Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La sinistra internazionale piccolo-borghese supporta la guerra imperialista alla Siria

La sinistra internazionale piccolo-borghese supporta la guerra imperialista alla Siria

di Alejandro López - 16/02/2012



Una serie di partiti e personalità della “sinistra” piccolo-borghese di Spagna, Tunisia, America Latina e altrove, ha recentemente pubblicato un manifesto in lingua castigliana sulla Siria sul sito Rebelion, dal titolo “Al popolo della Siria che si batte contro la Tirannia“.
I firmatari sono esponenti della sinistra anticapitalista (IA) in Spagna, del Partito Operaio Comunista della Tunisia (PCOT), del Parito della Libertà e del Socialismo del Brasile (PSOL), Sinistra socialista argentina (IS) e di forze simili di Messico, Cile, Turchia e altri paesi. (Vedi Rebelion per l’elenco completo dei firmatari).
La dichiarazione presenta le organizzazioni e gli individui che appoggiano tale dichiarazione come strumenti dell’imperialismo. La loro dichiarazione dà sostegno totale all’”opposizione” dei gruppi supportati dagli USA e impegnati in una guerra civile e in una campagna armata di destabilizzazione della Siria, e che si tenta di rappresentare come l’intero popolo della Siria, anche se è noto che ampi settori della popolazione della Siria sia ostile alla rivolta filo-USA. Il loro obiettivo è dare una copertura “da sinistra” al piano degli Stati Uniti, delle potenze europee e dei regimi della Lega Araba per un intervento militare per rovesciare il presidente siriano Bashar al-Assad.
La dichiarazione inizia, “Dieci mesi fa, voi, popolo della Siria, siete insorti contro la dittatura brutale di Bashar al-Assad, con conseguenti innumerevoli martiri, prigionieri e rifugiati. Vogliamo farvi sapere che siamo al vostro fianco … Siamo anche consapevoli del fatto che le nazioni ricche e potenti vi ignorano chiudendo un occhio, mentre le uccisioni da parte del regime continuano, ma tenete presente che ci sono molti di noi, in tutto il mondo, che sono con voi e respingono la politica di collaborazione che tali potenze imperialiste e i loro governi  forniscono al regime di Bashar.”
Questa versione dei fatti della realtà sta nella loro testa. Le potenze imperialiste e i loro delegati arabi, non stanno sostenendo il regime di Assad; hanno preso risoluzioni che denunciano Assad e chiedono l’urgente intervento straniero in Siria, presso le Nazioni Unite e la Lega Araba. È ampiamente noto che forniscono armi e addestramento ai gruppi armati dell’“opposizione” siriana, che conducono attacchi e bombardamenti contro il governo siriano.
La Turchia ha fornito una base vicino al confine, per l’addestramento dei ribelli siriani e sta discutendo con i suoi alleati della NATO, la possibilità di imporre una no-fly zone sul territorio siriano. I media occidentali hanno ampiamente riferito che la Turchia e la Francia stanno fornendo armi e aiuti a queste forze, con conseguente maggiore spargimento di sangue e alimentando una guerra civile (Vedi: “France’s New Anti-Capitalist Party backs imperialist intervention in Syria“).
Stanno usando la stessa strategia della guerra della NATO dello scorso anno contro la Libia. Il rovesciamento di Gheddafi da parte della NATO è stato compiuto con l’aiuto delle forze libiche mercenarie sul terreno, il Consiglio nazionale di transizione della Libia, dominato dai combattenti islamici e finanziato e armato dagli alleati regionali degli Stati Uniti. Il costo della guerra della NATO è stato di almeno 80.000 vittime, secondo le stime del CNT.
La versione siriana del CNT è il Consiglio nazionale siriano (SNC) e l’Esercito libero siriano,  sostenuti da Turchia, Qatar, Arabia Saudita e dal londinese Osservatorio siriano per i diritti umani.
L’osservazione dell’inizio della dichiarazione pone solo la domanda: se i firmatari del manifesto criticano le potenze imperialiste per non agire in modo abbastanza aggressivo contro Assad, che altro vogliono? Che altro possono sostenere se non un intervento militare aperto e diretto dagli Stati Uniti e loro alleati per sostenere i loro mercenari siriani, sulla falsariga della guerra in Libia?
I firmatari di questo manifesto sono consapevoli delle conseguenze di un intervento imperialista. Infatti, molti di loro hanno apertamente abbracciato l’intervento imperialista in Libia, a volte compiendo cinici e inefficaci i tentativi di presentare il rovesciamento e l’assassinio di Gheddafi da parte della NATO in Libia, come una sconfitta dell’imperialismo.
In un comunicato stampa dello scorso agosto, Liliana Olivero (deputata di Córdoba), Angélica Lagunas, Jose Castillo e Juan Carlos Giordano di Izquierda Socialista (sinistra socialista) in Argentina, hanno dichiarato che “l’imminente caduta della dittatura di Gheddafi è una vittoria per il popolo della Libia … non è un trionfo della NATO, attribuito dallo stesso Obama e dall’imperialismo europeo. Hanno fatto solo dei bombardamenti limitati per cercare di impedire una vittoria delle milizie e cercare una soluzione negoziata che gli permettesse di difendere il loro business del petrolio.”
Esattamente un anno fa, Esther Vivas e Josep Maria Antentas di IA di Spagna, hanno apertamente sostenuto “l’isolamento politico ed economico internazionale del regime [della Libia], e l’incondizionata fornitura di armi ai ribelli“.
Pedro Fuentes, il segretario delle relazioni estere del PSOL, ha dichiarato lo scorso maggio al quotidiano messicano La Jornada: “Quello che i ribelli vogliono e di cui hanno bisogno sono armi e aiuti umanitari … La presunta neutralità del governo brasiliano finisce per essere una politica del tutto ambigua e ipocrita del laissez-faire per Gheddafi e i paesi imperialisti. L’unica alternativa corretta sarebbe riconoscere il governo ribelle come forza belligerante e sostenerli in ogni modo possibile e rispondere positivamente a quello che chiedono. Nel frattempo, le posizioni socialiste e anti-imperialiste che devono difendere sono, pur riconoscendo e denunciando gli obiettivi di intervento imperialista,  con tutti i mezzi si deve continuare a sostenere il rovesciamento di Gheddafi“.
Vale a dire, che i politicanti pro-imperialisti come Fuentes hanno sostenuto la campagna della NATO per conquistare la Libia, mentre rilasciavano vane critiche all’imperialismo, solo per nascondere il loro ruolo di difensori spudorati della guerra imperialista.
Questi farabutti stanno ripetendo gli stessi argomenti oggi, con la Siria, anche se le conseguenze reazionarie dell’intervento imperialista in Libia sono chiare agli occhi di tutti. La guerra ha portato a intere città rase al suolo dai bombardamenti, decine di migliaia di vittime, pogrom razzisti contro persone dalla pelle scura e l’uso della tortura su larga scala; le compagnie petrolifere occidentali ora controllano i giacimenti petroliferi libici e a un regime islamista fantoccio che governa la Libia.
Il manifesto continua ad attaccare “un settore della sinistra anti-imperialista“, che accusa di “voltare le spalle alla rivoluzione contro la dittatura di Bashar.” Questo non è altro che un attacco preventivo contro chiunque critichi l’intervento imperialista, marchiandolo come difensore di Assad.
Il manifesto prosegue citando cinicamente il ruolo reazionario del regime di Assad nella repressione dei “palestinesi nei massacri dei campi di profughi di Tal Zaatar nel 1976” e di collaborare “con Israele per la sicurezza delle sue frontiere“. Cioè, si citano i rapporti della borghesia siriana con l’imperialismo e il sionismo per reprimere il popolo palestinese, al fine di stimolare l’ostilità al regime di Assad, ora che Assad stesso è l’obiettivo degli imperialisti.
Questa osservazione è profondamente fuorviante e reazionaria. Il suo obiettivo non è contrastare l’oppressione imperialista e sionista dei palestinesi, ma sostenere la guerra imperialista contro Assad.
Il manifesto continua: “le potenze occidentali hanno solo da guadagnare da questa situazione e niente di buono verrà fuori per l’impero americano e i governi occidentali … non fidatevi di loro, l’unica cosa che vogliono è rubare le ricchezze prendendole dai lavoratori, dai popoli di America, Africa e Asia, e come hanno fatto con i loro bombardamenti in Iraq e in Libia, e come stanno facendo ora in Egitto, sostenendo la criminale giunta militare.”
La domanda logica da porsi quindi è: se i firmatari del manifesto non si fidano degli imperialisti, perché essi sostengono il CNT libico, e perché stanno ora sostenendo l’ELS sostenuto dagli imperialisti per sconfiggere Assad? Perché stanno trattando il CNS come legittimo rappresentante della classe lavoratrice siriano, invece di avvertire i lavoratori siriani del ruolo dell’ELS ed esigere una lotta della classe operaia sia contro le forze pro-imperialiste che con Assad?
Il manifesto non è e non può rispondere a questa domanda, perché porta ad una sola conclusione: gli autori del manifesto sono le forze pro-imperialiste, la cui verbosità di “sinistra” è solo una foglia di fico per nascondere le loro politiche di destra.
Il WSWS insiste sul fatto che Assad deve essere rovesciato, ma questo compito spetta soltanto alla classe lavoratrice siriana come parte di una lotta di tutta la classe araba e lavoratrice internazionale, diretto in primo luogo contro l’imperialismo. In questa lotta, la classe operaia scopre che i firmatari del manifesto pubblicato da Rebelión, sono i suoi acerrimi nemici.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora