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Mario Monti. L’oracolo del Dio Mercato…

di Mario Grossi - 02/10/2012


Per il pellegrino che vi arrivava stanco, la visione doveva essere spettacolare. Dopo giorni passati ad attraversare a piedi lande desolate, brulle, battute dal sole e aride, l’accoglienza era consolante. Una valle alle pendici del monte Parnaso, fitta di cipressi e ulivi che regalavano una fresca ombra rigenerante e la fonte Castalia a cui abbeverarsi prima di, rinfrancati, affrontare a piedi la tortuosa via Sacra, in salita, che iniziava da una statua votiva raffigurante un toro e che culminava con il tempio di Apollo che dominava dall’alto.

All’interno il muto stupore gli mozzava il fiato, ben più che la salita. Le ricchezze lì dentro raccolte, frutto delle offerte dei fedeli, erano strabilianti, ma per essere ammessi al cospetto dell’oracolo e chiedergli di vaticinare ben valeva una ricca offerta che li impoveriva ma che permetteva di sedare le loro ansie che, come nere nubi si addensavano, a loro così pareva, sul futuro. Il potere del sacerdote di Apollo era tutto lì. La paura di chi chiedeva un oracolo, sperando in una risposta positiva e la diffusa opinione che il sacerdote di Apollo fosse in diretto contatto con il dio e che lui soltanto, interrogandolo, potesse ottenere risposta. Un vero Pontefice che fungeva da collegamento tra la divinità e gli uomini e che solo lui poteva interpretare e all’occorrenza placare con sacrifici costosi ma benefici.

Tutto questo mi è venuto in mente nel leggere il titolo di un articolo di Massimo Franco comparso sul Corsera di venerdì 28 settembre, “L’ipoteca di Monti parla ai mercati e spaventa i partiti”. Il vero potere di Monti non è quello di essere un tecnico (presunto) neutrale, o un grigiocrate amato dalle banche, o un novello uomo della provvidenza. Il suo potere si basa sulla convinzione da parte dei molti fedeli della nuova religione laica che lui è il Pontefice, l’interrogatore dell’oracolo, l’interlocutore unico ed amato del dio Apollo.

Per tutti i fedeli del dio mercato, che con la sua terribile mano dispensatrice di ricchezza e di morte credono possa regolare secondo il suo imperscrutabile capriccio la vita di tutti noi, Monti è il collegamento diretto e sacrale con quella divinità mediorientale. Solo lui può chiederci armenti (pecunia) da sacrificare, sull’ara pagana, al dio per sedare la sua sete di sangue e per calmare la sua collera olimpica che si dispiega, nello specifico, nel sali scendi dello spread assolutamente svincolato da qualsiasi logica se non dal suo capriccioso umore.

E’ dunque su quest’aura sacrale e intangibile che si fonda il potere inossidabile di Monti, che poi si riveste, ma solo strumentalmente, dei panni del tecnico, del grigiocrate, dell’uomo della provvidenza. E si basa sul terrore del futuro da parte dei partiti e dei molti che gli credono. E questa premoderna religiosità, che comunque ci portiamo dentro, non tramonta, assume caratteri diversi ma che corrispondono al desiderio interiore di essere tranquillizzati e messi al sicuro.

Non servono nuove elezioni, non serve una replica del rito religioso in salsa tecnica a sanarci. L’unica scelta plausibile è ripercorrere il cammino di Adamo (ma il merito è di Eva): dare ascolto al serpente, saggio e non infido messaggero, e cogliere la mela della conoscenza. La nostra vita sarà dura ma libera dalla schiavitù della inconsapevolezza paurosa in cui tutti i paladini di una civiltà di Lotofagi vogliono relegarci… e ragionare su come uscire dall’inconcludente giardino dell’Eden che è l’Euro.