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Siria a una svolta? Intanto la Russia c’è

di Giulietto Chiesa - 16/02/2012



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Vi proponiamo un articolo di Thierry Meyssan, pubblicato dal più diffuso quotidiano russo, la «Komsomolskaja Pravda», e ignorato da tutti i media occidentali (e già questo è assai significativo). Il pezzo contiene informazioni sulla Siria che, se verificate, sarebbero sensazionali. La prima indica che Mosca ha deciso non solo di rompere gl'indugi e di mettere mano direttamente alla questione siriana, scendendo in campo non solo diplomaticamente ma anche con l'intervento di consiglieri militari e di altro genere, dalla parte del governo di Damasco. Non solo. Mosca sarebbe riuscita a far mutare posizione alla Turchia e al Libano, i cui territori hanno dato rifugio alle forze militari che, dall'esterno, hanno agito contro il governo di Bashar el-Assad.

 

La seconda cosa che traspare è che l'Amministrazione americana, senza gridarlo ai quattro venti, avrebbe abbandonato i suoi protetti del Consiglio Nazionale Siriano e avrebbe, per così dire, fatto una discreta marcia indietro.

I motivi di queste modificazioni di rotta - sempre che esse siano reali- potrebbero essere diversi. Uno dei quali, si potrebbe supporre, è calmare i bollenti spiriti di Israele, che potrebbe approfittare del caos per lanciare l'attacco di sorpresa contro l'Iran.

Tuttavia molti sono gl'indizi che la partita siriana non è ancora affatto chiusa, sebbene la Russia sia sicuramente più presente e determinata di quanto non fosse stata fino a due mesi fa.

L'incontro tra Bashar el-Assad e Sergej Lavrov, il ministro degli esteri russo, è avvenuto a Damasco all'inizio di febbraio. Lavrov era accompagnato da una fitta delegazione di esperti, non certo soltanto "commerciali".

Tuttavia sabato scorso Lavrov dichiarava in pubblico, con toni molto duri, che la proposta della Lega Araba di far intervenire le Nazioni Unite era inaccettabile e evocava senza mezzi termini il rischio, "da non escludere", della "ripetizione in Siria dello scenario libico".

Lavrov aggiungeva due domande che appaiono ridurre la portata delle rivelazioni di Meyssan: ha il "Consiglio Nazionale Siriano" (opposizioni diverse) qualche mezzo per influire sulle decisioni dell'"Esercito siriano di liberazione"? E, nel caso non lo abbia, allora chi è che dirige quelle forze militari?

Domanda retorica, naturalmente. Ma che indica che l'intervento armato dall'esterno non è affatto disinnescato.

Il tutto mentre si è rifatto vivo Ayman al-Zawahiri, cosiddetto numero 1 di Al-Qa’ida dopo la - si fa per dire- morte di Osama bin Laden, per lanciare la guerra santa contro Bashar. Doppiato dalle infiltrazioni massicce di armi, munizioni e uomini dal confine iracheno, e dalle dichiarazioni di guerra santa provenienti dal confine giordano, dove la Fratellanza Musulmana è in piena mobilitazione.

Dunque forse la Russia sta muovendo in termini nuovi le sue pedine, ma non ha ancora affatto rovesciato la situazione. La guerra continua e ormai non si differenzia più da una guerra civile di vaste proporzioni. I sostenitori esterni hanno già ottenuto questo risultato ed è estremamente difficile che le bocce si fermino.