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Ercole, il “Buddha mitologico”

di G. Luigi Manco - 22/07/2013

“Ercole,il buddha mitologico”, l'ultimo vostro libro, appena, pubblicato dalle storiche edizioni RE NUDO, di estrema sinistra negli anni '70, al punto da non distinguersi dalle posizioni del quotidiano Lotta Continua, suscita molto interesse. In che senso Ercole è un buddha?
 
G. Luigi Manco: Buddha significa risvegliato, soggetto affrancato dalle illusorie impressioni sensoriali, in grado di cogliere, intuire il senso profondo della Vita, ciò che siamo veramente. Ercole, in chiave mitologica, non è che la metafora del risveglio umano. Le dodici fatiche sono chiaramente la traduzione figurata, letteraria degli esercizi, pratiche di meditazione da condurre in interiore, solo simbolicamente contro o verso agenti esterni, anche perché nel contiguo universale della vita non c’è un esterno ed un interno, qualcosa che possa essere a prescindere dall’osservatore. Ercole è chiunque riesca ad emanciparsi alla sua autentica natura, ad elevarsi alla gloria di Era, vale a dire della Vita. Ercole significa appunto: “gloria di Era”. D’altra parte Siddharta , il Buddha storico, è il più grande interprete della spiritualità indoeuropea, proprio come l’uomo armato di clava è la figura archetipica più significativa. Lo troviamo in una gigantesca incisione dell’età del ferro, sull’intero fianco di una collina del Dorset in Inghilterra. In Etruria è Hercle , nell’area celtica Ogmios , in quella sumerica Gilgamesch , in Asia Mingirsu . Quinto Curzio parla della venerazione nel regno indiano di un Eracle guerriero la cui statua precedeva l’esercito in marcia; Megastene tramanda il culto di un Eracle a Matura, città votata al culto di Krishna .
 
Ma perché “buddha” e non piuttosto miste, iniziato, come si diceva nella cultura classica degli adepti ai sacri misteri, al disvelamento dell’autentica natura della vita?
 
La cultura classica esprime simbolicamente con Ercole il percorso dell’essere verso l’intuizione della sua autentica natura. Ciò che Siddharta, mezzo millennio prima dell’era volgare, e Socrate, nella sua più antica testimonianza (Le Nuvole, di Aristofane), invitano esplicitamente ad esperimentare con la meditazione, tecnica volta a liberare il “sole” celato dalle infinite illusioni innalzate nella mente dalle fantastiche traduzioni sensoriali del reale.
Significativamente il mito di Ercole inizia con il dramma di un illusorio vedere, un condizionato fare, e termina con la redenzione dell’eroe alla sua natura divina, senza inizio e senza fine, pari a quella attribuita dalla mitologia popolare ad un padrone celeste.
Mentre il buddhismo si espandeva in Asia orientale ed entrava in contatto con le influenze ellenistiche che Alessandro Magno aveva portato nella regione, nacque nel Gadhara l’arte ellenico-buddhista con le prime rappresentazioni del Buddha accompagnato quasi sempre da Ercole, armato di un corto bastone (il vajra), che prende in questo modo il posto dell’archetipo Yogico della forte determinazione, nonché protettore e guida del Buddha, espressione della sua potenza. Il buddhismo mahayana riconosce in Ercole uno dei più antichi buddha o, per meglio dire, un bodhisattva.
Buddha nella nostra lingua primordiale è il risvegliato, l’illuminato, ed Ercole è proprio questo con le ultime due “fatiche”: la raccolta dei pomi d’oro nel giardino delle Esperidi (l’agito dalle stelle si affranca dal destino, dall’inconsapevole, meccanicistico fare); la cattura di Cerbero (redenzione all’autentica natura della propria vita, senza inizio e senza fine)
 
Vostra madre è nata nella villa degli avi, i marchesi d’Elia, eredi diretti del profeta Elia. Da quando la famiglia marchesale è estinta siete Voi a rappresentare il massimo profeta dell’ebraismo. Come mai siete così attratto dalla sapienza indoeuropea e non piuttosto dal credo giudaico ?
 
Vostra madre è nata nella villa degli avi, i marchesi d’Elia, eredi diretti del profeta Elia. Da quando la famiglia marchesale è estinta siete Voi a rappresentare il massimo profeta dell’ebraismo.
 
Come mai siete così attratto dalla sapienza indoeuropea e non piuttosto dal credo giudaico ?
Casualmente mi sono avvicinato al buddhismo proprio leggendo il libro di uno statunitense cresciuto nella tradizione ebraica e successivamente divenuto un lama, depositario della tradizione Dzon-chen .
Il mio interesse è quello stesso del più grande scienziato della contemporaneità, un altro ebreo, Albert Einstein, per il quale “La religione del futuro dovrà essere una religione cosmica che trascenda il Dio personale ed eviti dogmi e teologie.
Dovrà abbracciare la sfera naturale e quella spirituale, basandosi su un senso religioso che nasca dal sentire tutte le cose naturali e spirituali come un’unità carica di senso. Il buddhismo corrisponde a questa descrizione. (…) Se esiste una religione in grado di far fronte alle esigenze della scienza moderna, quella è il buddhismo.”
Dovrei sentirmi in colpa per non seguire le orme dell’avo Elia?
Joseph Stalin è stato ricusato dalla figlia prediletta, Svetlana .
Anche Elia era un criminale; per sottrarre il popolo all’influenza della religione fenicia, prima riuscì con uno stratagemma a far perdere i sensi a 450 ministri di quella religione, poi li scannò tutti, uno dopo l’altro, presso il torrente Kison sul monte Carmelo.
L’altro massimo profeta dell’ebraismo, Mosè, è addirittura il più grande criminale della storia, l’ideatore del genocidio pianificato, l’herem.
A scriverlo è un altro ebreo, Sigmund Freud, in “Mosè e il Monoteismo” , postulando due Mosè. Mosè è nome egizio; per la stessa ragione Adonai, il dio ebraico ha la stessa radice del dio solare Aton. Il salmo 104 che canta la gloria di dio nel creato è solo una variante dell’Inno al Sole di Akhenaton. L’arca dell’alleanza degli ebrei ricalca l’arca dei templi egizi circondata da ali spiegate.
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio accomuna Mosè al semileggendario Osarseph dell’antico Egitto.
Mosè si proponeva semplicemente di sfuggire alla reazione politeista portando il monoteismo in una nuova terra ma, durante il viaggio, fu ucciso da suo suocero, sacerdote madianita di un Dio vulcanico e sanguinario, che prese il suo posto e fece “passare a fil di spada” tutti gli abitanti della terra di Canaan.
 
So che stimate Marx. Almeno questa circostanza non vi fa sentire più vicino alla cultura ebraica?
 
Di Marx condivido pienamente la critica al capitale e, parallelamente, la critica radicale della cultura, dello spirito ebraico che del capitale è la linfa vitale.
Come gli hegeliani di sinistra e Feuerbach individua nel giudaismo la religione dell’egoismo, del commercio, del denaro, massima espressione dello spirito capitalistico. Anche il precursore del sionismo, Moises Hess, identifica, negli “Annali franco-tedeschi” del 1844, il mondo ebraico con quello dei commercianti e riconosce agli ebrei il merito storico di aver liberato nella società l’animale da preda insito nell’essere umano.
Per Marx “la chimerica nazionalità dell’ebreo è la nazionalità del commerciante, in generale dell’uomo di denaro” , il giudaismo non sarebbe che l’espressione ideologica della funzioneeconomico-sociale specifica degli ebrei.
Prospettiva nella quale “gli ebrei si sono emancipati nella misura in cui i cristiani sono diventati ebrei; nel quadro cioè della generale alienazione” , motivo per cui la liberazione dal giudaismo diventa il preludio e il fondamento della necessaria emancipazione umana. Lo scrive ne “La questione ebraica” , brillante analisi in perfetta assonanza con lo schema teorico di Giordano Bruno. - See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22091#sthash.csQCCylj.dpuf