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Grecia, l'Europa vede il default

di Carlo Musilli - 16/02/2012

 




Le riforme assassine varate domenica notte dal Parlamento greco non bastano più. Atene deve piangere ancora. Una serie di colpi scena nelle ultime 48 ore lascia intuire quali siano i nuovi progetti dell'Europa per la Grecia. Sui palcoscenici di Bruxelles e dei mercati finanziari vanno in onda le prove generali della bancarotta. La prima svolta è arrivata martedì sera, quando a borse chiuse il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Junker, ha annunciato il declassamento a semplice "teleconferenza" della riunione in agenda ieri.

Doveva essere un vertice interamente dedicato ad Atene, che attendeva dai ministri Ue il via libera alla seconda tranche di aiuti da 130 miliardi di euro. Un prestito fondamentale per ripagare i bond in scadenza il 20 marzo, scongiurando così il default, e che sarebbe dovuto arrivare come contropartita agli ultimi tagli draconiani. Invece niente.

"Non ho ricevuto dai leader dei partiti della coalizione al governo le assicurazioni politiche richieste sull'applicazione del piano - ha scritto Junker - c'è bisogno di altro lavoro. E' necessario trovare altri 325 milioni". Sembra che nelle stesse ore il Consiglio dei ministri greco abbia stabilito in extremis di racimolare quei soldi colpendo per l'ennesima volta le pensioni. Ma ormai era troppo tardi per convincere Bruxelles e, forse, non sarebbe bastato comunque. Se ne riparlerà alla prossima riunione ordinaria dell'Eurogruppo, il 20 febbraio.

Per rassicurare l'Europa sul fronte politico, ieri i leader dei due maggiori partiti ellenici, il socialista George Papandreou e il conservatore Antonis Samaras, hanno garantito il loro impegno a portare avanti il piano d'austerità anche dopo le elezioni anticipate di aprile. Purtroppo per loro non è sul campo delle rassicurazioni che si gioca la partita. Ci ha visto lungo il loro ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos, che ha avuto il coraggio di rivelare una verità scomodissima: "Diversi paesi europei non vogliono più la Grecia nell'euro".

In particolare, secondo il Financial Times, sarebbero Germania, Olanda e Finlandia a premere per l'uscita di Atene dall'Eurozona. E pare che i tedeschi siano i più agguerriti. Intanto, i funzionari di vari ministeri delle finanze europei stanno studiando un'alternativa per evitare - o ritardare - la soluzione più drastica. Si tratterebbe di spezzettare o addirittura di far slittare completamente il nuovo pacchetto di aiuti, sventando però il fallimento della Grecia a Marzo. Il rinvio potrebbe arrivare fino a dopo le elezioni, in modo da avere una bella pistola carica da puntare alla tempia del nuovo esecutivo.

Ma come mai adesso nelle alte sfere si parla con tanta disinvoltura de default greco? Fino a qualche settimana fa la sola ipotesi era presentata da tutti come una tragedia, la miccia che avrebbe potuto innescare un'apocalisse finanziaria globale. Ora non più. E la ragione è che negli ultimi mesi è diminuito il rischio di contagio alle altre economie. Il fattore decisivo in questo senso è stata la Bce di Mario Draghi, che ha garantito al sistema bancario prestiti illimitati e a bassissimo prezzo.

Inoltre, le banche europee hanno avuto il tempo di depurarsi da gran parte dei titoli di Stato greci che avevano in pancia. A questo punto, in caso d’insolvenza, potrebbero sopportare le perdite con molto meno affanno di prima. Non sono poi da sottovalutare i cambiamenti di rotta di Italia e Spagna: entrambi i paesi hanno un nuovo governo che si è dimostrato in grado di fare i compiti a casa assegnati dall'Europa.

Tutto questo scenario sembra essere stato assorbito mercati finanziari. A parte qualche estemporanea tensione sugli spread, ormai da tempo le vicende greche hanno smesso di causare crolli particolarmente drammatici delle borse europee. E i titoli del comparto bancario, che ultimamente hanno vita abbastanza tranquilla a Piazza Affari, sono il miglior termometro di questa situazione.

Lo scenario più probabile è che la Grecia continui a camminare sul filo ancora per qualche mese. Alla fine però la bancarotta sarà l'unica strada praticabile. A dirlo non sono più soltanto schiere di economisti, ma anche uomini politici. Hanno capito che l'austerità non farà il miracolo e allo stesso tempo sanno benissimo che l'Europa non può sostenere il debito greco ancora per anni. Stanno allestendo la scena per l'ultimo atto, ma il sipario calerà solo quando crederanno di essere tutti più o meno al sicuro. Tutti tranne i greci.