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Primavera nigeriana?

di Debora Billi - 10/01/2012

In Nigeria la benzina raddoppia di prezzo, e la popolazione sciopera e scende in piazza contro un governo corrotto. E' un'altra primavera, o l'ennesima rivolta inutile?



Abbiamo parlato tante volte di Nigeria. Un Paese martoriato dalla violenza, dalla corruzione, dall'inquinamento, un vero inferno petrolifero in terra.

I nigeriani hanno tanto petrolio, e ne hanno visti da sempre solo gli aspetti più deteriori. Unico misero vantaggio in tanta desolazione: la benzina sussidiata, che come in tanti altri Paesi petroliferi (Iran, Libia e Paesi del Golfo) costa niente ed è un piccolo aiuto per la popolazione.

Ma come accade anche altrove, la benzina a poco prezzo alla fine scassa l'economia. Non si costruiscono raffinerie, perché poco convenienti, e la Nigeria ha finito con l'importare il 70% del fabbisogno in carburanti raffinati. Una spesa notevole. Così, il Presidente Jonathan ha detto basta e la benzina è raddoppiata di prezzo da un giorno all'altro. Insieme alla benzina, i trasporti e i generi alimentari, in un Paese dove molti sopravvivono con 2 dollari al giorno.

Il risultato è una rivolta generale, la popolazione in piazza e uno sciopero che ha paralizzato anche l'industria petrolifera. I cittadini rifiutano di accettare provvedimenti così pesanti da un governo corrotto che li opprime da decenni. La Polizia mostra i kalashnikov, la gente chiede l'energia elettrica e l'acqua che non ha mai avuto, pur sguazzando nel petrolio (sguazzando anche fisicamente, vista la pessima manutenzione delle tubature).

Blocchi stradali, sparatorie, ma i rivoltosi sembrano intenzionati a non cedere. Probabilmente è un'altra delle primavere di rivoluzione, ma non essendo una "primavera araba", e colpendo gli interessi petroliferi, desta poco entusiasmo tra i twittatori occidentali.