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Censura accomodante

di Massimiliano Viviani - 04/04/2012

 






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Non si finisce mai di imparare. Tutti noi, perlomeno in Italia, eravamo convinti che la Divina Commedia di Dante Alighieri fosse un'opera formativa e priva di controindicazioni per chi la legge o la studia; fino a quando, poche settimane fa, veniamo a sapere che risulta essere -niente meno!- che un'opera dannosa per l'educazione dei giovani studenti, perchè elaborata con spirito antisemita e disseminata di espressioni razziste e discriminatorie. Tale opera quindi, per fare le cose giuste, andrebbe eliminata del tutto dai programmi scolastici. E proprio perchè si rendono conto di averla sparata grossa, se proprio non si può evitare di leggerla, che sia letta almeno con le dovute accortezze.
Tale infatti è la conclusione a cui è giunta una delle tante organizzazioni internazionali detentrici della morale, nonchè generose elargitrici di cultura educativa che immancabilmente confluirà -insinuante o martellante- nelle disposizioni e nelle veline per i nostri liberi mass-media. Siamo non a caso nell'orbita dell'Onu: professionisti che godono dello status di consulenti speciali per il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, e che elaborano progetti di educazione allo sviluppo, al progresso, ai diritti umani, all'uguaglianza, contro il razzismo, l'antisemitismo....Non manca proprio nulla alla programmazione e alla pianificazione a tavolino delle menti umane. Naturalmente il tutto nel segno della libertà dell'individuo sovrano, ci mancherebbe.
Ora, secondo costoro, il rischio principale a cui condurrebbe la Divina Commedia sarebbe l'antisemitismo. Dando un'occhiata al nome dell'organizzazione in questione, esso balza subito all'occhio (Gherush92), e pur non essendo io un esperto linguista nè un etimologo, non faccio fatica a ipotizzare l'origine del lemma. Lasciamo ai più coerenti e abili cospirazionisti immaginare tutto quello che può stare dietro a questa messinscena. Noi ci limitiamo a ricordare che l'Onu, dietro la maschera buonista e pelosa dell'Unicef, della Fao e di altre simili fesserie, nasconde due tra le più potenti organizzazioni finanziarie del mondo, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale; le quali, che io sappia, non sono solite occuparsi di beneficienza. Probabilmente quindi, non basta più tacciare di antisemitismo chi denuncia i crimini di Israele. Evidentemente si deve andare oltre, fino alle censure di interi brandelli di culture nazionali.


Certo, presidente dell'associazione è una donna italiana, così magari agli italiani tale consiglio di lettura apparirà meno indigesto. La Divina Commedia sarebbe, secondo costei, infarcita di stereotipi e pregiudizi antisemiti -come il termine dispregiativo "giudeo", i riferimenti al Giuda traditore di Cristo, o le condanne infernali per il Sinedrio, Caifas e i Farisei- che naturalmente tale organizzazione si guarda bene dal contestualizzare alla cultura dell'epoca. Sicchè la Commedia viene indicata nuda e cruda come un pericolo per la formazione dei giovani, facendo finta di non sapere che questi, da parte loro, la leggono oramai come un mero e arido esercizio scolastico e non più come un testo formativo per il credente cristiano (come fu pensata dallo stesso Dante). Pochissimi studenti ormai credono al valore delle condanne dantesche: non si capisce quindi dove stia il pericolo. Possiamo magari leggervi un attacco anche alla Chiesa cattolica, che nasconde ancora dentro di sè delle notevoli spinte contrarie alla modernità? Non lo escluderei.
E' necessario tuttavia andare al di là di questo livello di critica alla condanna della Divina commedia. Bisogna allargare il raggio di azione, e capire la logica profonda di questi attacchi violenti contro i residui di cultura che ancora restano a disposizione dei giovani, non solo italiani. L'organizzazione umanitaria infatti a fianco del rischio di anti-semitismo, denuncia anche altri rischi: l'islamofobia (Maometto è posto da Dante all'Inferno come seminatore di discordie), l'omofobia (i sodomiti sono posti all'Inferno) e più in generale, un clima di intolleranza che non piace ai signori della morale. Avrebbero preferito un Dante politicamente corretto. All'epoca non era possibile. E Dante probabilmente, nascesse oggi, non sarebbe nemmeno il tipo.
Divide et impera. Crea nemici dove non esistono. Semina odio e rancore verso ogni cosa che non sia come noi vogliamo: questo l'insegnamento che loro hanno capito benissimo. Costringi ogni essere umano a camminare a testa in giù e a gambe in su: ti sarà più facile renderlo schiavo. Oppure mettigli pesanti palle morali ai piedi: non potrà scappare nè difendersi. Essere buoni e umani a tutti i costi è diventata oggi la forma più diffusa di terrorismo esistenziale, dietro la quale è lecito commettere ogni crimine. Protetta da tale schermo potentissimo, la modernità avanza e distrugge ogni cosa. L'uomo moderno, per essere davvero libero, deve pensare con canoni prefissati che ne garantiscano la libertà per tutti. Andiamo verso una condizione umana grottesca.
Prendiamo per esempio il presunto rischio islamofobia. Chi davvero genera questo rischio? La condizione umiliante in cui il Profeta dell'Islam viene descritto nel canto XXVIII dell'Inferno, dove il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, oppure la continua e aspra condanna da parte dei mass media della condizione delle donne islamiche (portato avanti tra l'altro proprio da organizzazioni tipo Gherush)? E' più probabile che un giovane alimenti odio verso l'Islam con il martellante messaggio mediatico dell'atomica iraniana, del fanatismo musulmano, delle donne sfregiate dai mariti, oppure con la lettura distratta, un paio di giorni nell'arco della vita, di alcune righe di poesia (ammesso poi che vengano lette: da quel che ricordo io, ai tempi, il passo in questione fu saltato a pie' pari)?
In nome della libertà e dei diritti di tutti, l'ipocrisia maschera la censura e la giustifica con altri termini. ''Non invochiamo nè censure nè roghi -precisa la presidentessa di Gherush in un'intervista ad Adnkronos- ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità che nella Commedia vi sono contenuti razzisti, islamofobici e antisemiti." Nessuna censura quindi. Peccato che più oltre, la stessa presidentessa afferma che "è nostro dovere segnalare alle autorità competenti, anche giudiziarie, che la Commedia presenta contenuti offensivi e razzisti". E con le leggi contro le discriminazioni che oramai sono sempre di più nel mondo civile, possiamo scommettere che prima o poi la Commedia sarà eliminata dalle scuole, che poi è il loro obiettivo: "Chiediamo, quindi, di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire i necessari commenti e chiarimenti".
La censura della modernità non è più quella negativa ed "esclusiva" (in senso etimologico) dei tempi andati. La censura di oggi è persuasiva ma non è violenta; consiglia e non obbliga; educa, non proibisce. Sicchè alla fine sarà proprio il libero cittadino occidentale a chiedere di censurarsi sopraffatto dai sensi di colpa ("non voglio mica essere responsabile di morti, violenze e genocidi!", finchè anche le indignazioni che hanno accompagnato da noi le critiche a Dante, finiranno per smorzarsi pressate dall'esigenza di stare "al passo"). Significativo il termine che nella sopra citata intervista la presidentessa tira fuori più volte dal magico cilindro dell'ipocrisia: il filtro. La Commedia "viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche''. "Studiando la Divina Commedia i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un'opera...etc".
Dimentichiamo i censori che proibiscono: si tratta di dilettanti. La censura morbida e invisibile tipica del moralismo oggi imperante, non solo è più valida di quella violenta, per i motivi sopra addotti -agisce direttamente sulla morale dell'individuo- ma è totalitaria, nel senso che arriva a pervadere tutto, a infiltrarsi -ricorre non a caso il termine "filtro"- ovunque, come un veleno che inoculato in un punto, si diffonde in tutto il corpo senza risparmiare nulla.
E' significativo che proprio coloro che si battono per la libertà di espressione, finiscano per essere i primi che invocano giustizia, spesso sommaria, per le forme più alte di espressione; da sostituirsi magari con opere di ricercata mediocrità, dal punto di vista culturale insignificanti -immagine e modello della nostra vita- ma ineccepibili dal punto di vista dei diritti del pupazzo moderno. Tante opere formative potrebbero fare la fine della Commedia: per fare un esempio, nella Politica Aristotele afferma che lo scambio finalizzato all'accumulazione infinita di denaro -la cosiddetta "crematistica"- deve essere condannata a favore dell'oikonomìa, ossia al buon governo della casa. Vogliamo per caso essere responsabili di colossali crash finanziari? Qui ci sta un bel filtro. E che dire di Platone? Nella Repubblica afferma che un posto privilegiato spetta all'uomo greco sul barbaro, tanto che solo rendere schiavo un greco deve essere considerato un male. Primo filtro. Non parliamo poi di tutte le invettive che fa dire a Socrate contro la democrazia! Vogliamo essere complici di altre dittature e di altre tragedie? Meglio un altro filtro! D'altronde, potremmo noi accettare di leggere un autore -Platone appunto- che in tutti i suoi dialoghi inveisce contro la ricerca individuale del piacere, tipica delle epoche decadenti? Dove andrebbe a finire la libertà di scelta dell'individuo sovrano? Meglio eliminare tanta violenza!
Prepariamoci perchè il futuro della conoscenza è forse quello meno roseo fra tutti quelli a venire. Dimentichiamo i grandi classici del pensiero, o prepariamoci a doverli leggere trasfigurati da una mentalità modernista; se non addirittura ignorati a scuola e sostituiti dal mondo multi-etico di Cecchi Paone e dalla tollerante trasgressività di Vladimir Luxuria.