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La convention delle corporation

di Michele Paris - 30/08/2012


    

In ritardo di un giorno a causa dell’arrivo dell’uragano Isaac, la convention repubblicana ha inaugurato martedì a Tampa, in Florida, la tre giorni che si chiuderà con il discorso di accettazione della nomination per la Casa Bianca da parte di Mitt Romney. Al di là delle celebrazioni ufficiali, il tradizionale evento quadriennale vivrà i suoi momenti più importanti in quella che il New York Times ha definito una “convention parallela”, nella quale “politici eletti, delegati e membri del partito offrono a corporation, gruppi di interesse e lobbisti la possibilità di promuovere i loro interessi”.

Il costo complessivo stimato per la convention repubblicana di quest’anno è di 73 milioni di dollari, mentre quella democratica, in programma settimana prossima a Charlotte, in North Carolina, sarà di 55 milioni. Le convention sono in parte finanziate dai versamenti volontari dei contribuenti americani, così che la Commissione Federale Elettorale per il 2012 ha versato ad ognuno dei due partiti più di 18 milioni di dollari in fondi pubblici. Il Congresso, a sua volta, di milioni ne ha stanziati 50 per far fronte alle spese legate alla sicurezza nelle due città che ospitano le convention. Il resto del denaro arriva infine da ricchi finanziatori, dal momento che la legge USA vieta per questo genere di eventi donazioni dirette da parte di corporation o organizzazioni sindacali.

Sul versante democratico, il partito del presidente Obama ha stabilito un codice di autoregolamentazione che fissa a 100 mila dollari il tetto per i contributi individuali durante la convention di Charlotte. Il Partito Democratico ha però creato un’apposita organizzazione “no-profit” (New American City) che, sfruttando le scappatoie permesse dalle regole elettorali, accetterà donazioni senza limiti anche dalle grandi aziende.

Le differenze tra i due partiti, d’altra parte, sono in gran parte solo apparenti. Mentre i repubblicani si presentano apertamente come il partito dei grandi interessi economici e finanziari, da cui accettano senza riserve il sostegno e i contributi, i democratici adottano invece una strategia all’insegna dell’ambiguità. Se da un lato, cioè, pretendono di volere tenersi alla larga dalle grandi corporation per non alienare una parte fondamentale del proprio elettorato, il Partito Democratico ne riceve il pieno appoggio, sia pure in maniera più discreta.

 Dal momento che, come ha scritto settimana scorsa il Wall Street Journal, le convention quadriennali hanno di fatto perso da tempo la propria funzione e i candidati alla presidenza vengono decisi molti mesi prima, gli eventi organizzati sul finire dell’estate dai due partiti servono allora per dare visibilità mediatica agli sfidanti per la Casa Bianca e, soprattutto, per offrire un’occasione ai rispettivi finanziatori di entrare in contatto con i membri del partito.

Quasi sempre lontano dai riflettori, così, a margine del programma ufficiale vanno in scena eventi esclusivi, durante i quali i ricchi finanziatori e le grandi aziende possono avanzare i propri interessi. Tra gli eventi sponsorizzati questa settimana dalle corporation che sostengono il Partito Repubblicano a Tampa spiccano ad esempio quelli di Anheuser-Busch, storica azienda del Missouri nota soprattutto per la birra Budweiser, del colosso farmaceutico Merck & Co., e dell’hedge fund Elliott Management Corporation, il cui fondatore, Paul Singer, ha già donato un milione di dollari ad un’organizzazione che sostiene la campagna di Romney.

A Tampa sono accorsi anche i principali media d’oltreoceano, alcuni dei quali organizzeranno incontri assieme alle stesse corporation. Uno di questi è la testata on-line Politico.com che, come ha scritto l’Associated Press, per tutta la settimana della convention terrà una “Nightly Lounge”, da riproporre poi tra pochi giorni a Charlotte, co-sponsorizzata da compagnie come BAE Systems, Intel e Coca-Cola.

BAE Systems è una multinazionale britannica che opera nel settore aerospaziale e della difesa, nonché una delle dieci aziende che vantano il maggior numero di appalti pubblici ottenuti negli USA. Nel solo 2011, BAE Systems si è aggiudicata contratti con il governo di Washington per quasi 7 miliardi di dollari, nonostante sempre lo scorso anno abbia dovuto pagare una multa da 79 milioni per aver violato le leggi americane sull’esportazione di armi.

Intel, invece, ha già speso in questo ciclo elettorale 1,7 milioni di dollari in attività di lobby al Congresso per promuovere una legislazione fiscale che riduca le tasse che gravano sulle corporation. Allo stesso scopo anche Coca-Cola ha sborsato finora 2,8 milioni di dollari, denaro che dovrebbe servire anche a garantire che nelle mense scolastiche americane si continui a vendere la bevanda di propria produzione.

Tradizionalmente legata al Partito Repubblicano, anche l’industria petrolifera è molto attiva a Tampa, tramite l’associazione di categoria American Petroleum Institute, impegnata nel promuovere la propria campagna “Vote 4 Energy”. Quest’ultima è stata lanciata qualche mese fa per ottenere, tra l’altro, l’approvazione a Washington dell’oleodotto Keystone XL – che dovrebbe collegare il Canada al Texas passando attraverso una falda acquifera in Nebraska e Oklahoma – e l’espansione delle trivellazioni sul suolo americano.

L’influenza maggiore sulla politica d’oltreoceano è esercitata però dall’industria finanziaria. L’associazione che rappresenta le banche di Wall Street, Financial Services Roundtable, ha perciò un ricco programma di eventi questa settimana e la sua presenza indica il cambiamento dell’atmosfera politica negli USA rispetto al 2008, quando il malcontento popolare nei confronti dei colossi finanziari era tale da convincere i due partiti della necessità di prendere le distanze nei loro confronti.

Tra le altre potenti corporation che hanno deciso di sponsorizzare la convention repubblicana spiccano infine anche Chevron, Microsoft e Volkswagen. Tutti gli eventi che consentiranno l’incontro tra esponenti politici repubblicani, lobbisti e rappresentanti delle più grandi aziende statunitensi, vengono invariabilmente presentanti come occasioni per promuovere la crescita economica o le libertà democratiche.

Lo stesso candidato alla presidenza, Mitt Romney, secondo il Wall Street Journal, prima di accettare la nomination presiederà un club esclusivo di 1.500 finanziatori repubblicani che hanno raccolto per la campagna in corso almeno 250 mila dollari ciascuno. Altri lussuosi “benefit” sono previsti poi per un gruppo di finanziatori definito “Consiglio dei 100”, formato da coloro che si sono impegnati a raccogliere almeno un milione di dollari.

Come ha commentato il New York Times qualche giorno fa, le pratiche che vanno in scena durante le convention dei due partiti sono tutt’altro che aberrazioni o anomalie del sistema a cui si assiste ogni quattro anni, bensì riflettono quanto accade quotidianamente a Washington, dove l’influenza dell’élite economica e finanziaria sul sistema politico americano è ormai al di fuori di ogni controllo.

Nonostante corporation e grandi banche abbiano investito massicciamente su entrambi i partiti, la loro preferenza in questa tornata elettorale va decisamente a quello Repubblicano. A confermarlo sono anche le cifre relative ai finanziamenti raccolti finora dai due candidati. Al 31 luglio, infatti, Romney aveva a disposizione poco meno di 186 milioni di dollari, contro i 127 di Obama. Inoltre, circa il 71% delle donazioni andate finora al miliardario mormone sono state fatte da individui che hanno sborsato almeno mille dollari, una percentuale che scende significativamente al 30% per l’attuale inquilino della Casa Bianca.