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Tra Obama e Romney preferivo Sandy

di Massimo Fini - 12/11/2012




Non riesco a capire come si possa prendere sul serio quel grande Barnum che sono le elezioni presidenziali americane, cui in Italia per giorni e giorni sono state dedicate dozzine di pagine, talk show e notturne ed estenuanti dirette. Sono una sorta di SuperBowl politico, altrettanto kitsch. Mancavano solo le puttanone scosciate a cavalcioni degli elefant e sarebbe stato perfetto. “Michelle, non ti ho mai amato tanto in vita mia come in questo momento” è una frase che, pronunciata nel più importante discorso alla Nazione, nemmeno Silvio Berlusconi avrebbe osato permettersi.

A me di queste elezioni, nonostante la grancassa, non importava nulla. E non credo di essere il solo. Fra i due candidati tifavo per l'uragano Sandy. Solo un sismografo sensibilissimo può avvertire le differenze fra repubblicani e democratici...In questa tornata poi, per conquistare il famoso cento per cento i programmi dei due schieramenti si sono …..i colori: azzurri gli uni, rossi gli altri. Chiunque avesse vinto nulla sarebbe cambiato in politica interna e in quella estera. Negli Stati Uniti, il Paese più potente, più forte, più ricco del mondo, che può sfruttare ancora la rendita di posizione per la vittoria militare di tre quarti di secolo fa, rimarranno comunque 40 milioni di poveri, un sesto circa della popolazione, che non hanno rappresentanza politica. Alla faccia della 'grande democrazia'. Solo in Italia si può credere che Obama sia un uomo di sinistra. Così come solo in Europa si può credere che i democratici siano meno guarrafondai dei repubblicani. Fu il democraticissimo Kennedy a iniziare la guerra del Vietnam e il repubblicano Nixon (il miglior presidente che gli Usa abbiano avuto nel dopoguerra) a chiuderla. Fu sempre Kennedy a combinare il pasticcio della Baia dei porci e il democratico Carter quello del blitz in Iran. E' stato il democratico Clinton a scatenare la più assurda delle guerre occidentali, quella contro la Serbia, eiropea e cristiana.In quanto al Nobel per la pace Barak Obama ha mandato altri 30 mila soldati in Afghanistan e, rispetto a Bush, ha aumentato del 13% le spese militari.

Ma il problema non sono gli americani e chi li comanda. Siamo noi europei. E' da quel dì, dal crollo dell'Unione Sovietica, che avremmo dovuto capire che gli Stati Uniti erano diventati, da alleati obbligati, degli avversari se non proprio dei nemici. Noi europei non abbiamo alcun interesse a seguire gli Stati Uniti nella loro politica soppressiva nei confronti del mondo arabo-musulmano, se non altro perché lo abbiamo sull'uscio di casa e non a diecimila chilometri di distanza. E in economia sono stati gli americani, inseguendo il demenziale sogno di ipotecare il futuro fino ad epoche siderali, a provocare una crisi devastante che hanno poi scaricato sull'Europa permettendosi anche di colpevolizzarla per una crisi che da loro è partita e di affossarla ulteriormente a colpi di previsioni negative delle loro agenzie di rating. Per gli americani noi siamo stati sempre degli 'utili idioti' da usare a loro piacimento. Avremmo dovuto già capirlo da tempo. E invece siamo ancora lì ad agitar bandierine, azzurre o rosse, per festeggiare il nostro servaggio.