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Beppe Grillo: "s'insulti prima di informarsi"

di Miguel Martinez - 24/03/2013

   
   
Ieri il titolista del sito di Repubblica ha partorito questa meravigliosa creazione letteraria, che riassume molto in sé del flusso mediatico.

Abbiamo fatto in tempo a fotografare prima che venisse soppressa (non abbiamo notizie sulla fine che ha fatto il titolista):

Riccardo Pacifici, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (UCEI), aveva rilasciato una lunga intervista al quotidiano israeliano Haaretz.

Il testo completo è disponibile solo per gli abbonati o comunque per chi si registra, e la cosa non mi interessa abbastanza.

Comunque secondo i quotidiani italiani, Pacifici spiegava che gli ebrei italiani dovrebbero fare le valigie e andarsene in Israele, visto che in Italia ci sono troppi immigrati (soprattutto musulmani), c’è troppa ostilità verso gli immigrati e poi c’è Beppe Grillo, che è “ancora più pericoloso dei fascisti” perché “come Hitler” (e Mario Monti) sostiene che i partiti politici non sono importanti e “non ha una piattaforma chiara”. Invece in Medio Oriente, pare, non ci sono immigrati, non ci sono musulmani e ci sono tanti partiti con piattaforme chiare.

Prevedibilmente, Pacifici ha smentito tutto, e la redazione di Haaretz ha confermato tutto.

La cosa ci fa sorridere, perché ci ricorda un altro infortunio mediatico (1) in cui è incorso Pacifici alcuni anni fa, nel corso dell’attacco israeliano a Gaza:

 ”L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) ha annunciato, con comunicati stampa, che sta per donare medicinali alle vittime dell’attacco a Gaza, per un valore di 200.000 euro a quelle palestinesi, di 100.000 a quelle israeliane.

Sulla mailing list Mafrum per tutti, che riunisce la diaspora tripolina, c’è stato un furibondo attacco contro l’attuale direzione dell’UCEI: i nativi palestinesi si bombardano, non si curano, sostengono i tripolini.

Sulla stessa mailing list, Riccardo Pacifici – presidente della Comunità ebraica romana – ha riempito i suoi interlocutori di una serie di pittoreschi insulti e minacce, e ha spiegato che tutta l’operazione era un puro e semplice trucco mediatico, finalizzato a sostenere la guerra israeliana e concordato con l’ambasciata d’Israele, e che comunque l’UCEI, pur incassando i meriti per la generosa donazione, non avrebbe in realtà speso un euro.