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Nativi d’America

di Mauro Picasso - 14/03/2012

http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/spettacoliecultura/mostra-indiani/esterne041227090409123941_big.jpg

 
Brandendo il telecomando nella più cupa rassegnazione post pranzo, ho notato una televisione di informazione, seminascosta tra la pletora dei media ad “alto impatto” internazionale. Scopro con sorpresa un canale di diffusione informativa a respiro internazionale, ergo in inglese, ma di provenienza russa: Russia Today.
Tra le varie cose, mi è subito apparso interessante un documentario con video ed interviste approfondite e contatti con attivisti dei Diritti Umani nell’unione americana.
Ma non si tratta qui dei soliti pannicelli caldi o della usuale sfilata di elementi più o meno funzionali al peggior sistema di sfruttamento della natura e dell’uomo che mai si sia visto nell’orbe terracqueo. No. Si tratta invece di un movimento nato da e per cercare di difendere quel Popolo fiero e colto (della tradizione dell’Uomo e della Natura sua madre) che noi chiamiamo Indiani d’America.
Dico subito che la condizione che le varie tribù si trovano a dover quotidianamente sopportare per sopravvivere, confinate in spazi ristretti, senza fondi, con una disoccupazione all’89%, un alcolismo diffuso ed incoraggiato per decenni dai vincitori WASP, la mancanza di qualsivoglia prospettiva umanamente classificabile come accettabile, è semplicemente spaventosa. Ed è una realtà quasi totalmente nascosta, secondo il noto detto anglosassone “out of sight, out of mind”, oppure manipolata coi noti sistemi da una “civiltà” vile ed assassina che sta perpetrando un vero Olocausto di anime nobili da oltre un secolo e mezzo, a partire proprio da quella terra.
Tutti i sistemi più sanguinari, repressivi, vili, abietti, violenti, ipocriti sono stati e vengono tutt’ora utilizzati per costringere al silenzio le sempre più rade schiere di combattenti che cercano di opporsi alla fine materiale e spirituale del proprio Popolo.
Massacri ripetuti di donne e bambini, paludati sotto l’egida della corsa all’ovest, al furto di terre, bestiame, alla sistematica violazione di innumerevoli trattati di pace (imposti dagli occupanti) che implicava nuove guerre e nuove privazioni, nuovi trattati e nuovi abusi, in un’ottica infinita volta alla cancellazione di un sistema di Culture, in realtà dell’unica cultura dell’America, non il regno del nulla anglo-americano: quella dei “Pellerossa”.
Bambini allontanati scientemente dalle proprie famiglie, inseriti in collegi di tipo militare, obbligati a studiare e parlare l’inglese, ad abbracciare il (tristemente noto) “cristianesimo” calvinista ed ad essere dichiarati adottabili, in modo anche da ricevere le prebende dallo stato centrale ben lieto di partecipare alla prima globalizzazione della storia (primo decennio del ‘900).
Discriminazioni, attentato alla Cultura, alla razza dei Nativi ed ai loro costumi, utilizzati dal mostro ollivudiano per guadagnare doppiamente dallo sfruttamento di un popolo militarmente battuto, ma non vinto, hanno creato schiere di sfruttati e di infelici, sradicati dalle loro tradizioni e dal loro io, affogati in un mare di whiskey da quattro soldi o negli effluvi delle colle o addormentati dagli effetti semi-narcotizzanti degli additivi alcolici delle bombolette per capelli.
Oggi gli Indiani d’America protestano ancora contro il mancato rispetto dei trattati dai loro padri siglati con la rappresentanza della discendenza dei massacratori dei loro nonni. Vengono ancora arrestati, zittiti, emarginati e, quando possibile, privati della dignità, secondo le logiche che ben conosciamo anche noi europei. Ma il guerriero non è ancora morto. Attraverso l’oceano di menzogne del sistema perverso che lo circonda e lo vuole eliminare, giunge sino a noi e si fa percepibile un canto: sono le voci di alcuni attivisti, di uomini, donne, persone che ogni giorno tra difficoltà sovrumane e boicottaggi di ogni genere persistono nella loro lotta per la sopravvivenza: ascoltiamole, hanno molto da insegnarci.