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Snowden e America Latina svelano l’impotenza di Washington nel mondo che cambia

di Finian Cunningham - 17/07/2013



999333Uno dei veri eroi americani, il generale Smedley D. Butler, rivelò nelle sue memorie la vera natura aberrante della politica estera di Washington. Butler aveva guidato innumerevoli operazioni militari in America Centrale e nei Caraibi come comandante dell’US Marines Corp nell’era della “diplomazia delle cannoniere”, nei primi anni del ’900. Anni dopo il suo pensionamento, parlò candidamente e mestamente del suo pluridecorato servizio militare in un libro dal titolo ‘La guerra è un racket’. Ecco come Butler caratterizzò con parole spietate il suo servizio per il Paese nel 1935, cinque anni prima di morire: “Ho 33 anni e quattro mesi di servizio militare attivo e in quel periodo ho passato la maggior parte del tempo come gorilla dell’élite del Big Business, di Wall Street e dei banchieri; insomma, ero un criminale, un bandito del capitalismo”. Decorato due volte con la Medaglia dell’Onore, Butler alla fine della sua vita fu caustico verso le pretese ideologiche ufficiali del governo statunitense, come il “destino manifesto”, che pretendono di illuminare il resto del mondo ai principi dei diritti umani e del diritto internazionale. Sotto la patina della politica e delle relazioni estere, Butler sapeva dalla sua esperienza sordida che la condotta di Washington era, in sostanza, essere il braccio militare del capitalismo statunitense. L’ex-generale statunitense descrisse il suo ruolo in tal modo: “Ho reso il Messico e specialmente Tampico, sicuro per gli interessi petroliferi statunitensi nel 1914. Ho contribuito a rendere Haiti e Cuba dei posti decenti per i tizi della National City Bank che raccoglievano le tasse; ho contribuito a stuprare mezza dozzina di repubbliche centroamericane a beneficio di Wall Street. Ho rastrellato il Nicaragua per la banca internazionale Brown Brothers, nel 1902-1912. Ho illuminato la Repubblica Dominicana agli interessi degli zuccherieri statunitensi nel 1916. Ho reso l’Honduras il posto giusto per le aziende della frutta statunitensi, nel 1903”.
Più di sette decenni dopo la morte di Butler, un altro eroe statunitense oggi rivela ancora una volta la brutale natura del governo degli Stati Uniti e delle sue relazioni estere. Edward Snowden, che in precedenza aveva lavorato come analista d’intelligence presso la National Security Agency, ha sollevato il coperchio sul criminale sistema globale di spionaggio e raccolta di informazioni del suo governo. Il 30enne ex-contractor dela CIA ha rivelato come Washington abbi sistematicamente infranto leggi e trattati internazionali contro decine di Paesi, violando i diritti sovrani di governi, istituzioni diplomatiche, aziende private e milioni di cittadini di tutto il mondo e degli Stati Uniti.  Non solo, Snowden, insieme a giornalisti come Glenn Greenwald del quotidiano britannico Guardian, ha rivelato i retroscena di come alti funzionari del governo e politici degli Stati Uniti, tra cui il presidente Barack Obama, abbiano deliberatamente mentito o ingannato il proprio popolo e il Congresso quando interrogati su queste attività clandestine. Le attività segrete che Snowden ha svelato con le sue coraggiose rivelazioni rappresentano gravi violazioni della Costituzione statunitense, e le successive mendaci ‘spiegazioni’ e ‘giustificazioni’ invocate da Obama ed altri, rappresentano l’ulteriore aggravarsi di questa vasta criminalità da indagare.
Tale sistematica sorveglianza segreta è iniziata con il presidente George W. Bush, subito dopo l’11/9, ma si è notevolmente ampliata con l’amministrazione Obama. Dalle recenti rivelazioni di Snowden, questi programmi segreti sono stati retrospettivamente giustificati come misure difensive necessarie nella presunta ‘guerra al terrore’. Quando Snowden ha iniziato a spifferarlo, dopo essere fuggito dagli Stati Uniti ad Hong Kong, all’inizio del mese scorso, il governo degli Stati Uniti ha cercato di minimizzare le violazioni sostenendo che fossero infrazioni lievi alla privacy personale, dovute ai bisogni della sicurezza nazionale. Ma ciò che Snowden ha continuato a rivelare distrugge il mito della cosiddetta guerra al terrorismo. Le rivelazioni precedenti hanno mostrato come Washington spiasse sistematicamente Russia e Cina. Anche se questo non è in alcun modo legalmente giustificabile, quelle trasgressioni ci si poteva aspettarle e forse erano comprensibili, date le persistenti inimicizie nella guerra fredda. Ma nelle relazioni successive, ciò che è trapelato è che gli Stati Uniti, assistiti dai complici dei servizi segreti britannici, spiassero presunti alleati, come i governi e i cittadini dell’Europa occidentale. Secondo le ultime rivelazioni, Washington ha supervisionato la sorveglianza generalizzata di tutta l’America Latina, compresi quei Paesi ritenuti alleati o amichevoli, come Brasile, Colombia, Messico, Perù, Costa Rica, Panama e El Salvador.  Nonostante le proteste iniziali del presidente Obama e di alti funzionari, tra cui il generale Keith Alexander, il capo della NSA, e il direttore della National Intelligence James Clapper, secondo cui  l’unico scopo dei programmi di sorveglianza è contrastare il terrorismo, ora è diventato palesemente chiaro che il vero scopo dell’offensiva dello spionaggio statunitense fosse colpire i governi sovrani, le loro economie e i loro cittadini. Da quando i governi e i cittadini dell’Europa occidentale, tra cui i Paesi membri della NATO Francia e Germania, sono diventati rifugi per le reti terroristiche che tramano per distruggere gli Stati Uniti? Chiaramente, la giustificazione ufficiale degli Stati Uniti (e degli inglesi) per la sorveglianza, la Guerra al Terrore, è una facciata per mascherare ciò che altrimenti è una criminale raccolta di informazioni per altri scopi. Ciò è sottolineato dalle recenti rivelazioni secondo cui Washington ha origliato e spiato i suoi vicini sudamericani.
Alla fine del 45° vertice del blocco commerciale latinamericano, Mercosur, nella capitale uruguayana Montevideo, i capi di governo hanno fermamente condannato le intercettazioni illecite di Washington. Il presidente boliviano Evo Morales ha detto ai delegati che le sue comunicazioni private e quelle dei suoi alti collaboratori erano state violate dai servizi segreti degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri argentino Hector Timerman ha anche detto al vertice come il suo governo sia stato aggredito. Anche Brasile, Cile, Messico, Paraguay e Perù, perfino il governo di destra della Colombia, uno stretto alleato di Washington e terzo maggior beneficiario degli aiuti militari statunitensi dopo Israele ed Egitto, sono stati spiati dagli Stati Uniti, ed ora con rabbia chiedono spiegazioni da Washington. Non è del tutto sorprendente che Washington spii le comunicazioni dei governi di Venezuela, Ecuador e Nicaragua, dato che questi Paesi sono acuti critici dell’imperialismo yankee. Tuttavia, anche assumendo questa antipatia verso Washington, non vi sono motivi obiettivamente giustificabili per l’onnipresente spionaggio degli USA. Nessuno degli Stati del Sud America ha una qualsiasi remota connessione con una minaccia terroristica nei confronti degli USA. Così proprio lì, la logica ufficiale di Washington per la sua rete spionistica va in polvere. Qui le rivelazioni sugli USA che spiano l’America Latina, dimostrano non solo la farsa totale del pretesto della Guerra al Terrore, ma anche il vero motivo imperialista alla base di questa attività illegale. Le più recenti rivelazioni di Snowden pubblicate dal più grande quotidiano del Brasile, O Globo, mostrano che lo scopo principale di Washington nel spiare il continente fosse raccogliere sensibili informazioni industriali e commerciali. Preoccupazione predominante per Washington è raccogliere informazioni sull’industria energetica del Sud America. Venezuela, Messico, Brasile ed Ecuador non sono solo i principali fornitori di petrolio degli Stati Uniti, ma in riferimento ai piani di questi ultimi per rilanciare la propria industria petrolifera, il Sud America rappresenta anche un importante concorrente energetico.
Questo atteggiamento imperialista e politico, inaccettabile in un mondo di uguali e per il diritto internazionale, è ulteriormente rivelato dalla campagna di Washington per intimidire i paesi latino-americani a non offrire asilo politico ad Edward Snowden. L’informatore statunitense è stato bloccato nell’aeroporto internazionale Sheremetevo di Mosca, da quando è arrivato da Hong Kong il 23 giugno, mentre si recava in Ecuador, poiché il governo degli Stati Uniti ha annullato il suo passaporto. Snowden ha ora chiesto asilo temporaneo in Russia, da dove intende ancora  eventualmente cercare rifugio in uno dei Paesi latino-americani, come Bolivia, Venezuela e Nicaragua. Ma Washington intensifica la retorica mettendo in guardia i Paesi dell’America Latina dall’ospitare Snowden. La scorsa settimana, l’aereo presidenziale boliviano di Evo Morales è stato costretto a un atterraggio di emergenza in Austria, durante un viaggio di ritorno da una conferenza sull’energia in Russia, ospitata dal presidente Putin. Nel corso di tale conferenza, Morales ha espresso il suo sostegno a Snowden. Ore dopo, Washington incaricava i Paesi europei, Francia, Spagna, Portogallo e Italia a ritirare il permesso di volo al jet presidenziale, con il presunto sospetto che Snowden fosse a bordo. Il giovane statunitense non era a bordo, ma Morales e i suoi ministri hanno aspettato per 13 ore all’aeroporto di Vienna, prima di ricevere l’autorizzazione a continuare il loro volo. La violazione della sovranità della Bolivia, su ordine di Washington, è stata giustamente denunciata dal governo boliviano come un “atto di pirateria” e “aggressione”. Era una dimostrazione inequivocabilmente schietta d’intimidazione verso la Bolivia e gli altri Paesi latino-americani, per mostrare le misure sconsiderate che Washington è disposta a prendere per arraffare Snowden e processarlo per spionaggio negli Stati Uniti.
Washington ha dato seguito alla minaccia contattando tutte le capitali dell’America Latina, tra cui le telefonate personali del vicepresidente statunitense Joe Biden ai capi di Stato. “Non c’è un Paese dell’emisfero il cui governo non capisca la nostra posizione su questo punto”, ha detto al New York Times un alto funzionario del dipartimento di Stato. Il funzionario ha aggiunto che se un Paese latinoamericano dovesse offrire asilo a Snowden “danneggerebbe gravemente le relazioni, a lungo in futuro”. Tuttavia, i Paesi latino-americani non li appoggiano giù, come avrebbero potuto fare in passato. I quattro membri fondatori del Mercosur, Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela, hanno espresso solidarietà alla Bolivia per la violazione in Europa e hanno annunciato che avrebbero richiamato i loro ambasciatori da Francia, Italia, Portogallo e Spagna. “Abbiamo deciso una serie di azioni, al fine di strappate spiegazioni e scuse pubbliche dalle nazioni europee che hanno aggredito nostro fratello Evo Morales”, ha detto il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro. In una dichiarazione, i membri del Mercosur hanno condannato il “comportamento inaccettabile” dei Paesi europei, “per  le violazioni della nostra sovranità che danneggiano le relazioni tra le nazioni”. “La gravità dell’incidente, indicativa di una mentalità neocoloniale, costituisce un atto ostile che viola i diritti umani e impedisce la libertà di viaggio, nonché il rispetto e l’immunità di un capo di Stato” continuava la dichiarazione congiunta.
Morales ha anche minacciato di chiudere l’ambasciata degli Stati Uniti a La Paz. “Non ne abbiamo bisogno in ogni caso”, ha detto. Già Francia e Spagna sono state costrette a scusarsi con la Bolivia.  Se Edward Snowden riuscirà ad ottenere un passaggio sicuro per la sua destinazione, resterà da vedersi nelle prossime settimane. Ha detto che ha informazioni ancora più dannose sul comportamento scorretto del governo statunitense. Dalla disperazione di Washington nel fermare l’informatore, sembrerebbe che il governo degli Stati Uniti stia anticipando anche alcune rivelazioni molto compromettenti. Così, da quel punto di vista, si può supporre che la sicurezza di Snowden è gravemente a rischio. Nel frattempo, possiamo fare il punto su alcuni importanti spunti storici tratti dalla vicenda di Snowden, accentuati dalle ultime rivelazioni e dalle tensioni in America Latina. Il più importante è che la rete globale di spionaggio illegale istituita da Washington negli ultimi dieci anni, può essere considerata totalmente scollegata dalla lotta al terrorismo. In effetti, si può dedurre dalla criminalità segreta di Washington contro una serie di Stati neutrali e amichevoli, che la ‘guerra al terrorismo’ è una ridicola farsa cui nemmeno il governo statunitense crede. Il vero scopo delle violazioni di Washington del diritto internazionale e della sovranità delle altre nazioni era massimizzare i vantaggi politici ed economici, o in una parola, l’imperialismo. Inutile dire che tali comportamenti sono del tutto riprovevoli e inaccettabili. Questo è chiaro nel caso dei Paesi dell’America Latina, che non hanno mai rappresentato una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti. In realtà, la minaccia alla sicurezza esistente in quel continente proviene, come sempre, da Washington contro i Paesi dell’America Latina. La lunga funesta teoria di colpi di Stato, di squadroni della morte, terrorismo di stato, blocchi e guerre voluti dagli USA, è coerente con le rivelazioni di Snowden sul grande traffico di Washington per spiare e manipolare i suoi vicini meridionali. Quando la facciata della cosiddetta Guerra al Terrore sarà spazzata via, ciò che vedremo sarà solo quel ‘gangster dell’imperialismo’ degli Stati Uniti di cui il Maggiore-Generale Smedley Butler parlò quasi un secolo fa. In questo modo, non è cambiata molto la pessima natura della politica estera degli Stati Uniti quale braccio militare del capitalismo statunitense.
D’altra parte, i tempi sono sostanzialmente cambiati. Il potere politico ed economico degli Stati Uniti non è più quello di una volta. Il Paese sta vivendo una crisi sociale storica che tradisce la salute moribonda del capitalismo nel 21° secolo. L’opinione pubblica ordinaria, nel Nord e Sud America, è molto più consapevole del diritto e dei diritti internazionali, anche se il governo degli Stati Uniti non lo è, oltre ad essere più consapevole della chiara fraudolenza politica e mediatica di Washington su quasi tutto quello che dice. L’immenso sostegno a Snowden da parte del pubblico, come indicato nei recenti sondaggi, dimostra che le accuse ufficiali contro di lui vengono respinte dal tribunale dell’opinione popolare. Inoltre, oggi i Paesi dell’America Latina sono anche più coesi e fiduciosi nel far valere la loro indipendenza da Washington. Non sono più malleabili ai subdoli desideri di aziende e banche di Washington, come in passato. E’ ancora del tutto inaccettabile che Washington e le vecchie potenze coloniali d’Europa possano presumere di prevaricare le altre nazioni inseguendo chi onorevolmente dice la verità, come Edward Snowden. Ciononostante, la loro evidente impotenza nel perseguire i loro scopi malvagi dimostra che il mondo è  significativamente cambiato rispetto ai ‘buoni-vecchi tempi’ dell’unilaterale diplomazia delle cannoniere.

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora