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Il partito-fantasma: sciolto nel 2007, ha continuato a vivere con fondi pubblici

di Fabio Martini - 01/02/2012

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Erano riunioni semiclandestine, convocate chissà perché la mattina presto. Riunioni con pochi intimi, da matrimonio di Renzo e Lucia: dieci, dodici persone, chiamate ad approvare il bilancio consuntivo di un partito non più in vita, la Margherita. L’ultima volta era la mattina del 20 giugno 2011 accadde qualcosa di molto curioso. Luigi Lusi, il tesoriere, lesse le varie voci del bilancio e Arturo Parisi, per poterle giudicare, chiese un po’ di tempo di più, almeno «un aggiornamento al pomeriggio». Non fu facile, ma alla fine si convenne che la richiesta era ragionevole. Tra le voci del bilancio, ce ne era una (“attività”) molto più ricca del previsto, visto che il partito era stato sciolto tre anni prima e visto che l’esposizione corrispondeva ad alcuni milioni di euro. Parisi chiese conto: «E questa spesa a cosa corrisponde? ». Lusi rispose: «Un contributo per le spese elettorali per le Primarie di Dario Franceschini». Ma come? Un partito defunto, senza mandato, spende 2-3 milioni di euro per alimentare la lotta intestina di un partito vivo e vegeto? E come mai la spesa era stata rendicontata nel bilancio del 2010, visto che le Primarie del Pd risalivano al 2009? Successivamente interpellato dallo stesso Parisi, Dario Franceschini negò con molta energia di aver mai ricevuto sostegni.

Al di là delle responsabilità penali, la resurrezione post-mortem della Margherita è vicenda esemplare, perché offre uno spaccato su come abbiano vissuto alcuni dei più grandi partiti italiani durante la Seconda Repubblica. Molto trae origine da una norma legislativa in base alla quale i partiti presenti in Parlamento hanno diritto ad un rimborso elettorale annuo per tutta la durata della legislatura, anche se questa si interrompe prematuramente. Grazie a questo «trucchetto», non solo la Margherita ma anche Ds, Forza Italia e An hanno continuato ad intascare denaro pubblico per diversi anni anche se nel frattempo si erano sciolti. La Margherita, per esempio, ha deliberatola fine attività nell’ottobre del 2007, ma ha proseguito a ricevere soldi pubblici fino al 2011 per rimborsi relativi alle Europee 2004, alle Regionali 2005, alle Politiche 2006. Un bel gruzzolo, amministrato da Lusi. E qui occorre fare un passo indietro. Cinquanta anni, romano, Lusi viene portato sulla ribalta politica nazionale da Francesco Rutelli. Nel 2001, poco dopo essere stato eletto presidente della Margherita, Rutelli annuncia ai vertici del partito di aver rimosso da tesoriere Renato Cambursano e di aver chiesto di assumere l'incarico a Luigi Lusi. Ricorda Cambursano: «Appresi la notizia seduta stante».
Qualche tempo dopo, per garantire una più attenta e collegiale disanima dei bilanci, a Lusi viene affiancato un Comitato di Tesoreria, formato da alcuni degli esponenti di punta del partito e presieduto da Arturo Parisi che «in un clima di guerriglia permanente» chiedeva, non sempre con successo, carte, riscontri. Alla vigilia delle elezioni politiche del 2006 un duro e prolungato scontro contrappone da una parte i prodiani, che vorrebbero presentarsi con il simbolo dell'Ulivo e dall' altra Ds e Margherita che invece chiedono di avere il proprio logo quantomeno al Senato. «Prevalse l'opinione dei due partiti, ma la mancata presentazione dell'Ulivo al Senato ci fece mancare quei seggi poi rivelatisi decisivi per garantire un margine di sicurezza al governo Prodi», ha scritto l'ex ministro Giulio Santagata nel suo libro " Il braccio destro". Una scelta che consentì di continuare ad incassare fondi pubblici ai due partiti, tanto è vero che quando la Margherita si scioglie, Rutelli ne resta formalmente il presidente, Lusi il tesoriere, Enzo Bianco il presidente dell'Assemblea federale. In una delle assemblee chiamate ad approvare il bilancio, Luciano Neri propone che le ingenti somme incassate da un partito oramai defunto vengano devolute ad associazioni di volontariato ma nessuno dei leader della fu-Margherita prende in esame la proposta. In compenso un po’ di fondi sono stati investiti per convegni organizzati in collaborazione col Pde, il partito di cui sono co-presidenti Rutelli e François Bayrou, uno degli sfidanti di Nicolas Sarkozy per l’Eliseo. E poiché il tesoriere del Pde, è sempre lui, Luigi Lusi, chi può escludere che il caso-Margherita abbia qualche riflesso nella corsa per l’Eliseo?