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2030: l’Asia dominerà il mondo

di Paolo Mastrolilli - 12/12/2012




Il dominio occidentale sul mondo è solo un ricordo. Il futuro, visto da un rapporto dell’intelligence americana, sistema l’Asia al centro del nostro universo. L’Italia, a sorpresa, riesce ancora a contare più di quanto pesi, ma è un vantaggio di posizione che siamo destinati a perdere.


Il “Global Trends ” dell’intelligence Usa tratteggia il ritratto del mondo fra meno di due decenni: la Cina avrà superato gli Stati Uniti mentre l’Europa continuerà il suo lento declino a causa dell’invecchiamento della popolazione

L’ economia cinese che sorpassa quella americana, e l’Asia che scavalca Europa e Nordamerica sommate assieme. L’ordine globale che dipende dall’alleanza tra Pechino e Washington, ma vacilla e mette a rischio latenutadellaglobalizzazione, aprendola porta alle megalopoli che diventano attrici protagoniste sulla scena geopolitica internazionale. E poi la classe media in enorme espansione, che grazie alle nuove tecnologie accrescerà anche il potere diretto degli individui. La medicina in costante progresso, tanto che gli esseri umani saranno in grado di programmare e potenziare i loro corpi, cambiando pezzi come se fossimo dal meccanico.
IlNationalIntelligenceCouncil, organo accademicolegatoallacomunitàdeiservizi americani, ci tiene a sottolineare che il suo rapporto «Global Trends 2030: Alternative Worlds» non ha l’ambizione di prevedere il futuro, «perché non è possibile». Però, sfogliando le 160 pagine appena pubblicate, che sono costate circa quattro anni di lavoro, si ha l’impressione di entrare davvero in un mondo alternativo, nonostante le analisipuntinosoloacapirequalisarannole grandi tendenze globali tra diciotto anni.
Sul piano geopolitico, la novità fondamentaleègiàdefinitadatempo. Lacrescita in Cina frenerà e la popolazione attiva nel lavoro si stabilizzerà appena sotto il miliardo di persone, ma la Repubblica popolare scavalcherà comunque gli Usa come prima economia mondiale. Il vantaggio dell’America è che riuscirà a diventare indipendente sul piano energetico, e questo avrà un grande impatto politico perché diminuirà l’influenza del Medio Oriente, la Russia, il Venezuela. L’Europa continuerà il suo lento declino, provocato soprattutto dall’invecchiamento della popolazione, e in questo senso colpiscevederel’Italiacitatanelgraficoapagina 17, dove viene descritta come uno dei Paesi che al momento riescono ancora a contare sulla scena mondiale più del loro peso effettivo. Ma anche Germania, Francia e Gran Bretagna sono nella stessa condizione, e tutti perderemo terreno, se le nascite non smetteranno di calare. Politica e società dovrebbero abbracciare una nuova visione, un nuovo entusiasmo centrato sulla forza collettiva del nostro continente, per cambiare marcia. Sono tre gli scenari previsti per l’Europa: «Collapse», dove un’uscita disordinata della Grecia dall’euro provoca danni otto volte più gravi della crisi Lehman Brothers, e di fatto dissolve l’Unione; «Renaissaince», dove con un colpo di coda riusciamo davvero ad integrarci e avviare così un nuovo Rinascimento economico, politico e culturale; «Slow Decline», il più probabile galleggiamento verso il basso, pur conservando influenza.
L’Occidente comunque prederà la supremazia accumulata a partire dal ’700, e quindi il nostro tempo porterà un mutamento storico paragonabile a quello della Rivoluzione francese o la fine della Guerra Fredda. Alcuni Stati falliranno, con la classifica guidata da Somalia, Burundi e Yemen. Altri esploderanno ancora di più, tipo Brasile, India, Colombia, Indonesia, Nigeria, Sudafrica e Turchia. Il terrorismo islamico diminuirà, mentre gli sviluppi della Primavera araba apriranno le porte del potere ai governi a guida musulmana. I risultati continueranno ad essere contraddittori, come vediamo in questi giorni in Egitto, e l’esplosione di una guerra in Medio Oriente resta una delle minacce più gravi, soprattutto per le tensioni tra sunniti e sciiti. Però questi esperimenti, uniti al ridotto peso della regione sul piano energetico, potrebbero anche diminuire le tensioni.
Sul piano sociale, il fenomeno più significativo sarà la continua crescita della classe media. Questa tendenza, accompagnata dalla potenza delle nuove tecnologie, aumenterà sempre di più il potere degli individui. Gli Stati dovranno rassegnarsi ad un rapporto diverso con i loro cittadini, e in molti casi dovranno accettare di essere affiancati o soppiantati dalla società civile. Anche i progressi costanti della medicina daranno più forza agli individui, al punto che potremo programmare e migliorare i nostri corpi. Impianti di retina per potenziare la vista anche di notte, interventi neurologici per rafforzare memoria e velocità di pensiero. Ai computer, smartphone e tablet, si aggiungeranno veri e propri interfaccia tra cervello e macchine, in grado di accrescere le nostre capacità mentali oltre l’immaginabile, oltre l’umano. Affascinante e insieme pericoloso, questo nuovo mondo: ma come funzionerà? L’intelligence Usa prevede quattro scenari. Il peggiore si chiama «Stalled Engines»: Europa e Usa si fermano, si ripiegano su loro stessi, e la globalizzazione va in stallo. Poi c’è «Gini-Out-of-the-Bottle», ossia un mondo destabilizzato dall’ineguaglianza economica, dove può succedere di tutto, ma sicuramente aumentano i conflitti tra i singoli Stati. Si vira verso un moderato ottimismo conlo scenario «Nonstate World», in cui il peso degli Stati nazionali precipita, ma al loro posto emergono nuovi protagonisti responsabili, come le megalopoli dove vivranno due terzi della popolazione mondiale, che assumeranno la leadership su temi di interesse comune tipo ambiente e sviluppo. L’ipotesi preferita dall’intelligence americana, però, è la quarta, chiamata «Fusion»: qui Pechino e Washington diventano alleate, e lavorano insieme per guidare il mondo verso un futuro stabile e felice.