Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il 33° anniversario della Repubblica islamica dell'IRAN

Il 33° anniversario della Repubblica islamica dell'IRAN

di Dagoberto Bellucci - 12/02/2012

Fonte: dagobertobellucci


 

 

“Nonostante tutte le disgrazie, la vigilanza della nazione è fonte di speranza. Come ammesso dallo stesso shah, l’opposizione delle università in tutto il paese e quella dei grandi ulemà, degli studenti e dei vari strati della popolazione sotto l’oppressione e l’arroganza, è il preambolo all’ottenimento della libertà e alla liberazione dalle catene dell’imperialismo.”

 

( Ayatollah Sayeed Ruhollah al Musawi al Khomeini – “Sahife ie Nur” cit. in Hamid Ansari – “Il racconto del Risveglio” – Ediz. Irfan – Setteville di Guidonia (Roma) 2007 )

 

 

 

 

 

La Repubblica Islamica dell’Iran celebra oggi, 11 febbraio, l’anniversario della vittoriosa rivoluzione di popolo che trentatre anni or sono depose l’iniquo regime monarchico dello shah dando inizio a quel moto di risveglio su scala planetaria delle istanze di giustizia e libertà dei movimenti e delle nazioni musulmane.

 

Un anniversario caratterizzato soprattutto dalla volontà della Teocrazia sciita di preservare la propria identità religiosa che, assieme alla specificità ed all’orgoglio nazionale del popolo iraniano, rappresenta la caratteristica principale di una nazione sovrana che non intende piegarsi ai diktat ed alle pressioni del sistema di sfruttamento dell’usurocrazia mondialista.

 

La nazione iraniana ha condotto una lunga e dolorosa rivoluzione contro la tirannia interna eretta a sistema di potere dal passato regime monarchico. Lo shah Reza Pahlevi infeudato all’imperialismo statunitense rappresentò per tre decenni il principale alleato di Washington e il nemico principale della volontà di riscatto, della sete di giustizia e dei fermenti rivoluzionari e di libertà della nazione persiana.

 

L’antico regime monarchico, corrotto e sottomesso alle volontà delle compagnie petrolifere straniere, fu la sola nazione musulmana a riconoscere l’entità criminale sionista , il sedicente “stato d’Israele”, inchinandosi prono e servile dinanzi a tutte le strategie neo-colonialiste determinate dai centri di potere atlantico-sionisti.

 

L’Iran pre-rivoluzionario è stato un baluardo delle politiche criminali americane nella regione del Golfo e il principale sobillatore delle politiche reazionarie nel Vicino Oriente coadiuvando tutte le politiche repressive applicate dall’America contro le nazioni arabo-musulmane e nel sub-continente indiano.

 

Sarà sotto lo shah che in Iran prenderà il via, sul finire degli anni Sessanta, un processo di modernizzazione e occidentalizzazione forzata denominato “rivoluzione bianca” che favorirà esclusivamente la corruzione del palazzo aumentando le discriminazioni tra la popolazione, accrescendo la disoccupazione e di fatto determinando una condizione di instabilità politica che infine porterà alla cacciata del tiranno dopo un decennio di lotte popolari che causarono una brutale repressione, riempirono le carceri del paese, uccisero migliaia di rivoluzionari la cui sola colpa era quella di richiedere migliori condizioni di vita.

 

 

Lo shah che volle proclamarsi in pompa magna e auto-incoronarsi con il titolo di “shah in shah” (“re dei re”) stringerà relazioni diplomatiche amichevoli con il despota iracheno Saddam Hussein con il quale siglerà il cosiddetto accordo di Algeri del 1975 che darà mano libera al dittatore di Baghdad per ristabilire l’ordine nelle province ribelli settentrionali del Kurdistan in rivolta.

 

Al servizio fin dagli anni Cinquanta della superpotenza a stelle e strisce lo Shah cercherà di imitare in politica interna la rivoluzione kemalista turca degli anni Venti imponendo costumi e modi di vita occidentali per eliminare l’influenza del clero che, al contrario, prenderà in mano la ribellione popolare guidando le masse iraniane alla vittoria del febbraio 1979.

 

Contro la vittoriosa rivoluzione islamica gli imperialisti hanno architettato ogni sorta di complotto e ordito tutti i piani possibili, utilizzando tutti gli strumenti nelle loro mani per abbattere la neonata Repubblica Islamica. Dal terrorismo dei gruppuscoli sedicenti rivoluzionari all’aggressione militare irachena tutto è stato funzione per le loro strategie sediziose. L’obiettivo dell’Imperialismo nei confronti dell’Iran non è mutato ed è stato sempre quello di portare caos, fomentare disordine e lavorare per la destabilizzazione e la disintegrazione della Rivoluzione Islamica.

 

La Rivoluzione Islamica rappresentò infatti per l’Imperialismo (quello dell’Est quanto quello dell’Ovest all’epoca in cui il pianeta era diviso in un bipolarismo ideologico caratterizzato dalla cosiddetta guerra fredda e dalla contrapposizione USA-URSS) una sfida inaccettabile: un popolo di 35 milioni di abitanti aveva osato sfidare le superpotenze mondiali, abbattere un regime asservito alla maggiore – gli Stati Uniti –  tra quelle che si spartivano il pianeta, rotto le catene dell’oppressione rifiutando tanto il sistema capitalistico occidentale quanto il modello comunista orientale.

 

Al grido “La gharbiyah la sharkija Joumuriyeh Islamiyah” (“Né Occidente né Oriente, Repubblica Islamica”) i rivoluzionari iraniani proclamarono un principio assolutamente nuovo che andava oltre al semplice rifiuto dell’oppressione straniera, metteva in discussione le stesse logiche bipolari e spezzava per la prima volta le linee di controllo imperialiste stabilite a tavolino a Yalta da americani e sovietici che avevano fino ad allora diviso il pianeta in blocchi contrapposti legati a Washington o a Mosca.

 

L’Iran per questa sua affermazione di anti-imperialismo radicale sarà oggetto delle mire della Plutocrazia Mondialista che darà carta bianca al regime iracheno per sferrare nel settembre 1980 l’aggressione nota come “guerra imposta” che costerà otto anni di inutile spargimento di sangue, vittime e lutti per entrambi i paesi musulmani.

 

L’Iraq saddamista assolverà alla funzione di cane da guardia dell’Imperialismo americano e baluardo degli interessi occidentali e di quelli delle petrolmonarchie del Golfo. L’obiettivo dell’aggressione era quello di abbattere la Repubblica Islamica e disintegrare i suoi valori rivoluzionari.

 

Contro la Rivoluzione Islamica iraniana l’Occidente utilizzerà tutte le armi in suo possesso per conseguire i propri risultati: ci proverà tramite l’aggressione militare irachena, mediante il terrorismo dei gruppi d’ispirazione marxista, utilizzerà la calunnia, la disinformazione, la demonizzazione.

 

Sono passati 33 anni e la Repubblica Islamica – malgrado tutto e tutti – è ancora lì a ricordare all’Imperialismo mondiale che non si può piegare un popolo che è tornato sovrano del proprio destino e ha ripreso in mano le redini della propria sovranità in campo politico ed economico diventando Stato-pivot della Rinascita Islamica planetaria, baluardo anti-mondialista e paese guida delle istanze dei popoli oppressi e diseredati del pianeta.

 

Una nazione, la Repubblica Islamica dell’Iran, verso la quale oggi guardano i principali movimenti di liberazione nazionale – musulmani e non – , le organizzazioni rivoluzionarie, i gruppi di resistenza che – dal Libano alla Palestina occupata, dall’Irak ai nuovi Stati che hanno conseguito la libertà dal giogo imperialista solo recentemente – rifiutano di piegarsi ai progetti egemonici israelo-americani per il Vicino Oriente.

 

Alla Repubblica Islamica iraniana guardano le nazioni sovrane dell’America Latina: Bolivia, Ecuador, Cuba e il Venezuela bolivariano del Comandante Hugo Chavez che ha riconosciuto nell’alleanza operativa con Teheran un tassello fondamentale della sua strategia per il risveglio delle nazioni sud e centro-americane riunite in organismi indipendenti quali l’ALBA (l’alleanza dei paesi bolivariani) e la neo-costituita CELAC ( Comunità di Stati Latino Americani e Caraibici) attraverso i quali l’intero continente e le popolazioni latino-americane potranno smarcarsi finalmente dall’asfissiante influenza e dal controllo degli Stati Uniti.

 

All’Iran guardano le nazioni musulmane del Pakistan e dell’Afghanistan, il mondo arabo ma anche, inevitabilmente,  la Turchia e gli Stati turcofoni ex sovietici dell’Asia centrale e del Caucaso così come, allo stesso modo, devono fare i conti con Teheran ed il suo ruolo determinante nel mondo islamico i nuovi attori della geopolitica multipolare che si sta costruendo in Eurasia attorno all’alleanza dei paesi membri del BRICS e che unisce ai giganti eurasiatici di Russia, India e Cina la potenza emergente brasiliana ed il Sud Africa post-apartheid.

 

La Repubblica Islamica dell’Iran è il supremo referente ideologico, politico, spirituale, culturale e militare del fronte anti-mondialista che rifiuta le logiche dell’One World, mondo unipolare e uni-dimensionale livellato dalla finanza cosmopolita internazionale ed eterodiretto dalle organizzazioni occulte del Sistema ( C.F.R., Bildeberg Group, Trilateral Commission, Aspen Institute, B’nai B’rith, AIPAC, fondazioni , centri studi strategici e multinazionali).

 

Il mondo si divide in due categorie: da un lato i ruffiani dell’Imperialismo a stelle e strisce e i servi del sionismo internazionale; dall’altro lato gli uomini liberi che riconoscono nella Repubblica Islamica dell’Iran il principale motore immobile della lotta di liberazione quadri-continentale dei popoli che aspirano alla propria sovranità nazionale e rifiutano la normalizzazione sistemico-sinagogica preludio all’instaurazione del Governo Mondiale alias il ‘Pianeta-Papalla’ , mondo rovesciato del burattinismo decerebrato contemporaneo.