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Bassofondo

di Valerio Zecchini - 20/12/2012

 

Una dozzina di anni fa usci’ per I tipi de “Il saggiatore” un’antologia dal titolo “Il romanzo futurista”, a cura di Alessandro Masi; conteneva una sfilza di capolavori (in particolare I romanzi di Bruno Corra, Bruno Sanzin, Benedetta Marinetti) che erano stati rimossi per settant’anni. D’altronde questo e’ il paese in cui Dino Campana, il maggior poeta italiano – e forse europeo – mori’ dimenticato in un manicomio negli anni trenta. E quel pallone gonfiato di Papini aveva perso, volutamente? Il manoscritto dei suoi “Canti orfici”, che attualmente tutti considerano una pietra miliare della letteratura universale. E oggi, a conferma di che razza di gentaglia gestisca l’establishment letterario italiano, ci troviamo di fronte a un altro dei tanti casi di damnatio memoriae di cui e’ costellata la nostra storia, quello di Marcello Gallian.

Qualche anno fa Stampa alternativa ristampo’ alcune delle sue opere, e ora Marsilio (collana Biblioteca novecento) ripropone al piu’ vasto pubblico quello che fu il suo libro piu’ importante, Bassofondo. C’e’ chi ha definito Gallian il “Pasolini nero”, individuando nel rissoso protagonista, Giovanni Timorato Di Dio, un antesignano dei ragazzi di vita delle borgate romane celebrati dal poeta bolognese. Ma veramente nel romanzo costui e’ un intruso, centrale e’ invece la realta’ e la mentalita’ della piccola borghesia di rione cosi’ magistralmente analizzata da Gallian, e nella quale lui si e’ proditoriamente infiltrato.

La vicenda si svolge dopo la fine della prima guerra mondiale, ed e’ la storia di due solitudini che si incontrano; Giovanni goffamente seduce la vedova Lisa Matrona, matura merciaia di stoffe e tessuti, e poi si installa nella sua casa/bottega come amante, garzone e in un certo senso figlio. Proprio quando la relazione inizia a stabilizzarsi, Giovanni viene arrestato per rissa. Mentre lui e’ in carcere, Lisa inizia a vivere piu’ intensamente trovando nuovo slancio anche negli affari. Quando i due si ricongiungeranno, saranno due persone ben diverse da quelle dell’inizio della storia: lui pervaso da smanie perbenistiche, lei presa da un arrivismo frenetico. Nel finale vediamo un Giovanni ormai adulto che fa il mantenuto presso la tenutaria di un bordello in una Roma del futuro: grasso, pigro e pantofolaio, il giovane ribelle e scavezzacollo che era stato e’ ormai uno sbiadito ricordo.

Nella sua prefazione Buttafuoco interpreta la parabola esistenziale del protagonista come una metafora della storia del movimento fascista secondo Gallian: rivoluzione incompiuta, una ventata di energia e di vitalismo poi ingabbiata dalla monarchia, dalla chiesa, dal cinema dei telefoni bianchi.

Figlio di un diplomatico e nipote di un pittore, Gallian fin dall’adolescenza si dimostra insofferente al formalismo borghese della sua famiglia e dopo una breve infatuazione per la religione abbandona la via del chiostro per seguire D’Annunzio e gli ex-arditi nella loro avventura fiumana. Innamoratosi dello squadrismo fascista, seguira’ l’epopea mussoliniana in tutto il suo corso passando dall’alloro alle polveri. A causa della sua natura intemperante ed impaziente si trovo’ spesso a cozzare contro l’entourage fascista, specie con Giuseppe Bottai, del quale non ammetteva l’imborghesimento e la svolta conservatrice. Fece quindi parte di quella “fronda interna” che guardava con sufficienza l’involuzione post-concordato del regime, e considerava quanto meno noioso lo stantio ideale del  “Dio, patria, famiglia”; non lo convinse nemmeno la presunta palingenesi della Repubblica Sociale Italiana, alla quale infatti non aderi’. Nel dopoguerra fu costretto a vivere nell’indigenza a causa del suo passato politico, difendendosi da vecchi e nuovi nemici ma anche dagli amici di un tempo, e a scrivere sotto pseudonimo fino alla morte avvenuta nel 1968.

Scritto nel 1935 durante una vacanza a Fregene, Bassofondo ebbe vita travagliata: fu censurato da Mussolini in persona e al termine di una lunga trattativa, mutilato degli ultimi capitoli (che non a caso sono i piu’ interessanti) usci’ nel 1936 con un titolo scelto dallo stesso Duce, “In fondo al quartiere”. Evidentemente aveva capito la grandezza dell’opera ma non se la sentiva di intaccare quella edulcorata facciata imperiale dell’Italia da lui stesso costruita. Ad ogni buon conto, va ricordato che Mussolini e’ stato l’unico uomo di governo nella storia d’Italia (e forse d’Europa) ad avere un ruolo rilevante nelle dinamiche letterarie e filosofiche della sua epoca: nel 1908 fu il primo in Italia a scrivere di Nietzsche con un articolo sull’”Avanti”; finanzio’ Marinetti e quindi il futurismo con un cospicuo assegno mensile; valorizzo’ il piu’ possibile il genio di Petrolini e di Pirandello; elevo’ alle massime cariche istituzionali il fondatore dell’attualismo Giovanni Gentile e il sommo orientalista Giuseppe Tucci; tratto’ Pound con sufficienza, ma tutelo’ e promosse l’opera del giovane Vitaliano Brancati, che poi sarebbe diventato uno dei piu’ significativi scrittori italiani del secondo dopoguerra.

I personaggi descritti in questo romanzo sono vividi e grotteschi, come il profumiere col crine unto e forforoso, marito senza risonanza di una moglie obesa, isterica, maniaca delle cerimonie e delle ricorrenze e che lo sta mandando in rovina; o il macellaio che ha una moglie con lo sghiribizzo di fare la modella d’arte; o ancora come il negro che Lisa tiene a servizio dopo che si e’ arricchita, il quale appena ha ottenuto un minimo di agiatezza gia’ sogna di avere sotto di se’ un negro piu’ disgraziato di lui. L’anima di questi  soggetti viene sviscerata e Gallian mette in campo tutto il suo estro mostrandoci con questa variegata umanita’ il borgo romano nella sua interezza.

Lo stile iperrealista ma nel contempo magico e onirico dello scrittore romano fa sprigionare dalle sue pagine l’odore fetido di tutte le miserie e gli arrivismi piccolo borghesi di questo mondo. La sua e’ una prosa che oggi sentiamo deliziosamente retro’, ma intrisa di intensita’ febbrile e poesia altissima; strepitosi gli ultimi due capitoli, dove troviamo il flusso di coscienza della prostituta d’alto bordo Marga  Lupino, e di cui conviene riportare almeno questo passo, in cui riflette sulla sua professione: “Certi ambienti hanno un carattere ed una fisionomia unica. La classe di donne che posseggono un costume unico ed esemplare, e formano una gerarchia a parte tutta borghese fra le tante gerarchie, e una legge e un contratto unico e spesso una unica puntuale fine terrena, e’ giunta a una livellazione completa: se si unissero tutte formerebbero una legione o un esercito, come i negri e come gli ebrei”.

Da segnalare infine l’ottima copertina, scarna ed essenziale e che senz’altro sarebbe piaciuta allo stesso Gallian: copertina bianca sulla quale campeggia una sua fototessera in bianco e nero degli anni quaranta; basta uno sguardo per capire chi abbiamo di fronte. I curriculum sono per I burocrati ottusi.

MARCELLO GALLIAN

BASSOFONDO

MARSILIO

EURO 12,50.