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Che si chiami I.C.I., che si chiami I.M.U., sempre di imposta-truffa si tratta

di Maurizio Gasparello - 01/02/2012




 C’era una volta l’ILOR
L’ILOR (Imposta Locale sui Redditi) era un’imposta che colpiva i redditi “fondati” (ossia che non hanno bisogno, per la loro produzione, di alcuna attività lavorativa)[1] per attuare una discriminazione qualitativa rispetto ai redditi “guadagnati” (quelli che hanno bisogno di un’attività lavorativa per essere prodotti)[2].
 Si trattava di un’imposta aggiuntiva all’imposta personale sui redditi che colpiva solo i redditi derivanti da una fonte di capitale o mista e, come tale, riguardava anche i redditi dei fabbricati.
L’ILOR era pertanto un’imposta con una forte valenza sociale in quanto aumentava la pressione fiscale sui redditi diversi da quelli derivanti dal lavoro e aveva come unico difetto quello di finire nelle casse dello Stato e non, come ci si sarebbe potuto aspettare in base alla sua denominazione, agli Enti locali (Comuni, Provincie e Regioni)....

 
Poi arrivò l’I.C.I.
L’I.C.I. (Imposta Comunale sugli Immobili) venne introdotta nel 1993 in contemporanea con l’abolizione dell’ILOR sui redditi immobiliari. La cosa positiva fu che l’I.C.I finiva nelle casse dei Comuni anziché in quelle dello Stato (attuando così una forma di federalismo fiscale mediante la sostituzione di un’imposta centrale con una locale), quella perversa fu il cambiamento della base imponibile dell’imposta avvenuto con la successione tra i due tributi.
L’ILOR, infatti, colpiva il reddito prodotto dal fabbricato, per cui:

    se il proprietario utilizzava direttamente l’immobile (come nel caso di uso ad abitazione della sua “prima casa”), la base imponibile era costituita dalla rendita catastale[3]; se l’imponibile ILOR ottenuto sulla base di tale rendita era di 1.000.000 di Lire, il proprietario avrebbe dovuto sborsare al fisco il 16,2% di tale imponibile, ossia 162.000 Lire;
    se il proprietario invece otteneva un reddito dall’immobile (come nel caso di una locazione a favore di terzi) la base imponibile era formata dal reddito percepito[4]; se un alloggio come quello sopra descritto fosse stato locato con un canone d’affitto che generava un imponibile ILOR di 5.000.000 di Lire, il proprietario avrebbe dovuto pagare 810.000 Lire d’imposta.
Con l’ICI invece la base imponibile cambia radicalmente, in quanto viene calcolata, per entrambi i casi sopra citati. sulla base della rendita catastale rivalutata: questo vuol dire che due alloggi identici, uno utilizzato come prima casa e l’altro affittato a terzi, hanno come base di partenza lo stesso imponibile ai fini I.C.I. (anche se, in caso di utilizzo come prima casa, la base imponibile viene poi mitigata con lo specchietto per le allodole delle relative agevolazioni, fatte munificamente cadere dall’alto dal fisco con la faccia del poliziotto buono).
Il passaggio dall’ILOR all’I.C.I. costituì un enorme regalo per i grandi redditi fondiari (nell’ordine del 70-75% di risparmio fiscale)[5], a discapito dei piccoli proprietari che utilizzano direttamente la loro abitazione i quali, da allora, hanno subito un vertiginoso aumento della pressione fiscale incombente sulla “prima casa”.
In un’ottica di equità e federalismo fiscale sarebbe stato sufficiente mantenere l’ILOR sui fabbricati e destinarla ai Comuni anzichè allo Stato, ma in questo modo non si sarebbe potuta attuare la manovra finalizzata a togliere a chi ha di meno per dare a chi ha di più: personalmente ritengo il passaggio dall’ILOR all’I.C.I.[6] come la data simbolica dalla quale il fisco iniziò decisamente a comportarsi come un Robin Hood all’incontrario (e non credo attribuibile al caso che questo sia accaduto nel 1992-1993, ossia nel periodo di terremoto politico che ebbe il suo epicentro nell’ormai storica crociera del panfilo Britannia del 2 giugno 1992).
 
Monti e l’I.M.U.: e la truffa continua
Per quanto riguarda l’I.M.U. introdotta da Monti nell’ A.D. 2012, si tratta di una riproposizione della struttura dell’I.C.I., decisamente peggiorativa sia dal punto di vista dell’ufficio complicazioni (vista la complessità del calcolo dell’imposta) che da quello economico, in relazione alla concomitante rivalutazione delle rendite catastali.
Si inasprisce anche il livello di presa per i fondelli con le immancabili agevolazioni, create ad arte per confondere i contribuenti annaffiandoli sul fondoschiena con appropriate dosi di vaselina: veramente grottesca quella della detrazione di 50 euro per figlio a carico sotto i 26 anni, messa lì apposta per permettere al politico-cialtrone di turno di millantare la sua strenua difesa del valore sacro ed inviolabile della famiglia... e intanto la rapina continua, sempre più determinata e feroce, con il popolo che la subisce sempre più inerme e stordito.

[1] Altra caratteristica dei redditi “fondati” è che continuano a prodursi anche dopo la morte del soggetto che li percepiva (es.: redditi da capitale).
[2] I redditi “guadagnati” cessano di esistere con la morte del soggetto che li percepiva (es.: redditi da lavoro dipendente od autonomo).
[3] Prima rivalutata e poi abbattuta con una percentuale forfettaria in compensazione dei costi di manutenzione.
[4] Abbattuto con una percentuale forfettaria in compensazione dei costi di manutenzione a carico della proprietà.
[5] Un ricordo personale: nel 1992-1993 lavoravo nella gestione amministrativa del patrimonio immobiliare di una compagnia assicurativa: da circa 80.000.000 di Lire per ILOR dal quadro “F” del mod. 760 per i redditi da fabbricati del 1992, la compagnia in discorso si ritrovò a pagare meno di 30.000.000 di Lire di I.C.I. nel 1993.
[6] Con il passaggio intermedio dell’I.S.I (Imposta Straordinaria sugli Immobili) del 1992 voluta dal Governo Amato