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L'improbabile autocritica del papà di Blob

di Paolo De Gregorio - 27/09/2012

Risorge, dopo l’oblio a cui era stata condannata dal comunismo, libera e non obbligatoria, la vecchia autocritica, che oggi ci appare liberatoria e necessaria di fronte alla degenerazione della politica, della economia, della vita sociale.

Marco Giusti, papà di Blob, in una intervista al Fatto Quotidiano riconosce che: “pensavamo di avere capito tutto con i nostri parametri borghesi, invece vincono i Vanzina, siamo colpevoli di aver lasciato il paese a “idioti”.

Per quanto riguarda la parte di Marco Giusti, quale operatore della comunicazione, probabilmente lui e i suoi colleghi di Blob hanno sopravvalutato l’effetto dissacrante del proprio lavoro, probabilmente troppo raffinato per le grandi masse, gradito alla borghesia e a una RAI berlusconizzata con l’esigenza di dimostrare che in fondo in RAI c’è libertà perché si ospitano le critiche dei blobbisti.

Non credo che sarebbe stata tollerata in Rai una martellante campagna per sottrarre l’azienda alla scandalosa  lottizzazione dei partiti politici, per restituirla ai cittadini come “servizio pubblico” e dare loro il potere ogni 5 anni di eleggere, canone pagato alla mano, il direttore generale con tutti i poteri.

Marco Giusti, Santoro, Dandini, Gabanelli, Fazio, Gad Lerner e i molti altri artisti, autori, giornalisti, non si sono mai ribellati alla occupazione militare dei berluscones in RAI, non hanno proposto nulla che potesse strappare la RAI ai politicanti, non hanno lottato insieme per la loro dignità né per offrire ai cittadini un prodotto di qualità in un sistema di autonomia e autogestione giornalistica, artistica, autoriale.

Se oggi il paese è in mano ai Fiorito, alle Minetti, ai Formigoni, alle Polverini, una parte di responsabilità ce l’ha l’informazione.

Come è che gli unici che hanno fatto la rivoluzione di un giornale autogestito e senza padroni sono solo quelli del Fatto Quotidiano, e tutti gli altri obbediscono senza dignità alle “linee editoriali” stabilite dai padroni della TV e della carta stampata?

Siamo sicuri che il nostro paese non sarebbe molto diverso se, invece di disinformare e sostenere la Casta offrendole visibilità ed autoassoluzioni televisive, i nostri giornalisti, autori, artisti, avessero fatto il loro dovere di rappresentanti degli interessi dei cittadini che per di più li mantengono?

Chi altri, se non persone come Marco Giusti, colto, informato, assunto in RAI per svolgere un servizio in favore dei cittadini, doveva dall’interno dell’azienda difendere con i denti e le unghie lo scopo sociale di servizio pubblico per controbilanciare lo strapotere dei privati?

Invece negli ultimi 20 anni hanno assistito passivamente alle operazioni sporche che hanno portato il primo e il secondo canale nelle mani di dirigenti a libro paga di Berlusconi, il terzo canale al PD, con i personaggi sgraditi tipo Biagi, Santoro, Dandini allontanati senza tanti complimenti.

Questa sporca operazione di spartizione di una “cosa pubblica”,  con un accordo sostanziale da PDL e PD, è servita da collaudo al sostegno al governo Monti. Governo che ha fatto sparire la funzione della opposizione, esprime  il massimo del consociativismo politico tra destra e sinistra, unica strada ancora aperta per una Casta che resiste nel Palazzo del potere e negli studi televisivi, senza avere altra strategia che la propria sopravvivenza.

Se i cittadini avessero nelle mani lo strumento del Referendum propositivo, anche con un milione di firme, per imporre la regola (retroattiva) che chi ha fatto due legislature va a casa, ci libereremmo in pochi mesi del 90% della Casta di corrotti, venduti, inciuciati.

Ma si sa questo è populismo!