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L’Iran, l’occidente e l’Eurasia

di Alessandro Lattanzio - 25/01/2012


La decisione dell’Unione Europea di imporre l’embargo sui prodotti petroliferi iraniani, non sorprende, rientrando perfettamente nella politica e nella strategia adottata verso l’Iran da almeno qualche anno; dalla fallita rivoluzione ‘colorata’ imbastita in occasione della seconda elezione del presidente Ahmadinejhad.
Questa decisione, viene adottata come estrema risorsa dal blocco atlantista, essendo fallite le altre mosse adottate contro l’Iran e il suo processo di sviluppo industriale-economico. Il Libano, ad esempio, è stato il primo teatro dove attuare questo ‘Roll Back’ regionale anti-iraniano. Si pensi al tribunale speciale per il Libano, istituito per smantellare Hezbollah e spianare la strada alle forze locali anti-iraniane, espressione degli interessi del blocco geopolitico costituito da Francia, Regno Unito, USA, Arabia Saudita e Qatar (e Israele con un ruolo necessariamente defilato e la notevole ambiguità della Turchia).
Poi, in seguito alla ‘Primavera Araba’ è stata giocata la carta del terrorismo camuffato da manifestazione popolare contro la Siria, principale alleato regionale dell’Iran. Sebbene la popolazione siriana stia soffrendo le conseguenze del terrorismo alimentato da Turchia, Giordania, Qatar e Arabia Saudita, esecutori di un precisa strategia elaborata a Washington, Parigi e Londra, le autorità di Damasco controllano la situazione interna, godendo del supporto della totalità della popolazione. Evento che ha costretto i terroristi infiltrati in Siria a ricorrere agli attentati indiscriminati. Ciò ha segnato il fallimento della strategia volta a rovesciare il governo baathista siriano.
Quindi, alla luce di tutto ciò, e del ritiro delle forze d’occupazione statunitensi dall’Iraq, altro segno che sottolinea la grave sconfitta geo-strategica regionale di Washington, e del contemporaneo rafforzamento del ruolo di Tehran in Medio Oriente, le forze più direttamente coinvolte nel sovvertimento del quadro mediorientale, USA, Francia, Regno Unito e NATO, ricorrono alle loro ultime risorse come l’embargo petrolifero e finanziario verso l’Iran. Una mossa suicida che mostra semplicemente la subalternità dei ceti dirigenti europeisti ai desiderata di Washington e Tel Aviv, e che per giunta si rivela sempre più fatua: Russia e Cina confermano il loro sostegno incondizionato all’Iran e ai suoi alleati, l’India stipula contratti energetici con Teheran, Ahmadinejad dispone di una solida rete di solidarietà e di relazioni economico-politiche nell’America Latina, il Pakistan si sta scrollando di dosso l’ingombrante presenza statunitense, che causando migliaia di vittime tra la popolazione pakistana, ha spinto le autorità di Islamabad ha rafforzare i legami con la Russia, la Cina e l’Iran, e ad allentare i contrasti con l’India. Elemento su cui invece contavano le autorità statunitensi per imporre la loro presenza nella regione.
Riassumendo, le azioni e i propositi di Bruxelles, in tale quadro, assomigliano a un gioco al massacro, ma si tratta di un massacro che gli stati europei si auto-infliggono, un autolesionismo dettato sia dall’evidente cecità dimostrata verso i cambiamenti avutisi negli equilibri mondiali, e sia dalla suaccennata subalternità europea verso Washington e Tel Aviv. E questo mentre a Washington, l’amministrazione Obama agisce su motivazioni interne, dettate dalle elezioni presidenziali di quest’anno, mentre contrariamente che a Bruxelles, a Tel Aviv il premier Netanyahu e il suo ministro degli esteri Liberman lavorano per stringere legami e contatti con Mosca, con la costruzione di un monumento dedicato al soldato dell’Armata Rossa.
Il 2012 è l’anno del Drago, e le mosse dell’occidente fanno si che lo sia anche sul piano geopolitico e diplomatico internazionale.