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La duchessa

di Giampaolo Guizzardi - 09/01/2012

 

Non c’è infelicità mancante: un matrimonio infelice, un amore infelice, una vita infelice e costretta dai rigidi schemi di una società tanto inflessibile quanto ipocrita.

In un’epoca di passaggio, la morte del settecento che in Francia conduce all’età contemporanea (e non è scontato un giudizio favorevole su questo avvenimento), nelle placide dimore georgiane, all’ombra di un impero frivolo e glorioso, prospero ma decadente –come mostra la secessione liberale delle colonie d’America- animato da grandi spinte di idealismo ma anche da ben più gretti egoismi la figura sensuale e tragica della Duchessa di Devonshire, Georgiana dei Conti Spencer.

Costretta diciasettenne a contrarre matrimonio con il potente Duca di Devonshire, il suo unico scopo diviene quello di assicurare un erede maschio all’ormai non più giovane Duca, all’improvviso la sua infanzia, tutta la serenità dei giochi e di primi pallidi ed ancora inconsapevoli amori le vengono rubati e al loro posto le vengono dati una casa vuota ed enorme, un marito geloso e freddo, infedele ed arrogante, una vita passata a compiacere gli altri e a sorridere mentre la voragine si allarga dentro il proprio cuore.

Figlie, neanche fossero mostri o aborti. No, non sono il maschio desiderato. Georgiana non è altro che l’utero che partorirà il legittimo erede. Una figlia “ereditata” da una relazione del marito e il letto coniugale intriso di tradimento.

Handel, musica sull’acqua, un ricevimento del partito liberale, dei whig, ed un ricordo… quel ragazzo che un tempo aveva vinto per lei una corsa… era il giorno in cui le fu annunciato il proprio matrimonio col Duca, una attrazione che cresce nel silenzio e nell’insoddisfazione della propria vita diviene quasi un altrove, un rifugio, un ancora di irrealtà cui aggrapparsi per non soccombere.

Intanto il Duca le ha rubato anche la sua migliore amica, che ora è l’amante ufficiale del marito, che ora gli ha portato in dote informale ben tre figli maschi quando lei non era riuscita a concepirne nessuno e allora lei s’abbandona senza ritegno all’unica speranza, all’unica persona che non la può tradire perché c’è un destino che reca il loro amore.

Georgiana ama il giovane e sincero conte Grey, liberale convinto e con l’idealismo pazzo e tuttavia così vivo degli adolescenti. Si amano e vincono, il loro mondo è un mondo nel mondo, un mondo furtivo e incompleto, ma pur sempre un mondo.

Un uomo come il Duca, un uomo così deve avere il totale dominio su ogni cosa, come un capobranco del mondo animale ogni femmina è sua e non c’è freno alla sua volontà. Vuole l’erede maschio, vuole l’amante, vuole che la moglie gli sia fedele (ma forse e soprattutto, in verità) vuole che la sua fama rimanga intatta e così compie l’atto più brutale, lo stupro. Violenza perpetrata nel sesso che da elemento di vita diviene offesa e sopruso. L’annientamento è compiuto. No, Georgiana è una eroina greca, non accetta che tutto sia perduto: ancora si illude di poter fuggire e di potersi chiudere in quel mondo fragile di verità che vive con Grey, e allora il Duca la raggiunge a Bath, città dove senza scandalo nella casa della duchessa georgiana e Grey vivono assieme sogni ed amore, e là precipita pure la propria violenza: o la perdita delle proprie figlie e la fine di ogni possibile carriera per il giovane Grey o l’immediata fine della relazione extraconiugale.

Amore contro amore. Come nelle parole di Goethe: “tragedia è un conflitto inconciliabile che porta all’annientamento dell’eroe, quale che sia la sua scelta”. Vince l’amore per Grey e per le sue figlie. Georgiana rinuncia a Grey perché lo ama e il suo amore non è egoistico e vile, ma vero. Georgia sceglie una vita infelice pur di non perdere le tre persone che più ama.

Ma la sorte non ha pietà dei vinti: da quei giorni d’amore Georgiana concepisce un figlio e il marito la obbliga a darlo ai parenti di Grey.

Nella nebbia e tra canali e strade fangose, in un giorno senza sole e senza umanità Georgiana perde suo figlio. Cassandra che urla e diventa pietra, l’immobilità già mortale di Ecuba, le grida di Astianatte.

Lo spettacolo deve andare avanti , in un’epoca di passaggio, la morte del settecento che in Francia conduce all’età contemporanea, nelle placide dimore georgiane, all’ombra di un impero frivolo e glorioso il tetro teatro della società deve andare avanti e mariti infedeli devono stare al fianco di mogli infelici sotto gli occhi e i sorrisi dei pari, di lontano ecco l’unico amore che già corre ad un suo destino. E’ fidanzato il giovane Grey ed a una Duchessa ormai ridotta a simulacro di macerie racconta la bellezza del figlio che non ha più, la invita a vederlo –ospite in una vita non sua – mentre le danze muovono il vento.

Per fortuna alla fine arriva la morte che da a tutti uguale mestizia, alle amanti dà corone di spose, alle spose dà corone di pace. Ai figli e ai figli dei figli rimane l’eco lontana di un nome, alle volte una immagine e forse solo allora, in un ricordo ormai vano, si scorge un atomo d’amore.