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Proposta: esodiamo la guerra in Afghanistan

di Massimo Fini - 13/04/2013




I grillini non fanno solo folclore. Giovedì hanno presentato una mozione che impegna il governo al ritiro immediato delle nostre truppe in Afghanistan, dove spendiamo circa 800 milioni l'anno (ma probabilmente sono molti di più perché dubito che vengano registrati quelli che diamo ai Talebani perché non ci attacchino). Con un miliardo non si risana un'economia, però qualche problemino potrebbe essere risolto, poniamo quello degli esodati. Ma se una guerra è giusta non se ne può fare una questione contabile, anche se, per la verità, l'art. 11 di quella Costituzione che le sinistre sbandierano ogni giorno ci vieta la partecipazione a qualsiasi guerra che non sia difensiva. Ma, al di là di questo, che pur non è poco, il fatto è che la guer- ra all'Afghanistan, che dura da dodici anni, è la più infame delle guerre.
Era cominciata col pretesto della lotta al terrorismo, ma a dodici anni dall'11 settembre, in cui i Talebani non ebbero alcuna parte, questa motivazione non regge più. Allora l'abbiamo trasformata nella proterva pretesa di imporre a quella popolazione le nostre istituzioni, i nostri valori, costumi, consumi. Ed è per questo che l'occupazione occidentale è stata molto più devastante di quella sovietica che fece danni materiali enormi, ma non ha stravolto la vita afghana. Noi, oltre a quelli materiali, abbiamo fatto enormi danni sul piano sociale, economico e morale. La disoccupazione, che sotto i Talebani era all'8%, oggi è al 40. Kabul aveva un milione di abitanti, adesso ne ha più di cinque.
Nell'Afghanistan talebano si poteva viaggiare sicuri anche di notte. Non c'era corruzione. Infine nel 2000 il Mullah Omar aveva proibito la coltivazione del papavero e la produzione di oppio era scesa quasi a zero. Oggi l'Afghanistan produce il 93% dell'oppio mondiale. Ma la cosa forse più grave è il degrado morale che abbiamo portato in quel Paese. Corrotto è il governo fantoccio di Karzai, corrotte sono le amministrazioni locali, corrotta è la polizia, corrottissima è la magistratura, al punto che gli afghani preferiscono rivolgersi alla giustizia talebana.
Questi sono i bei risultati della “missione umanitaria”. E allora che senso ha rimanere in Afghanistan? Per fedeltà alle alleanze e per una questione di credibilità scrive Franco Venturini sul Corriere. Gli olandesi se ne sono andati nel 2010 senza chiedere il permesso a nessuno. Così i canadesi nel 2011 e i polacchi nel 2012. I francesi stanno smobilitando. Non mi pare che nessuno di questi Paesi abbia perso la propria credibilità internazionale.
Intanto la mattanza continua. Una settimana fa, nella regione di Kunar, l'aviazione americana, a copertura del tremebondo esercito afghano (ma perché coprire truppe di terra contro un nemico che non ha aviazione?) ha bombardato tre villaggi uccidendo, oltre a sei guerriglieri, un- dici bambini, due donne e facendo un numero imprecisato di feriti. La Nato ha avuto l'impudenza di affermare che non c'erano state vittime civili. Allora i capi dei villaggi hanno allineato sulla strada gli undici corpicini. A testimonianza di una vergogna indelebile che riguarda anche noi.