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L'uomo che parla agli animali

di Raffaele Castagno - 21/03/2012



Flavio Carpi vive a Fornovo, conosciuto come "l'uomo del fiume", la sua seconda casa, che condivide insieme a pesci, nutrie, passeri, cinghiali. Va a trovarli ogni giorno, per dargli un po' di cibo e per parlare con loro. Ha realizzato milioni di foto, scatti unici e straordinari. GUARDA LE STRAORDINARIE IMMAGINI

Flavio Carpi e Cocò Flavio Carpi e Cocò
Un uomo, un fiume e i suoi piccoli amici, il pesce Cocò, la volpe Ovidio, la nutria Carola. Non è l’inizio di una favola, anche se la vita di Flavio Carpi, "l’uomo che parla agli animali" ha un che di fiabesco. La natura lo accompagna fin da quando era ragazzo, quando scalava gli alberi, abbandonandosi a meravigliose avventure.

Già allora il richiamo del fiume era per lui un’attrazione irresistibile, poco importa che avesse l’aspetto di un modesto corso d’acqua ad Ozzano Taro. Fu amore a prima vista. “Dopo la famiglia e il mio lavoro da fornaio, il fiume è la mia seconda casa” . Oggi le acque sono quelle “sempre vive” dice del Taro, ed è lì, alle sue rive, all’interno del parco, che Flavio Carpi ha il suo rifugio, che condivide con i suoi molti amici: pesci, nutrie, passeri, cinghiali.

“Ho cominciato a scendere al fiume nei primi anni '80” ricorda “ dopo aver aperto il forno, proprio lì vicino”. Il pane è un’altra delle costanti di Flavio: “Ho iniziato a 13 anni, insieme ai miei fratelli. A scuola andavo male e così mi sono messo a lavorare”.

I primi passi sono cauti. I suoi futuri amici sono diffidenti. “ Portavo con me qualche avanzo dal negozio, aspettando ore ed ore gli animali”. Poi giorno dopo giorno l’uomo e gli amici del fiume cominciano a fidarsi, a rispettarsi. “Ho iniziato a chiamarli per nome, si fa così con gli amici”.

Tutti i giorni il fornaio di Fornovo scendeva al fiume, e si trasformava nell’uomo che parla agli animali. Ogni giorno era un’a vventura, perché “scoprivo e conoscevo un animale diverso. Loro imparavano qualcosa da me ed io imparavo qualcosa da loro. Quello che so oggi lo devo ai libri e alla natura”.

Oggi Flavio conosce tutti i segreti del fiume, tutti gli angoli. Si considera un po’ “il guardiano”. Rispolverando un termine che sa di antico si potrebbe dire che ne sia “il genius loci”. Ma la storia non è che agli inizi. “A un certo punto ho pensato che fosse bello portare con me i miei amici, e così ho iniziato a fotografarli”. Ha scattato milioni di immagini, tante da riempirne interi armadi. Eppure ancora oggi ricorda perfettamente la prima: “Teo, un topone, è stato il primo che è venuto a magiare dalle mie mani”. Ne sono seguiti tanti altri. “Gli animali si avvicinano, e così riesco a fare foto di questo tipo. Posso aspettare per ore, ma anche qualche minuto, dipende dai miei amici”.

Non ha seguito corsi, lezioni o quant’altro l’uomo del fiume ha imparato a fotografare fotografando. Le immagini emozionano i ragazzi delle scuole, con i quali prova a condividere la sua passione per la natura, ma anche “dei professori e dei presidi” spiega “che mi dicono: dovrebbe venire qui una volta al mese”.

Ma non vi è emozione più grande che essere lì, ai piedi del fiume, quando albeggia: “Alle 5.30, quando il sole sorge, e si sentono 40 uccelli diversi cantare, ti si aprono l’anima e il cuore”.