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Ritratto dei padri della ‘rivoluzione siriana’

di Armin Akopjan - 27/01/2013



2742955150Durante tutta la “primavera araba”, e la guerra siriana in particolare, la stampa araba ha tenuto sotto tiro le azioni dell’emiro del Qatar, della famiglia reale dell’Arabia Saudita e dei leader di Israele e Turchia. Di fronte alle notizie pubblicate, è possibile credere che non uno solo di questi attori agisca da solo, ma che siano uniti da obiettivi e interessi comuni e dal loro raggiungimento, e che il popolo del Medio Oriente stia pagando con il proprio sangue e il proprio futuro.
In riferimento a fonti d’informazione siriane, il Times of Islam riferisce delle attività di un gruppo di agenti stranieri in Siria. Questo gruppo è al servizio degli interessi di Arabia Saudita, Qatar, Israele e Turchia ed è composto da 16 membri, tutti i cittadini di Israele, Turchia, Qatar o Arabia Saudita. Agenti stranieri hanno operato travestiti da militanti terroristi e dell’esercito libero siriano, rapendo e assassinando scienziati ed esperti in vari campi, sia siriani così come palestinesi. L’esercito siriano ha recentemente annunciato che sette membri di questa banda sono stati arrestati ed interrogati. Una seconda banda di predoni ha contrabbandato rari reperti da un museo dalla Siria sul mercato nero internazionale. Naturalmente, tutto questo è stato fatto attraverso la Turchia. Le fabbriche vengono smantellate e inviate in territorio turco. Un commercio di organi umani è stato stabilito in Turchia, come lo era stato in Kosovo all’inizio degli anni 2000. I donatori sono riluttanti profughi siriani, senza mezzi per mantenere le famiglie nei campi profughi turchi.
Il capo dell’agenzia d’intelligence saudita, principe Bandar bin Sultan, insieme con il leader del partito di opposizione libanese e membro della coalizione anti-siriana “14 marzo”, Samir Farid Geagea, gioca un ruolo importante nella destabilizzazione e nell’inasprimento della situazione in Siria e nel vicino Libano. Invia gruppi armati di terroristi per combattere in Siria e, una volta che la Siria cadesse, sarebbe il turno degli sciiti libanesi. Inoltre, la pubblicazione online araba Islam Times cita anche altre attività del principe Bandar bin Sultan come ambasciatore saudita negli Stati Uniti nel 1983-2005, che è riuscito a farsi nominare capo dell’agenzia di intelligence saudita dopo aver organizzato diversi mortali attentati terroristici nei confronti di alti ufficiali siriani. Il principe  ora sogna di ascendere al trono regale nel suo paese, e potrà riuscirci soltanto se il Presidente siriano Bashar Assad venisse assassinato.
L’oppositore libanese Samir Geagea punta anche lui a una posta più alta, la poltrona presidenziale, e il solo modo con cui potrà arrivarci è rimuovere la sciita Hezbollah. Perciò la pubblicazione sottolinea che Israele e gli Stati Uniti spingono alla “collaborazione reciproca” di entrambi. L’unico modo efficace per ottenere se non l’assassinio di Assad ma almeno la sua rovina, è il terrorismo. Al-Qaida e la sua filiazione Jabhat an-Nusra, sono proprio il tipo di strumenti utili che possono aiutare le parti interessate a rovesciare un sistema statale, prima o poi. E’ stato riportato che due istruttori di Jabhat an-Nusra hanno conseguito l’addestramento in Israele. Il piano è che in futuro non combatteranno solo contro Hezbollah, ma anche contro i salafiti libanesi. Tra i militanti vi sono anche dei curdi, che sono sotto il comando del leader curdo di al-Qaida. Samir Geagea vede un vantaggio in più per se stesso nella guerra siriana: la concentrazione di profughi cristiani siriani in Libano potrebbe portare a un cambiamento politico in termini religiosi, e preparare la propria strada  alla presidenza.
Dal 2010, gli statunitensi e il Qatar acquistarono delle armi da tribù nel sud dell’Afghanistan. Questo fu segnalato alla stampa iraniana dall’intermediario afghano Habibullah Kandahari e soci, gli statunitensi avevano anche ordinato armi da sette altri afgani. Kandahari riferisce che lui personalmente aveva fornito 4.000 pezzi in sei mesi. Tra questi, pistole e altri tipi di armi da fuoco, per le quali i precedenti proprietari erano stati pagati con grandi somme di denaro. Gli intermediari afgani consegnarono le armi acquistate per gli statunitensi all’aeroporto di Kandahar e non gli dissero nulla sulla destinazione di esse. Per non suscitare alcuna curiosità o sospetto inutile, gli statunitensi dissero che le armi venivano acquistate per garantire la sicurezza dei propri soldati nei confronti della popolazione locale. Secondo Habibullah Kandahari, egli aveva notato in privato che gli statunitensi non erano mai stati attaccati da civili, ma solo da gruppi armati. Le armi dall’Afghanistan furono caricate su aerei del Qatar e quindi inviate attraverso la Giordania in Siria, dove finirono nelle mani dei terroristi.
Gli aerei del Qatar, come gli aerei statunitensi, poterono  atterrare negli aeroporti in Afghanistan senza difficoltà e anche senza che le autorità locali ne sapessero nulla. Durante una delle riunioni del Consiglio di sicurezza nazionale, il presidente del Paese aveva anche ordinato che la totale mancanza di autorità verso gli statunitensi dovesse essere esaminata e chiarì che si doveva dare il consenso agli aerei qatarioti e statunitensi che atterravano in Afghanistan senza previo accordo, e come questo doveva essere fatto. Un esperto di sicurezza afghana osserva che, nel 2010 nessuno aveva apertamente acquistato grandi quantitativi di armi, spedendole in Giordania, ma dopo le prime proteste e manifestazioni pacifiche in Siria nel 2011, le armi vennero apertamente acquistate.
Le elezioni per la 19.ma Knesset si sono svolte in Israele il 21 gennaio e sono state vinte dal partito dell’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu. Il politico israeliano, per la sua campagna elettorale è stato finanziato dall’emiro del Qatar. La leader del partito di opposizione Kadima ed ex ministra degli esteri nel gabinetto di Ehud Olmert, Tzipi Livni, ha detto ai giornalisti che aveva ricevuto circa 3 milioni di dollari. Ha anche aggiunto che era molto amico della moglie dell’emiro.
Sbarazzandosi di leader e scienziati palestinesi ritenuti indesiderabili sia nella stessa Palestina che in Siria, e adesso pagando la campagna elettorale di un politico israeliano di estrema destra, il Qatar cerca una volta per tutte di chiudere la questione palestinese, agli occhi di tutti gli arabi, sottoponendola al controllo vigile dei Fratelli musulmani o del governo egiziano, in altre parole. Affronterà anche la questione della Giordania, in futuro, se il regime monarchico potrà essere rovesciato e il potere trasferito alla Fratellanza. Ciò vorrebbe dire che la questione palestinese sarà sepolta per sempre, in quanto in futuro, parte della popolazione palestinese sarà reinsediata in Giordania e una parte nel Sinai. Cosa in realtà su cui gli USA cercano di accordasi con Israele.
La coalizione libanese del “14 Marzo” ha ancora una volta dimostrato che non persegue gli interessi del Libano, e neanche gli interessi dei cristiani, ma di quelli di centri completamente estranei e alieni al Libano. Le attività della coalizione sono particolarmente dannose, sullo sfondo della guerra siriana, dove il sentimento anti-siriano di una parte della popolazione libanese si sta aggravando a un tale livello che potrebbe passare dalla scena politica al conflitto armato e alla guerra civile.
Per quanto riguarda tutto ciò che è stato detto in questa sede, si ricordi una citazione di Yitzak Rabin: “Vorrei che Gaza affondi in mare, ma questo non accadrà, e una soluzione deve essere trovata”. Sembra che l’emiro del Qatar e Netanyahu siano giunti alla stessa soluzione. E non solo per la Palestina…

Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora