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Picco del petrolio: uno sbaglio? Non ci giurerei troppo

di Debora Billi - 09/07/2012

Fonte: Petrolio.Blogosfere


SAvevo già visto l’articolo di George Monbiot qualche giorno fa sul “Guardian”, oggi lo si trova tradotto su “Cdc”.  In sintesi, Monbiot prende per buono il nuovo slogan in voga: il fracking risolverà tutti i nostri problemi petroliferi, tornate a casa tranquilli. Ne avevamo ovviamente già parlato, dei livelli di propaganda a cui si è arrivati anche nel nostro Paese pur di vendere il fracking di proprietà Halliburton. Come sempre accade col petrolio, i dati vanno letti per quelli che sono. Ad esempio: riporta Monbiot che il Nord Dakota è la nuova Arabia Saudita, è pieno di petrolio (che però, ahem, non si può estrarre), e che ha una produzione di 550.000 barili al giorno. Fantastico! Circa quattro volte la produzione totale… italiana. Oppure, si parla di un aumento di 20 milioni di barili al giorno aggiuntivi, nei prossimi dieci anni. Ebbene: anche questa sembra una cifra elevata, eppure è assolutamente insufficiente a coprire la depletion attuale. Quando leggete di migliaia e milioni di barili, scolpitevi nella mente questo dato fondamentale: il mondo consuma un miliardo di barili ogni 12 giorni.

Un miliardo ogni 12 giorni appena. Ecco che, magicamente, questi milioncini diventano una sciocchezza che a qualcosa serve, ma senza petroliorisolvere il problema. Il fatto è che i dati arrivano principalmente dagli Usa, ed è noto che spesso si tende a proiettare ciò che accade colà nel resto del mondo. Non è così: gli Usa aumentano la produzione, ma gli altri no. E il petrolio lo usiamo tutti. Qualche esperto sospetta inoltre che le nuove tecniche di fracking siano il solito sistema prendi i soldi e scappa. Praticamente un altro schema Ponzi: c’è da far soldi, ma solo per i primi che entrano e i primi che ne escono. I costi sono stellari, i rischi finanziari anche. Insomma, durerà poco, e lascerà un sacco di macerie dietro di sé.

Ultima cosa: il fracking. Non voglio tediarvi con piagnistei ambientalisti. Voglio solo farvi notare che se siamo ridotti a sbriciolare tonnellate di roccia pur di spremerne fuori qualche costosissima goccia di petrolio, significa proprio che ci ritroviamo all’ultima spiaggia e che di giacimenti decenti non ce n’è più. Nulla come il fracking grida “Siamo al picco!”. E dato che questa tecnica distrugge completamente suolo e acqua, fa anche un po’ senso vedere gente che festeggia qualche anno in più di benzina, fregandosene se avrà poi da mangiare. Anzi, direi che è proprio un classico approccio psicologico da fine del mondo.