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Comunicare fa male?

di Mariella Pisicchio - 06/03/2012


Quando Tzu-Gung viaggiava nelle regioni a nord del fiume Han vide un vecchio che lavorava nel suo orto. Aveva scavato un canale per l’irrigazione. L’uomo si calava in un pozzo, portava su a braccia un recipiente pieno d’acqua e lo versava nel canale. Compiva così sforzi terribili con risultati apparentemente mediocri. Tzu-Gung disse: «C’è un sistema con il quale potresti irrigare cento canali in un giorno con uno sforzo minimo. Non ti piacerebbe conoscerlo?. Il contadino si alzò, lo guardò e disse: “E quale sarebbe?”. Tzu-Gung replicò: “Prendi una leva di legno, pesante dietro e leggera davanti. In questo modo potrai portar su l’acqua con la stessa rapidità con la quale la sgorga”. Allora il vecchio si arrabbiò e disse: “Ho sentito dire dal mio maestro che chiunque si serve delle macchine fa il suo lavoro come una macchina e a colui che fa il suo lavoro come una macchina viene un cuore come una macchina e colui che ha in petto il cuore di una macchina perde la propria semplicità. Colui che ha perduto la propria semplicità diventa malsicuro nelle lotte dell’anima e l’incertezza nelle lotte dell’anima è qualcosa che non concorda con l’onestà. Non è che io non conosca queste cose; mi vergogno di adoperarle» (da Gli strumenti del comunicare, Marshall Mc Luhan).

“Comunicare nuoce”. E’ il titolo di un’interessante mostra , che si chiuderà il 15 luglio del 2012, in atto al Museo della Comunicazione di Berna. Un titolo che qualche decennio fa sarebbe risultato una provocazione contro il pluralismo democratico dell’informazione e il libero accesso alla comunicazione, garanzia, appunto, di migliore democrazia. I mezzi di comunicazione più disparati possono convivere bene, moltiplicarsi e anche riciclarsi, pertanto accanto all’oralità e alla scrittura c’è spazio per strumenti elettrici ed elettronici (telegrafo, telefono, cinema, radio computer, TV) e per quant’altro alimenti la dialettica della comunità umana e la arricchisca di nuove chances. Infatti ogni medium è amplificatore di potenzialità fisiche, intellettuali, cognitive dell’individuo e trasformatore della struttura sociale.

Tuttavia è facile che gli abusi anche delle migliori intenzioni, scantonino nella patologia, un po’ come tutti i comportamenti “tossici” degli uomini.

Molto simile alla bulimia, intesa come capacità illimitata di ingurgitare cibo senza neppure assaporarlo più, la ipercomunicazione porterebbe ad un’assuefazione al numero impressionante di informazioni che la mente umana, ad un certo punto, non riesce più a metabolizzare.