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Di stazione in stazione...

di Franco Cardini - 27/04/2012


 

“Di stazione in stazione, di porta in porta, di pioggia in pioggia, di dolore in dolore…”: i  versi della bella canzone di Ivano Fossati, portata al successo da Fiorella Mannoia, mi tornano spesso ala mente in questi giorni. Sono un viaggiatore cronico, dalle grandi linee nazionali e internazionali al pendolarismo più o meno quotidiano tra lo studio di Firenze e la casa di Prato. E ne vedo di tutti i colori. Ormai, sono abituato quasi a tutto, rassegnato a tutto.  Certo, però a volte il troppo è troppo.
Ho visto sfrecciare “Italo”, il supertreno di Cordero di Montezemolo, tutto oro e porpora. Non ci sono ancora salito: da buon statalista fuorimoda, diffido di qualunque forma di privatizzazione. Vero però è che, ormai, il popolo italiano è stato espropriato da Trenitalia anche delle ferrovie.
Dal canto mio,  conosco una per una le molte croci e le poche delizie perfino delle costosissime Freccerosse e Frecciargento:  i ritardi, le porte che non si aprono, i servizi igienici che funzionano di solito uno su tre o su cinque, le inutili cortesie barocche dei giornali e dei drinks in prima classe. Sul “Corriere della Sera” del 13 febbraio scorso, all’indomani della gran gelata che aveva tra l’altro bloccato per ore convogli ferroviari interi lasciando centinaia di “clienti” (ormai sono tali: non più “viaggiatori”) al freddo e al gelo, Susanna Tamaro raccontava disguidi e disavventure di Intercity e di “Interregionaliveloci” (la pomposa nomenclatura serve a quel che pare soprattutto a giustificare i vertiginosi aumenti delle tariffe). E che dire dei vagoni-ristorante nei quali il fuoriservizio dei fornetti a microonde è più la regola che l’eccezione? Per tacer dei vagoni-letto, dove ormai da molti mesi le macchinette per servire il caffè del mattino ai viaggiatori notturni si sono misteriosamente rotte, tutte insieme, e il cuccettista ti offre mesto, in sostituzione, un succo di frutta tiepido in tetrapack. Strano tipo di “cliente”, quello di Trenitalia, che è costretto a rivolgersi a  un solo tipo di servizio, senza poter scegliere, e si sente preso per i fondelli quando gli altoparlanti di bordo lo ringraziano “per la preferenza accordata”.
Comunque, è un fatto che – disservizi a parte – se viaggi tra due città servite dalle Frecce, rosse o argento che siano, e hai la tessera del Frecciaclub, in qualche modo (e a caro prezzo) te la cavi. Solo, vorrei proprio che i megadirigenti galattici di Trenitalia, i supergestori di Grandi Stazioni, il Signor Ministro e i Signori Assessori responsabili ai livelli centrale e regionali delle comunicazioni ferroviarie evitassero per un po’ le auto blu e  si facessero un mesetto di viaggi su tutte le possibili linee del nostro paese. Per infiniti motivi economici, energetici ed ecologici, i servizi su rotaia dovrebbero essere incentivati e sostenuti: ma in Italia nell’ultimo decennio oltre il 70% delle risorse pubbliche impiegate nel settore è andato alle strade e al trasporto su gomma, mentre del men che 30% restante solo il 12,50 è finito alle ferrovie. E gli studenti, gli operai, i meno abbienti, insomma la gente che lavora e che è costretta al pendolarismo? Si arrangi.
Badate, non è un modo di dire. Avete mai dato un’occhiata attenta alle stazioni italiane? Quelle più grandi sono ormai ridotte a Shopping Center, ma carentissime dei servizi. Farmacie e uffici postali, un tempo obbligatori al loro interno o nelle immediate adiacenze, si sono rarefatti; i servizi di deposito bagagli, nel Bel Paese dei turisti molti dei quali sono mordi-e-fuggi, chiudono o sono troppo costosi e scomodi da raggiungere (provate quello di termini, a Roma);   i servizi igienici sono di solito a pagamento (fino a un euro per far pipì: così, molti poveracci si arrangiano di nuovo nelle aiuole o sui cantoni…), oppure non ci sono. Sì, avete letto bene: esistono stazioni mancanti di servizi igienici,  considerati troppo costosi da mantenere in ordine. Il turista che per esempio scende a Pescia, diretto a visitare i paesi di Pinocchio, ha   questa brutta sorpresa. Anziani signori prostatici, astenetevi dal visitare il giardino di Collodi. Non parliamo dei telefoni pubblici, che mancano con al scusa che vengono sbarbati dai vandali: del resto – ci dicono – “tutti hanno il telefonino”. Anche i pensionati, anche i poveri extracomunitari, anche le vecchiette?
Del resto, date un’occhiata a una delle più belle stazioni del mondo: la nostra fiorentina di Santa Maria Novella. Nata nel deprecato Ventennio, sfoggiava una sala d’aspetto di terza classe foderata di pregiato marmo giallo. Oggi quei locali sono occupati dal Frecciaclub per chi può spendere (io sono per ora fra essi) e la gente si arrangia, visto che di sale d’aspetto non c’è più l’ombra, sulle rare panchine o per terra. Nei sotterranei della stazione, lato nord, funzionava fino agli Anni Settanta un immenso, funzionalissimo albergo-diurno completo di docce e di stanzette da riposo. Sarebbe stato una manna adesso, specie con l’estate: e sarebbe stato utilissimo anche come protezione contro le malattie infettive, data la sporcizia diffusa dai molti homeless che si servono della stazione come riparo notturno. E’ chiuso da anni.
Ciliegina avvelenata su questa squallida torta: la ex-palazzina “imperiale”, oggi palazzina presidenziale, di fronte al binario 16, prospiciente su Via Valfonda. Da anni l’esedra marmorea esteriore, con la vasca-piscina, è in condizioni deplorevoli. Nell’interno – una sequenza di uffici bellissimi, foderati in boiseries pregiate, con lampadari e bassorilievi – ha soggiornato a lungo quella che ormai, come Frecciaclub, è stata spostata altrove. La sala delle conferenze della palazzina, decorata di mosaici dorati e di arazzi, rischia una brutta fine: i sedili in legno lucido degli Anni Trenta, che la riempivamo quando essa ospitava abitualmente convegni e conferenze, sono misteriosamente scomparsi, sostituiti da squallidi aggeggi in plastica e alluminio.  Dove saranno finiti? Chi sarà il manager strapagato che dovrebbe  rispondere di questo ennesimo degrado? Quali inadempienze, quasi disservizi, quali forme di illegalità stanno dietro a questo sfacelo? Notte e nebbia…