arma al piede.

4- Il governo turco annuncia di stare meditando la possibilità di una azione militare contro la Siria che, per parte sua, punta i suoi Scud su Ankara.

Insomma, preoccupanti segnali di uno scivolamento sul piano politico-militare non ne mancano. Semmai sorprende la leggerezza di  tono dei mezzi di informazione nel dare certe notizie.

Aldo Giannuli