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La "crescita" non è necessaria

di Pietro Ancona - 26/01/2012

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Respingiamo gli obiettivi di "crescita"che il governo Monti vuole imporre attraverso una redistribuzione delle risorse a vantaggio delle banche e delle imprese e delle rendite. Non è necessario "crescere" in un mondo in cui esiste un fortissimo squilibrio a danno di tante aree emarginate o sfruttate ed in cui alcuni Paesi hanno intrapreso una coraggiosa battaglia per la loro emancipazione, per fare stare meglio i loro popoli e si stanno sviluppando : Brasile, India, Cina, Venezuela, argentina,....
L'Italia e l'Europa non hanno bisogno di crescere ma di usare diversamente le loro risorse, ripartirle in modo equo, fermare la crescente diseguaglianza sociale, usare meglio e parsimoniosamente i beni naturali della terra. Deve cessare l'ossessione del PIL e la guerra finanziaria , aborrire l'idea stessa della competitività, stabilire rapporti di import-esport basati sui bisogni generali e con obiettivi davvero liberali verso i paesi più poveri.
Al posto della crescita una diversa organizzazione economica ed un piano di riallocazione delle risorse dal capitale e dalla rendita al lavoro di almeno il cinque per cento l'anno. Migliorare i consumi collettivi, aumentare i salari subito di almeno il venti per cento, abolire tutti i contratti atipici , dismettere tutte le privatizzazioni che creano sanguisughe sui beni e sui consumi pubblici (vedi autostrade e treni), ripristinare la scala mobile. Realizzare un programma di investimenti pubblici basati su piccoli progetti di manutenzione e miglioramento del territorio, rinnovo del patrimonio immobiliare scolastico ed ospedaliero etcc. Investire sulla cultura e non asservirla alle imprese!
L'Italia può anche decrescere del 2 per cento o stagnare come è successo al Giappone per almeno un decennio ma può farsi un equilibrio economico e sociale interno che le consenta di stare serenamente al mondo senza l'angoscia dei listini di borsa e del saliscendi dello spread. Potremmo decidere di non negoziare i nostri titoli di Stato e di emetterli con un tasso fisso e fare una politica di progressivo sganciamento dal finanziamento dello Stato attraverso il mercato finanziario. Obiettivi non di crescita del PIL ma di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni oggi sull'orlo della rivolta sociale per la crescente pauperizzazione dei ceti medi produttivi ed il degrado del ruolo dello Stato. Dare un lavoro a tutti costa molto meno che avere il nove per cento dei disoccupati. Si può dare lavoro a tutti remunerato con il Salario Minimo Garantito spostando risorse dai privilegi delle caste politiche regionali a vantaggio di cantieri di lavoro aperti fino all'assorbimento di tutta la disoccupazione locale.