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Da Ceylon a Londra, passando per la vita

di Stenio Solinas - 19/02/2012


Negli anni Cinquanta del '900 un ragazzino undicenne di nome Michael si imbarca a Ceylon, dove sino ad allora è vissuto, come passeggero dell'Oronsay, destinazione l'Inghilterra. Qui verrà a prenderlo la madre, tornata in patria qualche anno prima seguendo il marito e ora divorziata.
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A bordo c'è un'amica di famiglia alla lontana, che viaggia in prima classe e che ha promesso di darli ogni tanto un occhio e, ma questo Michael lo scoprirà una volta salito, la diciassettenne Emily, cugina anche lei alla lontana, ma a lungo vicina di casa negli anni dell'infanzia e fra una vacanza scolastica e l'altra.
Il viaggio durerà tre settimane, il piroscafo navigherà nell'Oceano Indiano e poi nel Mar Arabico e nel Mar Rosso, percorrerà il Canale di Suez per sbucare nel Mediterraneo e da lì, dopo lo stretto di Gibilterra, affronterà il Pacifico prima del suo approdo finale su un molo inglese. La nave ha seicento persone fra equipaggio e passeggeri, comprende sette diversi livelli dalla stiva al ponte di comando, una piscina e una piccola cella, nella quale è rinchiuso un prigioniero. È accusato dell'assassinio di un giudice inglese, una volta sbarcato lo attende un processo e certamente una condanna a morte.
Michael cena al cosiddetto «tavolo del gatto» (The Cat's Table è il titolo originale del libro), il più lontano rispetto a quello del comandante e quindi il più negletto. Lo divide con altri due coetanei, Cassius e Ramadhin, violento e ribelle il primo, tranquillo e asmatico il secondo. Poi ci sono un botanico, un sarto, un pianista, una zitella e un disarmatore di navi in pensione. Proprio perch´ nel «posto meno privilegiato», i tre ragazzini non ci mettono molto a convincersi di essere «del tutto invisibili» agli ufficiali che contano, a cominciare dal capitano. E proprio perch´ vogliono invece un punto d'osservazione privilegiato da cui spiare i passeggeri, non ci metteranno molto a trovarlo arrampicandosi nelle scialuppe di salvataggio appese a mezz'aria...
L'ora prima dell'alba di Michael Ondaatje (Garzanti, pagg. 256, euro 18,60; trad. di Stefania Cherhi) comincia così, con il viaggio per mare di un bambino considerato come un fatto del tutto normale. «Nessuno mi aveva accennato al fatto che potesse essere un'esperienza insolita, eccitante o pericolosa, così io l'avevo attesa senza gioia n´ timore. Se ne parlava come di una cosa da nulla, al punto che mi stupii un po' vedendo che i miei parenti si prendevano la briga di accompagnarmi al porto. Avevo dato per scontato di prendere l'autobus per conto mio».
Naturalmente, di «normale» non c'è nulla, tanto meno in un'età che gode dell'impunità da un lato, dell'indifferenza dall'altro, sempre e comunque della sottovalutazione. Michael e i suoi amici finiscono per conoscere la nave meglio di chi l'ha costruita, sono trasversali nelle loro frequentazioni, come se la rigida ripartizione fra classi, la prima, la turistica, la terza, che rispecchia del resto quella vigente sulla terra ferma, non esistesse. Osservano tutto e tutto mettono insieme alla rinfusa, costruiscono biografie immaginarie di passeggeri partendo da ciò che hanno orecchiato, si prestano a favori, commissioni, traffici di cui non capiscono la logica, ma che appaga la loro voglia di avventura.
A poco a poco il lettore si trova immerso in una sorta di prosa drogata di cui pochi come Ondaatje, già autore di Il paziente inglese e Aria di famiglia, conoscono gli ingredienti. Ogni storia, infatti, ne contiene un'altra, ogni personaggio non è quello che appare, ogni volontà di capire ha sempre e comunque un mistero che va svelato, ma di cui non si saprà mai la verità per intero, perch´ l'incertezza è un elemento della condizione umana e spesso si compiono azioni di cui ci si illude di governare il senso, salvo poi accorgersi che si è ottenuto l'esatto contrario di ciò che ci si aspettava.
Durante la traversata, Michael, Cassius e Ramadhin perdono, ciascuno a proprio modo, l'innocenza che avevano prima di partire, entrano cioè nell'età adulta, ma da sonnambuli, senza sapere bene n´ come n´ perch´. Gli ci vorranno anni per rimettere insieme ciò che allora li accomunò, e non è un caso che sia proprio Michael, da grande divenuto scrittore, a ricomporre le tessere di un mosaico che tenga in un disegno coerente quel misterioso prigioniero che prima dell'alba veniva portato sul ponte in catene, i suoi complici nascosti sotto le più disparate identità sulla nave stessa, così come in incognito è il detective che lo arrestò, l'amicizia di Emily, la cugina tanto ammirata, e del rissoso Cassius per quella che si rivelerà essere la figlia del galeotto...A quello che è un intreccio da giallo, Ondaatje - scrittore singalese naturalizzato canadese - affianca un romanzo di formazione debitore al Conrad di Giovinezza come al Melville di Billy Budd: è uno «scontro con il mare» quello che segna per il suo protagonista il passaggio dall'infanzia alla maturità, anche se è uno scontro particolare, che ha più a che fare con i sentimenti che con gli elementi marini. Diventato grande, eppure ancora come aggrappato a quel «tavolo del gatto, lo sguardo rivolto all'indietro, sempre all'indietro, alla ricerca di coloro che hanno viaggiato con noi, che ci hanno formato, persino adesso, alla nostra età», Michael si renderà finalmente conto che per aprirsi a una nuova vita bisogna fare pace con i fantasmi del passato.