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Parliament addicted

di Marino Badiale - 12/11/2012

Fonte: il-main-stream.blogspot


Per capire “a che punto è la notte”, vale la pena di leggere questa intervista a Diliberto.
E' notevole il passaggio nel quale Diliberto spiega che “solo una cosa c’è in ballo: se non torniamo in parlamento, altri cinque anni così, consegnano i comunisti all’inesistenza”. Per cui a qualunque costo e in qualsiasi modo, loro devono tornare in Parlamento. Non ne possono fare a meno. Senza una poltrona parlamentare vanno in crisi di astinenza. Comunisti parlamentodipendenti. Parliament addicted, si potrebbe dire in questi tempi di imperante anglofilia.
Lo ammetto, prendersela con i Comunisti Italiani può apparire manifestazione di scarsa pietas.
Per cui non voglio usare toni indignati od offensivi. Ormai comincio ad “avere un'età”, come si suol dire, e non ho riserve infinite di indignazione. Tutta quella che potevo impiegare nei confronti di Diliberto e soci l'ho consumata al tempo della guerra di aggressione alla Jugoslavia, quando, lo ammetto, ho perso un po' del mio aplomb di fronte allo spettacolo surreale di un Partito Comunista che partecipa ad un'aggressione imperialistica dichiarandosi ovviamente ora e sempre antimperialista, di militanti che agitano bandiere rosse e pugni chiusi contro le guerre della NATO mentre i loro dirigenti partecipano ad un governo che fa la guerra della NATO, di politici e intellettuali che si producono in capriole dialettiche mentre le bombe esplodono su Belgrado.
Cerco quindi di esprimere nella maniera più fredda possibile un giudizio politico sulla scelta del PdCI di cercare un'alleanza col PD.

Siamo oggi di fronte, col governo Monti, al più massiccio attacco ai diritti  e ai redditi del mondo del lavoro e dei ceti subalterni che sia mai stato tentato nella storia della Repubblica Italiana. Questo attacco ha come unico risultato possibile una spaventosa regressione civile, un immiserimento economico, culturale e umano, che si riassume nell'espressione coniata dall'economista francese Bernard Conte: “terzomondizzazione” (“Tiers-mondialisation”). Il PD di Bersani è parte integrante di questa azione nefasta, come è evidente dal fatto che esso sostiene il governo che la compie (mi scuso con i lettori di questo blog per dover dire simili ovvietà, ma qui, come ho ricordato, stiamo parlando di gente che mandava i cacciabombardieri su Belgrado dichiarandosi contraria all'imperialismo USA), per cui un qualsiasi progetto di alleanza col PD, specie se fatto da forze politiche di piccole dimensioni, non potrà che seguire il solco già tracciato dal governo Monti. I Comunisti Italiani si stanno quindi proponendo come coloro che agiteranno bandiere rosse e pugni chiusi e nello stesso tempo collaboreranno alla distruzione della civiltà e della democrazia di questo paese (allo stesso modo, appunto, nel quale tredici anni fa agitavano bandiere rosse e pugni chiusi mentre partecipavano all'aggressione imperialistica contro la Jugoslavia).
Questa è la sostanza dei fatti. A scanso di equivoci, preciso che ritengo ovvio e naturale che una forza politica anticapitalistica cerchi uno spazio in Parlamento, e delle alleanze per arrivarci. Ma non lo si può fare a qualsiasi prezzo e a prescindere da ogni analisi della realtà. Una tale analisi è alla portata di qualsiasi persona di normale intelligenza e media cultura, e porta alle conclusioni sopra indicate.
Ma come ho detto all'inizio, è inutile arrabbiarsi. Si tratta, in fondo, solo di un ristretto gruppo di militanti e politici di professione che ha deciso di vendere un patrimonio simbolico (bandiere rosse, falci e martelli, dotte citazioni di Marx e Lenin e Gramsci e quant'altro, serissime analisi marxistosociostoricoeconomicogeopolitiche e tutto il resto della chincaglieria di ogni partito comunista che si rispetti) in cambio di qualche posto remunerato dentro all'apparato della politica. Perché arrabbiarsi? E' una onesta compravendita. Loro si vendono al PD, il PD fa i suoi calcoli se conviene comprare oppure no, se il baratto si conclude il PD raccatta  un po' di voti e l'apparato dei Comunisti Italiani ottiene i posti che gli garantiscano le “quattro paghe per il lesso” di carducciana memoria.
In fondo oggi un Diliberto che dichiara tranquillamente che l'alfa e l'omega della propria strategia politica è il ritorno in Parlamento, fa quasi simpatia. Si tratta della stessa squallida operazione di Vendola, ma almeno Diliberto è più sincero.