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Addio all'Afghanistan e pure a Sanremo

di Massimo Fini - 19/02/2012


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Il buono di un governo come quello di Mario Monti è che, non dipendendo, di fatto, da partiti e nemmeno dall’emotività dell’elettorato, perché i suoi membri non si presenteranno alle prossime consultazioni politiche, ha le mani libere dalla demagogia. Così il premier ha potuto dire un no secco alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, che anche noi ci eravamo permessi di suggerire nel "Conformista" di due settimane fa. Pietro Mennea che è un vero uomo di sport, a differenza dei Petrucci, dei Pescante, dei Carraro ai vertici della burocrazia di questo settore da trent’anni, e che conosce bene il fenomeno Olimpiadi, ha detto: "È stato evitato un massacro". Sarebbe stata una follia spendere, per un malinteso senso di orgoglio nazionale, 800milioni di euro l’anno, da qui al 2019, in una situazione di crisi come questa e senza nessuna garanzia di un ritorno economico adeguato. Il colpo di grazia alla Grecia lo hanno dato le Olimpiadi di Atene del 2004.
Sempre per gli stessi motivi il governo Monti ha potuto prendere una misura che nessun governo italiano aveva mai osato prendere: il ridimensionamento delle nostre Forze Armate. 180mila uomini sono troppi per un esercito moderno che si base soprattutto sull’efficienza tecnologica, 425 generali ("todos caballeros"), di cui molti hanno superato i 70 anni sfiorano il ridicolo. Ma anche gli armamenti subiranno una consistente limatura. Dei 131 cacciabombardieri americani F35, gioiellini di morte che costano 80 milioni di euro l’uno, se ne acquisteranno, per ora, solo quattro.
Ci sarebbe piaciuto che il governo Monti eliminasse anche qualche "missione di pace" che di pace non è, come quella in Afghanistan dove gli occidentali conducono una guerra per sopramercato squisitamente ideologico come si è lasciato sfuggire, indirettamente, Sarkozy, pentito dopo che tre suoi militari erano stati uccisi da un talebano travestito da soldato dell’esercito regolare afgano, definendo la presenza francese in quel Paese "una lotta contro le forze dell’oscurantismo e del ritorno al Medioevo" (un popolo non può restare nel Medioevo, se così preferisce?). Ma un ritiro delle nostre truppe spetta solo al Parlamento. Resta il fatto che in Afghanistan noi siamo inutili. Non solo paghiamo i Talebani perché non ci attacchino ma anche, in alcune zone, paradosso dei paradossi, perché ci difendano. Per questo abbiamo avuto relativamente pochi caduti, mentre quelli americani sono più di 1500, quelli inglesi più di 400. Riusciamo ad essere, insieme, alleati fedeli e sleali. In ogni caso gli olandesi, che si sono battuti bene in Helmand, se ne sono già andati, i canadesi, i francesi e i polacchi lo faranno entro la fine del 2012. E persino gli americani, che non possono più reggere una "guerra che non si può vincere" anche perché, in un momento di crisi economica, non possono permettersi di spendervi 40 miliardi di dollari l’anno, stanno trattando col Mullah Omar, avendo finalmente capito, dopo tanti tentativi inutili e a volte farseschi, che, come capo indiscusso degli insorti, è l’unico che, a certe condizioni, può fermare la guerriglia. Solo noi dobbiamo rimanere lì; come allocchi? La missione ci costa un miliardo di euro l’anno. Con un miliardo non ci risanava l’economia, ma almeno qualche buco, particolarmente doloroso, lo si potrebbe tappare.
Infine mi piacerebbe che il governo Monti facesse un’altra cosa che non può fare: cancellare per sempre il Festival di Sanremo che è diventato l’emblema stesso della volgarità nazionale.