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I “ribelli” siriani filo-USA sbandati alla conferenza del Qatar

di Bill Van Auken - 07/11/2012



I quattro giorni del vertice di Doha, la capitale del Qatar, degli elementi filo-occidentali che appoggiano il rovesciamento del governo siriano, hanno avuto iniziato nel caos, dopo la richiesta, la scorsa settimana, della segretaria di Stato degli USA Hillary Clinton per una ristrutturazione della cosiddetta leadership dei ribelli. Clinton ha dato agli oppositori siriani l’ordine di marcia, dichiarando che il Consiglio nazionale siriano (CNS), formatosi solo un anno prima e riconosciuto da Washington come “legittimo rappresentante” del popolo siriano, aveva perso il sostegno degli Stati Uniti. Ha definito la leadership che gli Stati Uniti avevano in precedenza sostenuto, una banda di esuli irrilevanti che non mettevano piede in Siria da decenni, e insisteva sul fatto che Washington vuole entrare in contatto con coloro che sono pronti a “combattere e morire” nella guerra civile che infuria nel paese mediorientale.
In realtà, è diventato chiaro che gli Stati Uniti hanno deciso di modellarsi una leadership “rispettabile”, con i rappresentanti dei vari gruppi religiosi ed etnici che compongono la popolazione siriana, al fine di meglio mascherare il carattere feroce del conflitto settario che Washington alimenta, così come il ruolo sempre più importante svolto dalle milizie islamiste collegate ad al-Qaida. La conferenza a Doha ha avuto inizio con una riunione del CNS sponsorizzata dalla Lega araba e dalla monarchia sunnita del Qatar, volta ad inserirvi nuovi membri, nel tentativo di evitare l’azione degli Stati Uniti per privarla del suo marchio di opposizione siriana filo-imperialista. Dominato in gran parte dal ramo siriano della Fratellanza musulmana, il CNS ha manifestato il suo forte disaccordo con la mossa degli Stati Uniti, mentre non chiarisce in via preliminare, se semplicemente rifiuterà o contratterà un accordo migliore con Washington.
Il Dipartimento di Stato degli USA ha reso noto di essere pronto ad offrire al CNS 15 seggi su 50 membri alla guida del nuovo fronte che sta per essere creato da Washington. Denominato Iniziativa nazionale siriana, questo nuovo fronte dovrebbe essere convocato a Doha. Secondo quanto riportato dalla stampa, il capo del CNS Abdelbaset Sieda ha respinto la proposta degli Stati Uniti, pur sostenendo che il suo Consiglio nazionale siriano dovrebbe avere almeno il 40 per cento dei seggi nella nuova Iniziativa nazionale siriana. Nell’annunciare il mutamento nell’azione politica degli Stati Uniti, nel corso di una conferenza stampa la scorsa settimana in Croazia, Clinton ha chiarito che Washington ha raccolto una leadership siriana che intende installare come governo di transizione che servirebbe da fantoccio degli Stati Uniti.
Il Dipartimento di Stato, ha detto, aveva “raccomandato nomi e organizzazioni che riteniamo devono essere inclusi in qualsiasi struttura della leadership.” L’annuncio ha apparentemente colto di sorpresa gli alleati di Washington. “Il governo degli Stati Uniti non ha dato alcun preavviso sulla sua intenzione di rinunciare al consiglio come principale gruppo ombrello, hanno detto dei diplomatici di tre paesi“, avevano riferito i giornali McClatchy. “Hanno detto che i loro governi hanno saputo dell’iniziativa dai notiziari.” Un diplomatico occidentale, citato da McClatchy, ha messo in dubbio l’opportunità delle osservazioni della Clinton circa la raccolta di individui e organizzazioni da includere in una nuova leadership. “I Siriani diranno che gli americani impongono dei nomi”, ha detto. “E non sono sicuro che gli americani proporranno le persone giuste.”
La Turchia, che ha svolto un ruolo importante nel rifornire i cosiddetti ribelli di armi, addestramento militare, basi e altre forme di sostegno, ha risposto in modo criptato al cambiamento degli Stati Uniti, convocando un incontro di due ore tra il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu e la direzione del CNS ad Ankara. Non è chiaro se il governo sunnita islamista di Ankara e la monarchia sunnita del Qatar, che avrebbe incanalato grandi quantità di armi alle milizie islamiche che combattono in Siria, siano in accordo con la mossa degli Stati Uniti. La creazione della nuova Iniziativa nazionale siriano ad opera degli USA è stata soprannominata “Piano di Riad Seif,” dal nome della persona proposta dal Dipartimento di Stato alla sua guida. Seif è un capitalista siriano che aveva iniziato come produttore tessile, prima di avere il franchise Adidas per la Siria nel 1990. Ha cercato di costruire un partito borghese come alternativa ai dirigenti baathisti e di impegolarsi contro il regime di Assad, sfidandolo in un accordo che ha posto una grande azienda di telefonia mobile del paese nelle mani di un membro della famiglia Assad. Come i cabli classificati dell’ambasciata, e resi pubblici da Wikileaks, hanno precisato, Seif ha tenuto riunioni regolari con i funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti a Damasco, per informarli delle proprie attività, nonché per dare la sua valutazione sugli sviluppi nel regime di Assad. In altre parole, è l’uomo di Washington.
Nella sua dichiarazione la scorsa settimana, Clinton ha emesso il suo ultimatum al CNS, dichiarando che “non può più essere visto come il palese dirigente dell’opposizione.” Questa curiosa scelta di parole suggerisce che vi è la necessità di una leadership “visibile”, laica, solidamente borghese e filo-occidentale, che serva da copertura per le vere forze che conducono la guerra per il cambio di regime in Siria, sempre più settarie e islamiste, tra cui un gran numero di combattenti stranieri legati ad al-Qaida che si sono riversati nel paese da Iraq, Libia, Arabia Saudita, Algeria, Cecenia e altrove. Questa leadership “visibile” renderebbe politicamente più fattibile, per Washington, intervenire molto più direttamente nella guerra in Siria, dopo le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Il governo russo ha denunciato la convocazione del nuovo fronte di opposizione a Doha, dichiarando che Washington viola un accordo raggiunto a Ginevra la scorsa estate, che impegna tutte le parti a porre fine ai combattimenti e avviare una transizione negoziata per un nuovo governo in Siria.
Il Dipartimento di Stato, accusa in un comunicato il ministero degli esteri russo, ha emesso “ordini diretti su ciò che l’opposizione siriana deve fare per formare un ‘governo in esilio’, e su chi deve partecipare a tale governo.” Mentre Washington lavora per impostare il suo nuovo fronte di opposizione a Doha, la feroce guerra civile che infuria in Siria, ha continuato a smentire tutti i discorsi su una preoccupazione umanitaria e la transizione democratica. Un’autobomba è esplosa in un quartiere densamente popolato di Damasco, uccidendo 11 persone e ferendone almeno altre due dozzine, molte di loro in modo critico. Tra le vittime donne e bambini. Un altro attentatore suicida ha attaccato ad Hama. L’agenzia di stampa ufficiale di Stato, Sana, ha riferito che due civili sono stati uccisi nell’esplosione e altri 10 feriti in un attacco a una agenzia di sviluppo statale. Fonti dell’opposizione hanno affermato di aver colpito un avamposto delle forze di sicurezza siriane e ucciso 50 persone. In un terzo attacco, due persone sono state uccise nei pressi di Damasco da una bomba.
L’ondata di attentati sarebbe stato denunciato da Washington come terrorismo, se avesse avuto luogo in altre parti della regione, ma in Siria tali attentati godono del sostegno degli Stati Uniti. Dopo il massacro di almeno una dozzina di soldati siriani catturati dai miliziani islamisti, presso  Saraqeb, nel nord-ovest della Siria. Un video del massacro caricato sul social media nello stesso giorno, ha mostrato i miliziani picchiare e prendere a calci i soldati feriti che invocavano la salvezza della vita. Urlando “cani di Assad” hanno costretto i soldati disarmati in un angolo e poi li hanno massacrati a colpi di fucile automatico.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora