Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Salvano le banche, non la Grecia

Salvano le banche, non la Grecia

di Mario Baldassarri - 13/02/2012

Fonte: futuroeliberta


Atene vittima degli errori dell'Occidente. 
Due anni fa era possibile salvarla, adesso...


La crisi greca è il “dito”, ma la crisi vera si può capire solo guardando la “luna”. E se si guarda la “luna” si vedono un “peccato originale” e “tre paradossi”.
All’inizio sta il peccato originale commesso dall’Occidente: quello di consentire alla Cina di entrare nel WTO scambiando liberamente le sue merci su tutti i mercati mondiali e lasciandole la libertà di decidere “politicamente” il cambio della sua moneta, furbescamente agganciato al dollaro. Questo ha regalato alla Cina la garanzia di mantenere la propria competitività verso il dollaro ed acquisirne un 50% in più verso l’Europa. E tutto in aggiunta alla già dirompente competitività cinese basata su costi del lavoro ridicoli per gli standard occidentali e su tutte le altre condizioni di dumping sociale.
Da qui il primo paradosso:  Europa e Stati Uniti, anche sulla base di tale artificiosa convenienza, comprano prodotti cinesi; i cinesi incassano i nostri soldi e li risparmiano senza migliorare le condizioni di vita interne, accumulando imponenti Fondi Sovrani con i quali comprano o i titoli dei nostri debiti pubblici o pezzi rilevanti della nostra economia produttiva. In sintesi, la Cina, con i soldi dell’ Occidente, si sta comprando l’Occidente, e poiché i soldi che le diamo sono tanti, può comprarsi anche pezzi rilevanti dell’Africa e dell’America Latina.
Il secondo paradosso consiste nel fatto che quelle banche e quelle conniventi agenzie di rating che hanno determinato l’accumularsi delle bolle speculative e poi l'esplosione della crisi finanziaria , sono state salvate (per nostra fortuna ciò non è avvenuto in Italia) attraverso i soldi pubblici, trasferendo di fatto il debito delle banche private nel debito pubblico. Adesso che siamo di fronte al problema dei Debiti Pubblici degli Stati, quelle stesse banche e quelle stesse agenzie di rating (in gergo “mercati finanziari”) si ergono ad arbitri e a giudici unici dei debiti degli stati. 
Il terzo paradosso riguarda esclusivamente l'Europa e si esprime nel “costo dell'Europa che c'è” e nel “costo dell’Europa che non c’è”. L’Europa che c’è, quella monetaria, seguendo l’atavica fobia tedesca per l’inflazione con ancora la memoria storica rivolta alla Repubblica di Weimar ed alla sua iperinflazione, ha “gentilmente” lasciato apprezzare l’euro fino a sfiorare il rapporto di 1,5 con il dollaro e di conseguenza anche con lo yuan cinese, contribuendo così a commettere il “peccato originale” dell’economia mondiale. La Cina ha offerto subdolamente la “mela” e l’Europa ha fatto indigestione di euro supervalutato diventando abulica e assopendosi su una crescita asfittica e priva di prospettive anche perché artificiosamente compressa proprio dal super-euro. D’altro canto, L'Europa che non c'è, quella della politica economica e della politica tout-court (cioè gli Stati Uniti d’Europa), comporta che ogni singolo Stato deve assumere le proprie decisioni. Questo processo allunga enormemente i tempi e fa trascurare il fatto che, di fronte a queste crisi il tempo è denaro. 

Ecco perché negli ultimi due anni la speculazione si è prima diretta sui paesi più deboli della catena (Grecia, Portogallo) per poi rivolgersi a Spagna ed Italia fino alla revoca della tripla AAA anche alla stessa Francia.
Sul caso Grecia poi, non va dimenticato che l’Europa ha commesso come minimo una “culpa in vigilando”, lasciandola entrare nell’euro con conti pubblici che si sono rivelati largamente truccati. E quando questo è emerso il sostegno alla Grecia è arrivato tardi e male. Già due anni fa, ricordai il “teorema di Solow” (il premio Nobel americano che da quasi cinquant’anni  è il padre della teoria della crescita) che dice che, se il tasso di interesse è superiore al tasso di crescita dell'economia, il rapporto Debito-Pil è destinato a crescere all'infinito e quindi il paese diventa insolvibile. Ed infatti già due anni fa, l’Europa, dopo aver discusso per sei mesi, concesse un primo aiuto alla Grecia con un prestito al 5% di interesse. L’obiettivo intangibile dell’inflazione europea è al 2%. Pertanto il tasso reale di interesse era pari al 3%. Era ed è inimmaginabile che nei prossimi 10/20 anni la Grecia cresca ad un tasso medio annuo superiore al 3% . Ne consegue che, sulla base del teorema di Solow, il debito greco è stato dichiarato insostenibile fin dal momento in cui venne concesso il primo prestito. E questo è un paradosso dentro il paradosso perché chi, a fatica e con ritardo, vuole aiutare la Grecia, nel modo in cui lo fa, dichiara di fatto l'insolvibilità del debito greco. Si potrebbe anche aggiungere che, visto che il debito pubblico greco è in mano alle grandi banche (anche europee), alla fin fine significa lanciare soltanto una ciambella di salvataggio alle stesse banche e lasciare morire l’economia reale della Grecia. E se due anni fa sarebbero bastati 30 miliardi di euro per fronteggiare la crisi, oggi ne occorrono 130. Ed il popolo greco invade le piazze...

Sin dall’inizio della crisi mondiale nel 2008 non si sono volute capire, né tantomeno sono state rimosse le cause reali degli squilibri mondiali (eccesso di consumo americano ed eccesso di risparmio cinese) e perpetuando anche nei prossimi anni quei tre paradossi, di fatto si ricarica una potente molla verso una nuova e più forte crisi globale. Infatti, dopo la crisi 2008-2009, l’economia mondiale è sembrata uscirne con gli Stati Uniti che hanno ripreso a crescere quasi al 4%, la Cina che ha ripreso a correre verso il 10% e l’Europa che comunque ha dormito attorno all’1%. Ed ancora una volta, le tre grandi aree del mondo (Usa, Europa, Cina) hanno pensato di risolvere i loro problemi interni puntando tutte insieme  al traino delle loro esportazioni nel resto del mondo. Ma loro sono i tre quarti del mondo e quindi a chi esportano se non tra di loro? Occorre quindi che chi ha eccesso di consumo (USA) freni un po’ la propria economia e riequilibri i propri deficit pubblici ed esteri, chi ha eccesso di risparmio (Cina ed Europa)  punti invece di più sulla domanda interna. La Cina sui consumi per migliorare il tenore di vita dei cinesi e disinnescare la vera bomba atomica interna alla Cina che è l’esplosione sociale conseguente al passaggio dalle campagne alle città di circa 300 milioni di cinesi nei prossimi dieci anni. L’Europa sugli investimenti (infrastrutture, energia, ricerca, innovazione) necessari a fare sul serio l’unione reale del vecchio continente. 
Per rimuovere le radici reali della crisi, per ridare assetto sostenibile alle condizioni finanziarie e per eliminare i tre paradossi occorre capire che si tratta di un problema di governance mondiale. Occorre cioè rifondare il G8, rifare Bretton Woods, riformare Fondo Monetario, Banca Mondiale e Wto. E dentro il nuovo equilibrio mondiale occorre mettere un protagonista indispensabile che si chiama Stati Uniti d’Europa, un’entità politica consistente e non una semplice sommatoria statistica definita dai conti dell’Eurostat. In sintesi, è urgente dare alla Banca Centrale Europea il ruolo di prestatore di ultima istanza e modificare il vecchio e stupido Trattato di Maastritch nel senso di un maggiore rigore finanziario (avanzo di parte corrente),  lasciando a deficit solo gli investimenti pubblici con un rapporto di 2 a 1 rispetto allo stesso avanzo corrente. Come si vede, quindi, altro che crisi greca...