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Il ruolo delle mediazioni ai tempi della "crisi"

di Stefano Moracchi - 02/04/2012

Fonte: attuazionista


Tutto ciò che noi sappiamo immediatamente è il risultato di una serie di mediazioni. Ogni conoscenza, infatti, è conoscenza mediata storicamente. Il problema, dunque, non sono le mediazioni, ma la conoscenza del ruolo che svolgono e, sopratutto, per conto di chi operano.
La contrapposizione tra conoscenza immediata e conoscenza mediata è semplicemente un mascheramento ideologico che, in determinate occasione, potrebbe anche risultare un mezzo utile per conseguire un dato fine se assumesse, ad esempio, il carattere populistico nell'interesse nazionale individuato su un determinato gruppo sociale emerso criminalmente dai traditori dello Stato nell'interesse dello Stato nazionale dominante.
Quindi, anche ciò che appare conoscenza immediata è sempre il risultato di determinate mediazioni.
Scrive Hegel: “In un dato popolo non può fiorire che una determinata filosofia. Questo carattere determinato del pensiero è quello stesso che impronta le altre manifestazioni storiche dello spirito di quel popolo, si trova con esse nel più intimo nesso, e ne costituisce il fondamento. La forma concreta di una filosofia è collegata dunque a un determinato assetto del popolo, presso cui compare, alla sua costituzione e forma di governo, alla sua eticità, alla sua vita sociale, alle sue attitudini, abitudini, comodità, ai tentativi e alle opere che esso compie nel campo artistico e scientifico, alla sua religione, alle sue forme di guerra e in generale alle sue relazioni esteriori”.
È evidente, da questa riflessione, la mancanza dello spirito di un popolo va ricercata nella mediazione che ne impedisce il suo nesso più intimo e il suo fondamento e che assume forma di governo.
In questa riflessione Hegel non solo affronta il rapporto tra teoria e prassi ma lo mette in una relazione superiore dalla quale tutte le altre determinazioni sono semplici rispecchiamenti ideologici, forme di mascheramento mediate da agenti sociali reticolari.
Nel momento in cui un determinato Stato perde il suo carattere nazionale, cioè un determinato popolo viene privato del suo spirito d'indipendenza in quanto appartenenza ideale con il suo territorio come costruzione storica che si manifesta nel suo lavoro collettivo attraverso l'arte, la scienza, la letteratura eccetera, dobbiamo allora prendere in considerazione che ogni manifestazione di dissenso scollegata da ciò che l'ha determinata è semplicemente una delle forme della determinazione alla subordinazione, ovvero manifestazioni che ne certificano l'impotenza mascherata dalle mediazioni criminali che operano all'interno di una data formazione sociale.
Non sarà semplice liberarsi delle mediazioni criminali fino a quando saranno alimentate di volta in volta da surrogati politici, sindacali e associativi totalmente all'interno di rapporti sociali riproduttivi del progetto criminale stesso, cioè fino a quando non sarà del tutto evidente il carattere politico del gruppo sociale emerso dal nuovo assetto sociale in fase di assestamento.
Far emergere il carattere politico di questo gruppo sociale strumentalmente chiamato sociologicamente “precario” ma politicamente strutturato in “celle”, ciascuna delle quali opera in determinati rapporti sociali produttivi in diretta connessione con la subordinazione politica, quindi economica degli Usa, e apparentemente determinata dalla mediazione dell'Unione Europea, non sarà grazie ad un atto volontaristico ma dalla volontà di sopravvivenza.
Alla fine di questo ciclo di “ripetizioni a perdere” chiamate manifestazioni di piazza, di volta in volta con nomi e sigle diverse tutte riconducibili agli stessi agenti della mediazione criminale, sarà inevitabile non prendere in considerazione la reale portata della forma sociale criminalmente determinata.
Come tutte le forme storicamente determinate anche questo gruppo sociale è semplicemente un punto di partenza a tutti già noto ma proprio per la sua costituzione di rapporti sociali fuori dagli interessi delle mediazioni costituite per portare a buon esito la transizione criminale, totalmente sconosciuto.