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Quei video atroci: qualche dubbio, qualche domanda

di Marinella Correggia - 15/03/2012

   
   
I video circolati lunedì sulla strage di bambini e donne a Homs mostrano corpi di persone «uccise e mutilate dalle milizie di Assad» e filmate da «attivisti» dell'opposizione. Accusa speculare (ma rifiutata dai media mainstream) da parte del ministero dell'informazione di Damasco: sono corpi di cittadini rapiti e uccisi, poi mutilati e ripresi per incitare ad una presa di posizione internazionale contro la Siria. La tv siriana raccoglie testimonianze di cittadini di Homs che dicono di essere stati per un mese ostaggio di armati che uccidevano, dinamitavano le case, rapivano. E danno i nomi di alcune persone rapite e uccise che avrebbero riconosciuto.

Sulla responsabilità della strage è forse legittimo chiedersi «a chi giova?» L'opposizione armata e il Cns sono usciti indeboliti dalla perdita di Homs e dalla visita di Annan; adesso la «comunità internazionale» chiede di nuovo di fermare subito e in qualsiasi modo Assad. Ma lasciamo stare il cui prodest. Parliamo dei video.

Alcuni sono nitidi, uomini uccisi, con le mani legate, un'intera famiglia morta in una stanza (e sono quelli mostrati dalla tv statale). Altri sono molto confusi. L'«attivista» di Homs Hadi Abdallah autore di uno dei video ha precisato all'Afp che membri dell' «Esercito libero siriano» hanno trasportato i corpi nel quartiere di Bab Sebaa, più sicuro, e là sono stati filmati (trasportati?). Ma se sono morti da tempo come può esserci il sangue vivo mostrato da una foto? In un altro video uno solo dei cadaveri ha le mani legate. Come mai le immagini sono così sfocate (anche il telefonino più scarso filma meglio), corrono veloci o si soffermano sui corpi a distanza tanto da non far capire granché? Eppure la stessa Avaaz ha sostenuto di aver dotato di sofisticati mezzi tecnologici i suoi 400 attivisti antiregime in Siria... La cosa più chiara è l'appello iniziale di un video: «Vogliamo che l'esercito siriano libero venga armato così potremo difenderci». 

Pochi giorni fa, sempre dopo la perdita di Baba Amr, la tv pubblica britannica Channel 4 ha trasmesso in esclusiva un video «Dottori siriani torturano i pazienti»: «vittime civili ferite nelle violenze e torturate dai medici» nell'ospedale militare di Homs, dove «per ordine del governo vengono portati i civili feriti nelle manifestazioni». Unica precauzione dello speaker, la formuletta «non possiamo confermare in modo indipendente». 

«Scioccante» (ovvio) e avallato dalla commissaria Onu ai diritti umani Navi Pillay, il video sarebbe stato girato «clandestinamente da un dipendente dell'ospedale». Ma non fornisce alcuna prova. Non mostra torture in atto. Immagini sfocate e rapide mostrano 4 uomini (lo speaker: «civili disarmati feriti nelle manifestazioni») su letti con lenzuola pulite, testa e occhi avvolti in fasce bianche: come se fossero tutti feriti alla testa e agli occhi. Le caviglie strette in «catene arrugginite». Sui comodini, in bella vista, gli «strumenti di tortura» (lo speaker: «un filo elettrico», «un cavo di gomma» che in realtà potrebbe essere uno stetoscopio). L'immagine più cruenta è quella del torace di un uomo striato di segni che potrebbero essere di frusta. Potrebbero... 

Il videomaker è poi intervistato a volto oscurato, «in un luogo sicuro», seduto vicino a un mobile da infermeria (sempre l'ospedale militare? Non è pericoloso farsi intervistare lì? E da chi?). Narra di aver visto episodi atroci: medici che danno fuoco alla zona pubica di un ragazzo di 15 anni dopo averlo cosparso di alcol; che amputano senza anestesia per far soffrire. Non è lecito, doveroso qualche dubbio?