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Iran: il giorno del giudizio

di Gianfranco Campa - 08/01/2012



 


Come previsto, la tensione tra l’Iran e l’Occidente ha raggiunto il suo punto di ebollizione. Le ultime due settimane sono state molto frenetiche nello scambio di accuse, minacce e propaganda tra gli americani e gli iraniani. Il 15 dicembre, gli iraniani hanno annunciato la possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, decrivendone le operazioni militari e la capacità degli iraniani di implementare e realizzare una tale possibilità.
Lo Stretto di Hormuz è geograficamente situato tra l’Iran, gli Emirati Arabi Uniti e la Penisola di Musandam in Oman ; lo Stretto di Hormuz collega il Golfo di Oman con il Golfo Persico. La sua posizione strategica rende lo stretto una delle vie di acqua navigabile più importanti del mondo.  In questa fascia di acqua larga 21 miglia si stima che ogni giorno transitano 15 milioni di barili di greggio. Il novanta per cento di tutto il petrolio esportato dagli Stati del Golfo viene trasportato su petroliere che attraversano lo stretto;  l’equivalente di più di 1 / 5 dl fabbisogno di petrolio del mondo.
La minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz arriva in un momento in cui il cappio intorno all’Iran si sta stringendo ancora di più. L’Iran sa che sta vivendo di giorni contati. Lo scambio di pugni dialettico tra l’Iran e l’Occidente sta diventando rapidamente più difficile da sequire. Ci sono nuovi continui sviluppi  a un ritmo giornaliero frenetico. Il  capo della marina iraniana, Sayyari, ha dichiarato che “La chiusura dello Stretto di Hormuz è molto facile da attuare per le forze navali iraniane. L’Iran ha il controllo completo di questo  corso d’acqua strategico “. La  Quinta Flotta  della US Navy, basata in Bahrain, ha risposto affermando che” Qualsiasi interruzione non sarà tollerata. ” L’Iran ha risposto conducendo le sue manovre militari nella regione dello Stretto e del Golfo, cosa che fa annualmente dal 2006 per esibire la propria capacità militare. L’Iran ha testato missili a lungo e corto raggio. Per questo motivo l’Amministrazione di Obama ha firmato  un accordo del valore di 4 miliardi di dollari con gli Emirati Arabi Uniti per la vendita di un avanzato sistema di intercettazione  antimissile in grado di abbattere missili iraniani. Gli EAU sono impegnati nella costruzione di un oleodotto teso ad aggirare lo Stretto di Hormuz; cosa che di cui gli iraniani non sono affatto felici. L’amministrazione Obama ha anche firmato un accordo di 60 miliardi dollari per la fornitura di armi all’ l’Arabia Saudita, le cui clausole includono, tra le altre cose, centinaia di F-15, jet da combattimento ed elicotteri Black Hawks  per scoraggiare l’aggressione iraniana. Nella disputa verbale tra l’Iran e gli Stati Uniti, gli europei hanno fatto pesare  la loro opinione tramite il portavoce del ministero degli Esteri Francese, Bernard Valero il quale ha detto:  “Proprio come nelle questione dei diritti umani (rieccoci con questi diritti umani) e della non proliferazione nucleare, chiediamo al le autorità iraniane di rispettare le leggi  internazionali … Tutte le navi, non importa di quale bandiera, hanno il diritto di attraversare lo Stretto di Hormuz sotto l’egida della Convenzione ONU del 1982 sul diritto marittimo. “
Il 31 dicembre 2011 Obama ha firmato un disegno di legge da 662 miliardi di dollari di spese militari. Allegata a questa spesa ci sono anche le sanzioni più dure mai attuate contro l’Iran. A imprese e istituzioni finanziare, comprese le banche centrali, sarà vietato condurre business  negli Stati Uniti, se coinvolte in scambi affari con l’Iran. Un certo numero di nazioni hanno già chiesto agli Stati Uniti di rinviare l’attuazione di queste nuove sanzioni. Nazioni come la Corea del Sud sono dipendenti  dal petrolio greggio importato dall’Iran. Le sanzioni degli Stati Uniti dovrebbero essere seguite da quelle dell’ UE contro l’Iran. Le sanzioni devono essere discusse alla fine di questo mese dai ministri degli Esteri dell’area europea  a Bruxelles; ma anche nel caso dell’UE, nazioni come la Grecia hanno espresso il loro disappunto per una possibile mossa europea di imposizione di sanzioni contro l’Iran. La ragione dell’obiezione greca a una tale decisione  va ricercata nella dipendenza della Grecia dal petrolio iraniano. Molti non sanno che numerosi esportatori di petrolio hanno rifiutato di trattare con la Grecia, per paura di una possibile insolvenza; l’Iran e` stata una delle poche nazioni esportatrici di greggio disposte a concedere credito alla miserabile Grecia. È del tutto verosimile che, pur se la Grecia si e` opposta alle possibili sanzioni dell’ UE contro l’Iran  discusse nel  mese di dicembre, la Grecia stessa finirà per cedere di sicuro alla decisione che  sarà presa alla prossima riunione del 30 gennaio. La riunione di gennaio è stata convocata dal presidente Nicolas Sarkozy nel momento in cui ha proposto un embargo sul petrolio iraniano per mettere  ulteriormente sotto pressione quel paese. Ciò è coerente con il concetto di una nazione come la Grecia, non più paese sovrano, quindi non più in grado di tutelare i propri interessi.
In questo gioco del topo contro il gatto tra l’Iran e l’Occidente, la posta è molto alta. L’Iran che si trova ad affrontare le sanzioni finanziarie più dure mai attuate, continua il suo programma nucleare a pieno regime. L’Iran è alle prese con una crescente crisi economica. La sua moneta, il rial, si e` svalutata nelle ultime settimane nei confronti di tutte le altre principali valute. Il rial è passato da una quotazione minima di 10299,043 IRR contro dollaro  in data 11 maggio 2011 a un massimo di 11.189,7853 IRR al 1° gennaio 2012, stando solo al cambio ufficiale. Il costo della vita è in aumento, soprattutto su determinati prodotti come gli alimentari. In questo scenario, le sanzioni comportano un onere aggiunto per il popolo iraniano. Ci sono anche segnalazioni di atti di terrorismo e lotta armata all’interno del territorio iraniano tra curdi e forze di opposizione da un lato (spalleggiate dai servizi segreti occidentali) e la guardia rivoluzionaria dall’altra parte.
La domanda da porsi è se gli iraniani posseggono la capacità di chiudere lo Stretto di Hormuz. Abbiamo un precedente nella storia che può darci l’opportunità di formulare un’ipotesi plausibile su cosa potrebbe accadere se gli iraniani mantenessero  le loro promesse di bloccare quello Stretto: la guerra delle Petroliere. La guerra delle petroliere  e` stata una conseguenza del conflitto più ampio tra Iran e Iraq. Nel settembre 1980, l’Iraq ha attaccato l’Iran scatenando un conflitto che sarebbe durato per quasi otto anni. E stata una sanguinosa guerra di trincea combattuta a volte corpo a corpo in cui centinaia di migliaia di persone hanno perso la vita. Ne i primi quattro anni di guerra, ci sono stati attacchi di entrambe le parti alle navi che trasportavano merci, soprattutto petroliere, attraversando lo Stretto di Hormuz e il Golfo Persico. Ma nel 1984, gli attacchi alle petroliere sono aumentati con l’Iraq deciso a sfruttare il vantaggio della superiorità aerea per attaccare le petroliere che  lasciavano i terminali petroliferi iraniani nella regione del Golfo. Gli iracheni hanno  tentato di rompere in questo modo la situazione di stallo nella guerra contro l’Iran, cercando di interrompere  le esportazioni di petrolio dell’Iran e costringere quindi  l’Iran al tavolo dei negoziati. Ma l’Iran rispose attaccando navi cisterna che trasportavano petrolio del Kuwait e dell’Arabia Saudita. Solo nel 1984 ci furono più di 70 attacchi a navi mercantili. Nel corso del la guerra delle petroliere, le navi che hanno subito la maggior parte degli attacchi sono state quelle del Kuwait. Nel 1986, il Kuwait chiese alla comunità internazionale di proteggere le sue navi. L’Unione Sovietica rispose per prima; in seguito, nel 1987, l’Amministrazione Reagan seguì l’esempio dell’URSS scortando 11 petroliere del Kuwait con bandiere americane.  Aveva cosi ufficialmente inizio l’operazione Earnest Will. Questo intervento occidentale non impedì agli iraniani e iracheni di continuare gli attacchi alle  navi mercantili. L’atto più paradossale di questa guerra si compì quando l’attacco di un caccia iracheno con due missili, nel  maggio 1987, contro la “alleata” USS Stark, uccise37 marinai americani, ferendone 21. L’ Iraq, chiese scusa, ma gli Stati Uniti useranno questo incidente per incolpare l’Iran della escalation del conflitto. Da quel momento la guerra delle petroliere diventerà  effettivamente un conflitto militare tra Iran da un lato e Stati Uniti / Iraq dall’altro. La guerra delle petroliere si evolverà da quel momento nel più grande conflitto navale militare dalla fine della seconda guerra mondiale. La tattica iraniana fu di  usare mine e piccole barche per molestare le navi del Kuwait. Queste  attività venivano  prevalentemente svolte di notte sotto la copertura delle tenebre e cercando di non attaccare nessuna nave americana per non coinvolgere direttamente le forze degli Stati Uniti. Gli iraniani sapevano di non poter competere con la  marina americana. Gli americani si adattarono rapidamente a queste tattiche di guerriglia navale  usate dagli iraniani . Gli americani cominciarono ad usare le forze speciali Navy Seals,  utilizzando anche elicotteri  e unità anfibie capaci di volare e combattere di notte, colpendo in profondità in acque e territorio iraniani. Molte delle imbarcazioni militari iraniane furono  affondate, cosi come molte delle piattaforme di petrolio iraniano. Un paio di navi americane, come la fregata statunitense Samuel B. Roberts furono danneggiate dalle mine, senza perdita di vite americane. La fine della guerra è arrivata quando la USS Vincennes “accidentalmente” abbatterà un aereo civile iraniano (Iran Air Flight 655) il 3 luglio 1988 uccidendo 290 civili, tra cui oltre 60 bambini.
La guerra delle petroliere solo momentaneamente e parzialmente deragliò l’invio di greggio attraverso il Golfo. I prezzi salirono alle stelle, ma poi si stabilizzarono quando i paesi produttori  trovarono altri modi per aggirare il problema.
Poniamoci quindi la domanda un’altra volta: l’Iran ha la capacità di chiudere Hormuz? Forse hanno la possibilità di interrompere il flusso di petrolio, almeno temporaneamente, ma tutto ciò metterebbe l’Iran in rotta diretta di collisione con la  marina degli Stati Uniti. Gli iraniani stanno cercando di mandare un messaggio con la loro forza militare, mostrando i muscoli attraverso  operazioni di esercitazione militare; ma se l’Iran ha acquisito nuove armi nel corso degli anni, hanno di fronte, dall’altra parte, la Quinta Flotta  della marina americana;  una delle più attrezzate e tecnologicamente avanzate  della intera flotta navale statunitense.
La retorica dell’Iran mira principalmente  non a un confronto diretto con l’Occidente, ma a guadagnare  tempo e  sollecitare un intervento delle nazioni amiche dell’Iran, come la Cina e la Russia; soprattutto la Cina che è un cliente del petrolio iraniano. L’Iran ha inoltre invocato l’Europa come partner interattivo  e di scambi commerciali; purtroppo, però, quando Mahmoud Ahmadinejad qualche anno fa  si appellò all’Europa proponendo che  l’euro diventasse la moneta principale di scambio nel mondo, in sostituzione del dollaro, nel tentativo di isolare gli Stati Uniti, ma con il totale controllo da parte di questi  dell’Europa, l’Iran fece uno sbaglio tattico mortale suggellando il proprio destino . Forse l’Iran conta sulla volontà di Cina e Russia di porre il veto a qualsiasi risoluzione delle Nazioni Unite . Ma, se l’Iran provoca un intervento militare dell’Occidente, tutto fa pensare che nessuno verrà in suo  aiuto militarmente. I segnali sono scritti in lettere cubitali. Solo una settimana fa, in un articolo pubblicato da Russia Today, un alto ufficiale russo della marina ha affermato che “Le risorse da combattimento della  Marina iraniana non sono comparabili con le potenzialità di fuoco del gruppo di portaerei degli Stati Uniti entrato nello Stretto di Hormuz e quindi non sono in grado di opporsi .” Il Vice Comandante della Marina Russa Ammiraglio Kapitanets ha anche  detto che per  le forze della Marina degli Stati Uniti sarà un gioco distruggere impianti e forze costiere iraniane. Lasciatemi interpretare per voi quello che questa dichiarazione vuol dire nel linguaggio diplomatico; si tratta di un messaggio della Russia all’Iran che  in realtà voleva dire: Caro Iran, non tentare di provocare uno scontro militare diretto contro gli Stati Uniti. Non sei in grado di affrontare un conflitto su larga scala contro l’Occidente. Noi russi vi aiuteremo diplomaticamente se possibile (anche se abbiamo I nostri cazzi di cui preoccuparci); ma se scegliete il conflitto militare allora siete in sostanza da soli.
Il giorno del giudizio per l’Iran si sta avvicinando velocemente. L’Iran è sempre più un paese isolato, con pochi amici su cui contare. Le mosse alle quali potrebbe essere costretto l’Iran, nel tentativo di arrestare la corsa in condizioni sfavorevoli al confronto militare, porterebbero a  cambiare il tono della propria retorica e cercare un forte approccio diplomatico.. L’Iran ha sottolineato l’intenzione di incontrarsi con i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, oltre alla Germania. Un incontro in Turchia nel gennaio dello scorso anno tra Iran, Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Russia, Cina e Francia non ha prodotto alcun risultato positivo riguardo al programma nucleare iraniano. Un altro fallimento nel negoziato con l’Occidente significherà il disastro per gli iraniani. Il tempo stringe per l’Iran. La primavera potrebbe essere la migliore finestra per un attacco ai siti nucleari iraniani. L’Iran non può neanche lontanamente permettersi di  provocare una possibile reazione militare occidentale. Per il momento, le parole rimangono solo parole; ma tutto quello che serve per avviare un vero e proprio scontro militare è soltanto un “incidente casuale”. Confido nell’intelligenza dell’Iran  nel comprendere che provocare il serpente Obama nell’ anno delle elezioni presidenziali americane equivarrà ad una sentenza di morte.