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Luce ed ombra

di Marco Francesco De Marco - 27/12/2011

 




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Siamo in guerra. Non c’è la crisi. E se c’è e così la vogliamo chiamare, chi l’ha creata a tavolino oggi ci presenta i suoi servi per fingere di risolverla. Per chi domina il mondo è relativo che si produca troppo o troppo poco. Non è fondamentale che si cresca né tantomeno decrescere (che non significa niente). Questi sono fenomeni secondari, che pur producono tragedie sociali, disperazione, alienazione. Secondari perché non cause ma effetti.
Ad un livello più alto, in una partita a scacchi che dura da millenni, luce ed ombra si fronteggiano. L’avanzata e l’arretramento dell’una o dell’altra producono le evidenze sulle quali si attestano le attenzioni ipnotizzate dei popoli “lucidamente e responsabilmente vigili sui democratici destini del mondo”. Se volessimo calare nella storia lo schema apparentemente manicheo, potremmo dire che questa è l’ennesima guerra tra Roma e Cartagine, tra l’ordine ed il caos, tra il bello e la distruzione, tra i boschi ed il deserto…tra la vita e la morte. Nel mondo cancerogeno e radioattivo appare difficile identificare un fronte luminoso. Più semplice, per i pochi che posseggono i mezzi per una lettura “strutturata” della storia, l’identificazione di un fronte oscuro, organizzato piramidalmente, dal livello esoterico fino a quello politico culturale, passando per le elite sapienziali e quelle tecno-finanziarie.
Ma se Cartagine è viva ed in buona salute, Roma dov’è? Dovunque vi sia vita, speranza, luce. Roma è il simbolo di un mondo nel quale il ghiacciaio concede acqua al fiume, che la porta agli esseri viventi, che la assumono quale parte dinamica di sè. I nemici di questo mondo desiderano intensamente, ossessivamente, che quel fiume sparisca e che al suo posto vi sia solo sabbia, pietrisco e polvere. Essi bramano la distruzione di ogni foresta, l’inquinamento di ogni mare o fiume o lago. Vogliono la fine di ogni luogo silenzioso ed ispiratore, odiano l’arte, la vera arte, ed ogni forma di viaggio che porta l’uomo a staccarsi dal suo corpo per poi tornare con una musica struggente, un tratto fascinoso da pennellare, un muscolo virile da scolpire. Odiano tanto gli uomini quanto gli animali, e progettano l’estinzione degli uni attraverso le tecnologie genetiche e l’indifferenziazione razziale, culturale e linguistica, e degli altri attraverso l’attacco ad ogni residuo habitat naturale che permetta l’esistenza di un microcosmo equilibrato ed indipendente dalle distruzioni moderne.
Il mondo delle origini e delle meraviglie naturali, e le civiltà che in esso nacquero e si estinsero, era nel suo insieme, la luce, il bello, l’armonia. Quello che la Roma delle origini volle rappresentare. Anzi, il motivo stesso per il quale Roma fu fondata: oltre il millennio etrusco ed il caos imminente, un principio di affermazione di luce e splendore. Non la perfezione, orribile orizzonte psichico di natura giacobina, che alcuni modernissimi anti-moderni agitano sconsideratamente contro chi ricorda le civiltà antiche ispirate ed orientate verso l’alto. Oggi Roma resiste perché ed essa appartengono tutti i residui di vita e bellezza, di flora e fauna; perché ogni celeste del cielo e verde di selva è frutto della “mente” degli dei che così vollero pensare e disegnare il mondo. La luce resiste perché è immensamente vasto il cosmo delle meraviglie, e la sua definitiva distruzione potrà avvenire solo quando tutto, tutta la Terra avrà cessato di brillare e pulsare. Ecco perché i padri ed i figli di Cartagine vogliono distruggere tutto senza fare prigionieri, ecco perché vogliono la fine di ogni tradizione, di ogni via al sacro, di ogni popolo, lingua. Capitalismo e tecno finanza, sovranità monetaria usurpata, controllo dei media per narcotizzare ed ipnotizzare, sono solo dei mezzi e non il fine ultimo. Ci vogliono lasciare nei recinti muti colorati della modernità, con tanto materialismo, un po’ di decrescita, un pizzico di buddismo o di islam, che qualcuno considera “ultimo baluardo della tradizione”, ed ovviamente il solito pacco di democrazia, egualitarismo, solidarietà, pacifismo, buonismo, volontariato, società civile, razionalismo. C’è n’è per tutti, al supermercato del simulato dissenso. Da Marx alla new age dispongono di ogni percorso e, diabolico assurdo, traggono profitto da ogni opzione, sia essa conformista o anticonformista, atea o new age, pantofolaia o vitalistico titanica.
Tanto, che tu sia buddista o cattolico o musulmano, a loro poco importa. Puoi essere uno skin head od un no global, un keynesiano, un socialista, uno statalista, un liberale, un turbo capitalista od un fondamentalista ecologico. L’importante è che tu non sappia, o non creda solo anche per un attimo, che tutto avviene nello stesso recinto e che tu in quel recinto, nel quale non credi di vivere, sviluppi il tuo apparente dissenso, opposto ad apparenti dissensi di segno diverso, anch’essi come il tuo sapientemente controllati. I figli di Cartagine, così come il predatore di cui ci parla Castaneda, si nutrono di ogni forma di vita ed energia (prana) ed in particolare della sua forma umana (ki). Ogni forma di libertà assoluta, ogni lucidità estrema è sintomo di grandi risorse energetiche (la patina di luminosità di cui ci parla Don Juan) e come tale va attaccata e predata.
Riflettiamo per qualche momento, ma poi il predatore ci sussurra perfidamente: “Ma quale Roma e Cartagine, ma quale ombra o luce, tutto questo non esiste, è solo il delirio di un pazzo. I pazzi erano sacri solo nelle civiltà primitive, nelle caverne degli uomini preistorici con la pelliccia, la clava e la lingua scimmiesca, come ci insegna il grande Darwin. Esiste solo la storia, il suo divenire, lo sviluppo e l’antisviluppo, la democrazia, e la dittatura. La modernità è la meraviglia delle meraviglie che ti renderà felice, e se dovrai pagare piccoli pedaggi, un figlio morto per overdose di eroina, qualche aborto per affermare i diritti civili, una strage di operai sterminati dalla chimica e dai suoi veleni, un po’ di morti in incidenti stradali durante le feste consumistiche travestite da eventi religiosi; ebbene non ti preoccupare: noi figli di Cartagine ci nutriamo delle energie di quei morti allo stesso modo di quelle dei vivi che nascono e muoiono nei nostri recinti. E’ un piccolissimo pedaggio alla modernità, l’era della felicità che tutti aspettavate da sempre. E se non vorrai essere entusiasticamente moderno, non ti preoccupare…potrai scegliere di essere anti-moderno."