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Ripetilo ancora

di Giuseppe Gorlani - 11/06/2012


Voglio cantare la luce della luna e la libertà di uscire di notte per boschi e campi insieme a giovani amici. Voglio cantare il respiro sottilissimo di chi si siede sul campo da poco mietuto, stupito per il grugnire dei verri selvatici e per i versi di civette e gufi. Ogni cosa è diversa quando la luna regna nel cielo senza nubi dell’estate. C’è qualcosa di inesprimibile non destinato ad occhi ottenebrati. E infatti gli uomini dormono o vagano abbagliati da luci elettriche e frastornati da suoni violenti. Lasciamo che ognuno scelga il proprio piacere.    C’è qualcosa di stupefacente nei boschi che rotolano giù dall’alto sino a dove cominciano i seminativi. Che cosa sono i boschi? Che cos’è un albero? Per alcuni sono soltanto legna da vendere. Per noi sono quasi lacrime, perle ammirate discendenti ai nostri piedi. In un albero compaiono innumerevoli volti; nelle sue chiome vediamo tutto quello che fummo, siamo e saremo. Gli alberi sono muschio vorticoso che precipita negli abissi, sollevando universi d’ombre e scintille. C’è tristezza e gioia e mistero nell’intrico delle sue braccia. C’è un’atmosfera impalpabile d’eternità intorno ad esso. Un albero palpita, respira, irradia un filo argenteo di coscienza inseparabile dalla nostra.

Ancora vediamo quello che videro gli umbri antichi, le stesse fiamme blu-azzurro in cui si avvolge il santuario. Vediamo il volto della Madre, inseparabile dal Divino ineffabile, a cui resero omaggio dravidi ed ariani. Anche questi corpi sono terra e la coscienza che li pervade si dilata dappertutto attraverso eoni incalcolabili e distanze stellari.

Voglio cantare l’amore e la gioia di essere qui, in una notte qualsiasi. Qui, nel Centro incircoscrivibile da cui uscii danzando, ma pure, in qualche raro momento, fingendo di dimenticarmi e bestemmiando, affinché il gioco di afferrare i riflessi della madreperla apparisse ancor più reale o meno del Reale.

Canto l’amore indistruttibile che ci unisce tutti, lo stupore apicale che sale e scende, sino a tacitare il pensiero.
Qualsiasi cosa, forma o ente sono “Io”, coincidente con l’Essere.
Oh luna, ripetilo ancora.